Joe Biden ha intenzione di candidarsi come presidente degli Stati Uniti d’America nel 2020. Durante la passata turnata elettorale, l’ex vicepresidente di Barack Obama fu costretto ad un inaspettato passo indietro. La candidatura di Biden alle primarie democratiche – del resto – avrebbe ulteriormente sconvolto i piani di Hilary Clinton:data in netto vantaggio su qualunque candidato repubblicano alla presidenziali, la Clinton si è resa conto, durante le primarie, di avere un avversario interno complicato da battere: Bernie Sanders. La candidatura di Biden – insomma – avrebbe rischiato di far saltare definitivamente i piani già compromessi dell’establishment democratico. Biden, inoltre, fu colpito dalla scomparsa di un figlio e durante una conferenza stampa tenutasi nella Casa Bianca ha giustificato la decisione di non candidarsi anche facendo riferimento al fatto che la sua famiglia stesse attraversando un momento luttuoso. La storia personale di Joe Biden – peraltro – è tragicamente interessata da una serie di lutti familiari: la figlia di un anno e la moglie sono  morte in un incidente stradale. Il figlio Beau, uno dei due figli sopravvissuti all’incidente, è morto a 47 anni per un tumore al cervello e pare che sia stato proprio l’ex soldato americano ad aver strappato una promessa al padre in punto di morte: candidarsi alla Casa Bianca per non far sì che i Clinton tornassero di nuovo al potere. 

La candidatura dell’ex senatore dello stato del Delaware – quindi – è caldeggiata e invocata da molti elettori del Partito Democratico. E proprio in questi giorni si stanno delineando le prime strategie per contrapporre a Donald Trump un uomo o una donna in grado di battere il Tycoon e riportare la causa democratica nella residenza presidenziale di Washington. Difficilmente i dems faranno l’errore di spaccarsi presentando più di un nome di punta. Joe Biden ha il vantaggio di essere nella posizione di rappresentare una buona sintesi tra le istanze socialisteggianti di Sanders, quella tendenza nascente nei dems di porsi come un partito anti-casta schierato al fianco degli operai, e il sostegno degli apparati élitari . Biden – del resto – è sì un uomo considerato vicino ad Obama, ma proviene dagli ambienti del labourismo americano: quando nel 1988 si è candidato alle primarie democratiche, ha sottolineato di ispirarsi a Neil Kinnock, un politico britannico che è stato vicepresidente dell’internazionale socialista dal 1983 al 1992. Joe Biden – però – ha il problema dell’età: essendo nato nel 1942, nel 2020 avrebbe 78 anni. Un dato che molti fanno impietosamente notare. 





Ma i democratici hanno un disperato bisogno di presentare un anti-Trump credibile: qualcuno che non abbia scheletri nell’armadio e tramite il quale non si ripeta l’errore fatto presentando la discussa Hilary Clinton. Il nome più in voga mediaticamente è quello di Michelle Obama: l’ex first lady è rappresentata come colei che salverà gli Stati Uniti dalle “catastrofi” dovute al mandato di Donald Trump. La donna che ripristinerà l’assistenza sanitaria per tutti, lotterà per l’aumento dei salari del ceto medio e combatterà contro lo strapotere finanziario di Wall Street. Tutto quello di cui i dem hanno bisogno per far tornare a votare gli elettori che nel 2016 sono rimasti a casa o hanno preferito votare repubblicano. Joe Biden – insomma – è scomparso dalla lista dei “papabili”. Almeno fino a qualche giorno fa, quando ha teorizzato che dietro le “fake news” ci sia un preciso disegno orchestrato da Vladimir Putin per destabilizzare l’Europa e – nello specifico – l’Italia.  Adesso di Joe Biden, rinomato fervente antiputiniano, si parla di nuovo. Differentemente da Michelle Obama, infine, Joe Biden non ha mai apertamente escluso l’ipotesi di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti d’America nel 2020.

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