Il caso Arabia Saudita-Renzi continua a tenere banco nel dibattito politico italiano. Come ribadito dal leader di Italia Viva Matteo Renzi in un’intervista pubblicata su Il Giornale, “stanno strumentalizzando la tragedia di Kashoggi perché non hanno altro a cui aggrapparsi in Italia. Nel merito ho risposto su tutti i giornali, dal Financial Times a Le Monde: ciò che faccio può essere discusso da chiunque, ma è perfettamente lecito, pubblico e legittimo. La questione saudita è stata posta da quel noto statista di Di Battista, uno che apprezzava Maduro e definiva Obama golpista e non capisce che l’Arabia è il baluardo contro il fondamentalismo. E ovviamente dai più rancorosi del Pd. Credo di essere la loro ossessione”.

Renzi è finito nel mirino dei critici per i suoi rapporti con il principe ereditario Mohammad bin Salman, accusato dall’intelligence Usa di aver approvato l’operazione che ha portato all’uccisione del giornalista ed editorialista del Washington Post, Jamal Kashoggi.

Il report sugli armamenti

C’è però un altro aspetto delicato in merito ai rapporti fra l’ex sindaco di Firenze e il regno wahabita. Come rileva La Stampa, dati alla mano, durante il governo Renzi (22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016) l’export di armi è schizzato alle stelle, grazie proprio alle generose commesse arrivate dall’Arabia Saudita. Nel 2013, prima dell’insediamento di Renzi a Palazzo Chigi, il nostro Paese aveva autorizzato l’esportazione di armi per un valore di 2,1 miliardi di euro. Nulla in confronto al periodo nel quale Renzi era in carica, dove l’export è cresciuto del 581%, toccando i 14,6 miliardi di euro, come documentato da Giorgio Beretta del’Opal di Brescia, l’osservatorio permanente sulle armi leggere. Vero è, spezzando una lancia a favore del senatore di Iv, senza troppe ipocrisie, che se non le vendiamo noi ai sauditi questi ultimi si riforniranno da qualche altro Paese. Ma è un dato che certifica quantomeno “l’affinità” fra Riad e il leader di Italia Viva.

Con Renzi al governo, secondo La Stampa, Riad ha ottenuto l’autorizzazione a ricevere oltre 855 milioni di euro in armamenti contro i poco più di 170 milioni del triennio successivo. Trattasi della più massiccia esportazione di bombe che l’Italia abbia mai rilasciato. Si tratta di quasi 20.000 ordigni commissionati alla Rwm Italia per un ammontare di 411 milioni di euro. Il numero Mae dell’operazione è il 45650. Sono armi che sono servite ai sauditi per condurre la spietata campagna militare in Yemen contro i ribelli Houthi, in un Paese che vive la più grave emergenza umanitaria del mondo.

Renzi nel board saudita

Lasciato Palazzo Chigi, i rapporti fra Riad e Renzi sono rimasti più che eccellenti. Tant’è che, alla fine di gennaio, in piena crisi di governo, il senatore era tornato in fretta e furia da Riad, dove avrebbe dovuto partecipare a una conferenza organizzata dal FII Institute, un organismo controllato dal fondo sovrano saudita, il Saudi public investment Fund (Pif). Un meeting sul tema degli investimenti innovativi necessari al mondo post- Covid 19, previsto per il 27 e il 28 gennaio. Appuntamento a cui Renzi doveva partecipare in presenza perché da qualche mese non è più un semplice conferenziere, ma siede – ha scoperto il quotidiano Domani – in uno degli advisory board (sorta di comitato consultivo) dell’ente di Stato.

Come ricordato nelle scorse settimane proprio su InsideOver, Matteo Renzi siede nel Board of Trustees Members del Future Investment Initiative del Fondo Pif, il fondo sovrano saudita, che si è classificato al nono posto tra i maggiori fondi sovrani del mondo alla fine di maggio 2020 con un valore netto di 360 miliardi di dollari, secondo i recenti dati del SWF Institute. Insieme all’ex premier, nel board ci sono Yasir Al-Rumayyan, governatore del fondo sovrano saudita e presidente di Saudi Aramco, la già citata Reema bint Bandar Al Saud, massimo consigliere del Sovrano di Dubai e Vice Presidente e Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti, Peter Diamandis, Presidente esecutivo della X Prize Foundation, il celebre matematico Tony Chan, la chimica Adah Almutairi e Richard Attias.