Il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale del presidente americano Donald Trump, John Bolton, ha cercato di convincere Israele a colpire gli impianti nucleari iraniani quando era delegato Usa presso le Nazioni Unite.
A rivelarlo, l’ex ministro della Difesa israeliano, Shaul Mofaz, a Yedioth Ahronoth. Come riportato dal quotidiano israeliano Haaretz, le parole dell’ex titolare della Difesa di Israele sono molto eloquenti e danno una chiara indicazione di quale sarà la politica americana con l’insediamento di Bolton come consigliere per la Sicurezza nazionale. “Conosco John Bolton da quando era l’ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite”, ha detto Mofaz. “Ha cercato di convincermi che Israele dovrebbe colpire l’Iran”.
Parlando a un gruppo di quattro ex vertici militari israeliani, Mofaz ha voluto ricordare di essere stato contrario a questa idea statunitense. “Non penso che questa sia un’azione saggia, non solo da parte degli americani ma di chiunque altro, finché questa minaccia non diventa reale”.
Non è un caso dunque che la sua nomina sia stata salutata con poca felicità da parte delle forze armate israeliane. In Israele, così come negli Stati Uniti, i falchi esistono e hanno come obiettivo quello di finirla con quella che loro considerano la minaccia dell’Iran. Ma le Israel defense forces si sono orientate, in questi mesi, a una cura maniacale per evitare di scatenare effettivamente la guerra senza l’accordo con tutte le grandi potenze coinvolte nello scacchiere mediorientale. Lo stesso ministro della Difesa Avigdor Lieberman, ha dichiarato che Israele non è pronto a una guerra sul fronte del nord, nel Golan, dove il confronto con le forze iraniane è più prossimo.
E non a caso, Mofaz ha ricordato quell’episodio del Palazzo di vetro. Perché tra le minacce di guerra e fare una guerra, ci sono differenze abissali che Israele conosce perfettamente. Soprattutto nel contesto mediorientale, dove la strategia Usa è a dir poco ambigua. E questi continui valzer di nomine nei settori chiave della Difesa statunitense, non fanno dormire sonni tranquilli a nessuno, tantomeno a chi sa perfettamente di dover riflettere su un conflitto che sicuramente si realizzerebbe ai suoi confini.
Le idee di Bolton a Tel Aviv le conoscono tutti. Proprio per questo, vista l’importanza dell’alleanza fra Stati Uniti e Israele, bisognerà comprendere fino a che punto gli israeliani si lascino convincere da questa nuova nomina. Il fatto che i vertici militari (quantomeno gli ex) siano concordi nel non stracciare l’accordo sul nucleare iraniano, è un segnale che non tutti in Israele considerino l’eventualità di una guerra un qualcosa di prossimo e di positivo.
D’altro canto, è una realtà assodata che i “falchi” israeliani e quelli americani siano concordi nel premere sull’Iran per colpire la sua sfera d’influenza e finire con l’accordo sul programma atomico. Per adesso, all’interno della Casa Bianca i falchi stanno prendendo il sopravvento sulle colombe. Per quanto riguarda il governo israeliano, bisognerà capire fino a che punto arriverà la scure della giustizia che si sta abbattendo sul governo di Benjamin Netanyahu. Intanto, gli aiuti militari degli Stati Uniti nei confronti di Israele hanno subito un nuovo sensibile aumento.