Boris Johnson può vincere le elezioni nel Regno Unito, dunque portare a compimento la Brexit. Le stime dei sondaggi parlano chiaro. Ma è il caso di tenere in considerazione ogni variabile possibile. Di sorprese, in questo ultimo quinquennio, ne abbiamo viste parecchie. Donald Trump insegna.
Siamo alle ultime battute: lo spot elettorale del candidato conservatore – quello finale – è stato definito in più modi. “Geniale” è tra gli aggettivi più in voga. La falsariga del film Love Actually ha già fatto la cronaca della comunicazione politica.
Se Johnson dovesse stravincere grazie alla performance mediatica di questi ultimi giorni, poi, la sua campagna entrerebbe di diritto tra i casi di studio. Perché certificherebbe come quello spot – in cui il primo ministro si presenta dinanzi casa di un’elettrice dotato di cartelli – abbia prodotto effetti di convincimento. Il fatto che l’ex sindaco di Londra possa passare o no le festività natalizie con grande serenità, comunque, dipende dal responso delle urne. E l’esito di queste elezioni non è così scontato come potrebbe sembrare a prima vista.
Tutto lascia pensare che la prima piazza del podio venga occupata proprio dai conservatori. Dopo l’addio di Theresa May, abbiamo assistito ad una risalita. Politico rivela come i Tory, nel corso dell’estate, si trovassero al di sotto del 30% del consenso complessivo. Ora come ora, i conservatori valgono il 43% del totale. Più di 13 punti percentuali recuperati in pochi mesi: è il segnale di come sia le primarie interne sia la leadership di Bojo abbiano convinto la base elettorale, oltre che alcuni elettori tradizionalmente lontani.
Bisogna considerare, poi, la natura elastica delle creature di Nigel Farage: il Brexit Party – che è nato in funzione delle elezioni europee, dopo la scomparsa dell’Ukip – è arrivato primo nella passata tornata. Poiché la tattica elettorale in Gran Bretagna ha un valore diverso rispetto a quella attribuibile ai costumi elettorali delle altre nazioni occidentali, non è lecito stupirsi più di tanto per la rilevazione odierna che dà i sovranisti di Nigel Farage al di sotto dell’1%. C’è un paradosso: il Brexit Party potrebbe vincere senza partecipare o quasi. Il leader populista ha cercato per settimane un accordo organico con Johnson, che però si è sempre rifiutato. La ragione è semplice: chi vuole la Brexit – anche nella sua versione hard – può già votare per i conservatori. E allora Farage si è fatto da parte, presentandosi solo dove Boris Johnson non corre rischi di perdere il seggio. L’obiettivo è la Brexit. Il successo personale per Farage non è importante.
La seconda piazza del podio, con ogni probabilità, spetterà a Jeremy Corbyn, che può ancora sperare in un colpo di scena. Sempre Politico fissa il risultato dei progressisti attorno al 33%. I laburisti, stando alle previsioni, possono confidare in un unico scenario: quello che prevede il mancato raggiungimento della maggioranza parlamentare da parte di Johnson. Sarebbe il caos: si procederebbe con un altro referendum sulla Brexit. Una vittoria del centrosinistra, comunque vada, è abbastanza improbabile.
Per quanto anche i Liberal Democratici siano tornati a dire la loro con una certa incidenza: Jo Swinson dovrebbe condurli attorno al 13%. Qualche seggio dovrebbe spettare agli ecologisti dei Verdi. Più di qualche collegio dovrebbe essere vinto dal Partito nazionale scozzese: You Trend pone l’asticella in prossimità dei 40. E sarebbero tutti parlamentari contrari alla visione di Johnson. Un discorso che non può essere valido per i gallesi di Playd Cimru, che sono destinati però a rimanere in Parlamento. Il Partito dell’Alleanza dell’Irlanda del Nord (favorevole all’accordo con l’Ue per la uscita del Regno Unito), ancora, dovrebbe confermare quanto fatto di buono nel 2017, aggiudicandosi più di una decina di scranni.
Il prossimo futuro dell”Unione europea gira del resto attorno alle sorti di 650 collegi che decideranno la partita. La procedura è tanto banale quanto cinica: first past the post. Il candidato che arriva primo viene eletto. E per tutti gli altri non c’è nulla da recriminare in termini di resti, scarti e così via. Il numero magico per Boris Johnson è uno soltanto: 326. Al di sotto di quella soglia assisteremmo ad un insuccesso dei Tory. Stando alla mappa di You Trend, è possibile citare almeno 8 seggi considerati in bilico. La sottigliezza della contesa consiglia di guardare con attenzioni in quella direzione: da Edinburgo a High Peak, passando da Chipping Barnet: possibile che gli analisti domani sera facciano nomi poco conosciuti, ma centrali per compredere in che direzione stia virando il destino europeo.
Vale la pena rimarcare, infine, come Johsnon sia davvero vicino all’obiettivo (almeno secondo la maggior parte degli istituti di sondaggi).