A proposito della polemica suscitata su “Il Corriere della Sera” dall’articolo di Fabrizio Dragosei su una “black list” della stampa mondialepubblicata dall’Istituto Russo di Studi Strategici (RISS), il “Nodo di Gordio” per Gli Occhi della Guerra ha rivolto alcune domande al suo Vicedirettore, Grigory Tischenko, a capo del “RISS Centre for Euro-Atlantic and Defence Studies”. Che significato ha la lista da voi pubblicata sull’atteggiamento dei Media nei confronti della Russia? E quali sono i parametri di valutazione che avete utilizzato? “È molto semplice. In Russia, il monitoraggio dei materiali presenti nei mass media mondiali sulla Russia è una prassi stabilita già da molto tempo. Ogni articolo, ogni trama TV (oltre a notizie e blog) sono valutati da un esperto che li scruterà sotto una luce positiva, neutra o negativa per la Russia. Il giudizio (questo va sottolineato) viene formulato sulla scorta del metodo di valutazione del singolo esperto, come ad esempio, quello di un insegnante di scuola che valuta le conoscenze di un allievo. Questa procedura è creativa; non si possono suggerire criteri rigorosi, come con gli esami degli alunni. Certamente, un articolo possiede riferimenti dettagliati: un autore, il nome di una casa editrice, ecc. Durante l’anno, le statistiche si accumulano, vengono elaborate generando una graduatoria. Non ne vengono tratte conclusioni politiche. Conclusioni sono tracciate per quanto riguarda la politica editoriale della casa editrice, l’intensità con cui le tematiche inerenti alla Russia sono poste in evidenza da un autore indipendente, da un giornale o da un paese in generale. Il nostro motto è: niente di personale solo statistica.” Alla presentazione del vostro studio, un giornalista cinese ha protestato perché non avreste tenuto in giusto conto l’atteggiamento favorevole alla Russia della stampa di Pechino. Secondo Lei è vero? “L’atteggiamento della stampa cinese verso la Russia (e vorrei ricordare, che questa stampa è controllata dal Partito Comunista Cinese, dal Governo Cinese o dalle Autorità regionali Cinesi) è determinato da quelle che sono le funzioni della sicurezza nazionale del PRC. La Russia costituisce un partner strategico del PRC e non una diletta sposa. Questo è il motivo per cui un atteggiamento positivo verso la Russia è espresso in un esiguo volume d’informazioni negative, ma senza elogi verso la Russia o il Governo Russo. La posizione pacata, benevola, ma neutrale e dignitosa della stampa cinese è il meglio che ci si può aspettare in tali condizioni. Per noi, si tratta di un gradito modello di cooperazione nel settore dei Media. Nel complesso, quale immagine della politica Russa emerge, oggi, sui Media internazionali? E su quelli italiani in particolare? “Questo è il fascino del nostro lavoro da cui siamo in grado di rilevare la dinamica di tutti e di tutto. Si tratta di informazioni importanti per politici, diplomatici e giornalisti internazionali. Tali informazioni, infatti, sono attivamente utilizzate in Russia da istituti corrispondenti. Non possiamo dire esattamente come essi le usino. Per ovvie ragioni, non ci informano di questo. La dinamica è chiara: nel 2014 e nel primo terzo del 2015, a causa degli eventi in Ucraina e in Crimea, la Russia si è trovata nel vortice di una guerra d’informazioni su scala mondiale con i principali paesi occidentali. È possibile farsi un’orribile immagine di forzatura negativa contro di noi nel nostro report. L’opinione pubblica si è formata in conformità a quali politici occidentali hanno imposto le sanzioni, attivato la NATO e fatto un sacco di cose spiacevoli nei nostri confronti. Oggi, la situazione è cambiata radicalmente, l’attuale immagine negativa della Russia e del suo governo persiste in Germania e solo tra grandi paesi. Per quanto riguarda l’Italia, anche negli ultimi e più difficili tempi, si è continuato a preservare un atteggiamento neutrale e ponderato verso la Federazione Russa. Per questo, noi siamo sinceramente grati ai giornalisti italiani, ed in primis certamente, ai politici italiani. Ciò è evidente dalle statistiche esistenti. Secondo i criteri statistici, l’Italia può essere annoverata fra gli – ahimè – rari amici dell’informazione della Russia.” Non pensa che la politica di Mosca presenti delle carenze di Soft Power, ovvero non sappia mettere in una luce favorevole le sue scelte? “A mio parere personale, il Soft Power è una grande quanto sovrastimata questione. Un orientamento marginale di comunicazione interculturale. È una costruzione puramente propagandistica, un’attenzione verso cui si accede con gradualità. I militari americani, per esempio, si lamentano del fatto che al posto di un particolare quanto intenso aiuto, da parte dei diplomatici, nel risolvere le questioni più importanti di natura militare e politica, i dipendenti del Dipartimento di Stato si occupino solo di raccontare favole agli abitanti di lontani paesi di quanto sia bello vivere in America. Però – ahimè – la gente crede sempre meno, oggi, nelle favole.”

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