La storia che non si cancella. Il peso di un passato oscuro impossibile da dimenticare. Estrema diffidenza e scarsa fiducia. Fino a qualche anno fa le relazioni tra Corea del Sud e Giappone erano attraversate dal gelo più totale, al punto che, mentre Donald Trump lanciava la sua guerra commerciale contro la Cina, sudcoreani e giapponesi avevano anch’essi avviato una Trade War parallela.
Dalle pinte di birra Asahi alle auto Toyota, a Seoul decine di migliaia di negozianti boicottavano i prodotti nipponici, ricambiati dallo stop di Tokyo alle esportazioni di alcuni materiali strategici per l’industria tecnologica del Sud. Il Giappone era arrivato addirittura al punto di rimuovere la Corea dalla lista bianca di 27 Paesi che godevano di un trattamento commerciale preferenziale. Tutta colpa delle profonde controversie storiche tra le due nazioni. Come l’invio di offerte rituali da parte di politici giapponesi al santuario Yasukuni, dove sono sepolti diversi criminali di guerra, e la vicenda delle cosiddette donne di conforto, rapite e abusate sessualmente dall’esercito nipponico si tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Acqua passata, scintille che sembrano appartenere ad un’era geologica fa. Già, perché il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, è partito alla volta di Washington per un trilaterale assieme al padrone di casa, Joe Biden, e al presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol.
Corea del Sud e Giappone sono ormai partner strategici degli Stati Uniti, ovvero due bastioni fidati sui quali la Casa Bianca si affida per contenere le “minacce rosse” incarnate da Cina e Corea del Nord (e pure Russia). La profonda rivalità storica tra Seoul e Tokyo aveva fin qui sempre rappresentato una sorta di anello debole della strategia indo-pacifica degli Usa.
Ebbene, tutto ciò, almeno all’apparenza, è andato avanti fino allo scorso marzo, fino all’incontro tra Yoon e Kishida, in un faccia a faccia benedetto dalla Casa Bianca, nella prima visita per un vertice bilaterale, dopo 12 anni dall’ultima, di un leader sudcoreano in Giappone. Adesso le tre parti hanno deciso di aggiungere un tassello in più nelle loro relazioni. Yoon e Kishida voleranno a Washington per un trilaterale con Biden per definire una nuova cooperazione in materia di sicurezza di fronte alla minaccia nucleare della Corea del Nord e all’assertività crescente della Cina.
Il trilaterale Biden-Yoon-Kishida
L’incontro è in programma nel Maryland, nella residenza presidenziale di Camp David. È il primo del suo genere tra i leader dei tre Paesi al di fuori di quelli avuti a margine di contesti multilaterali, tra cui l’ultimo a Hiroshima a maggio in occasione del G7 dove Biden ha chiarito il proposito del suo invito.
Gli Stati Uniti spingono per favorire legami ancora più stretti tra Seul e Tokyo, migliorati di recente in un quadro trilaterale che punta a contrastare da ultimo la maggiore cooperazione militare tra Cina e Russia. In agenda spiccano le questioni sulla sicurezza economica, come le catene di approvvigionamento resilienti su microchip e batterie, nonché del sostegno reciproco in vari campi.
“Attraverso l’imminente vertice Corea del Sud-Usa-Giappone, Camp David sarà registrato come il luogo della storia diplomatica del XXI Secolo che ha aperto un nuovo capitolo nella cooperazione trilaterale”, ha detto qualche giorno fa il vice consigliere per la sicurezza nazionale della Corea del Sud, Kim Tae-hyo. Nello specifico, il vertice aiuterà i tre attori a creare e istituzionalizzare un “quadro chiave” con l’attesa adozione di due documenti: i “Principi di Camp David” e lo “Spirito di Camp David”. Il primo conterrà le linee guida sostenibili per la cooperazione trilaterale in futuro; il secondo la sua visione e il suo piano di attuazione.
I leader affermeranno poi l’impegno per la pace e la prosperità nell’Indo-Pacifico – penisola coreana inclusa – tra gli stati dell’Asean e le nazioni insulari della regione, e in tutto il mondo, sulla base di valori e regole comuni. Sarà istituito un meccanismo di consultazione e la cooperazione sulla deterrenza estesa, le esercitazioni militari combinate e la sicurezza economica.
Prende forma l’Asian Nato
La Cina, intanto, osserva con attenzione le mosse Usa. Per il South China Morning Post, Il gigante asiatico sarebbe addirittura in allerta per l’imminente creazione di una sorta di mini Nato asiatica alle porte dei suoi confini nazionali. Reuters, intanto, ha scritto che Biden, Yoon e Kishida potrebbero anche accettare di istituire una nuova hotline per le situazioni di crisi e scegliere di riunirsi ogni anno.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha fatto sapere che la Cina si oppone “al raggruppare vari piccoli circoli da parte dei paesi interessati”. “[La Cina] si oppone anche a pratiche che esacerbano il confronto e mettono a repentaglio la sicurezza strategica di altri paesi”, aggiunto lo stesso Wang.
Il vertice a tre, come detto, potrebbe dare vita ad un’alleanza militare trilaterale che andrebbe a colpire un nervo scoperto a Pechino. Ecco perché il Dragone è in stato di agitazione. Ed ecco perché il leader nordcoreano Kim Jong Un, durante un tour di ispezione di una fabbrica militare, ha chiesto un aumento della produzione di missili per garantire un’adeguata “potenza militare” ed essere pronti per la guerra.
Limiti e possibilità
C’è peró chi è scettico sulla possibilità che Usa, Corea del Sud e Giappone possano dare vita ad un’alleanza trilaterale paragonabile alla Nato. I tre Paesi, infatti, non hanno gli stessi impegni di sicurezza che hanno tra loro i membri dell’Alleanza Atlantica, mentre Giappone e Corea del Sud sono partner di sicurezza e non alleati.
Inoltre, anche se gli obiettivi generali dei tre attori in questione sono gli stessi – arginare la Cina e contenere la Corea del Nord – a non coincidere sono le loro prospettive strategiche, con Tokyo e Seoul che continuano ad essere diffidenti tra loro (e pure con Washington). In ogni caso, i due alfieri Usa sanno di non poter fare a meno l’uno dell’altro né del supporto statunitense. Inoltre, così come la cooperazione Cina-Russia-Corea del Nord si sta rafforzando nell’Asia nord-orientale, anche i legami Usa-Corea del Sud-Giappone si stanno intensificando come risposta.
L’agenda del summit
La cooperazione in materia di sicurezza con lo sguardo rivolto a Corea del Nord e Ucraina. Saranno questi, secondo il Washington Post, due dei temi in cima all’agenda del summit di Camp David.
Per gli Usa quella tra Biden, Kishida e Yoon sará una riunione “storica”. Sarà anche il primo trilaterale tra leader, non una riunione a margine di vertici internazionali, che arriva dopo che Corea del Sud e Giappone hanno voltato pagina nel quadro di un riavvicinamento a cui hanno contribuito anche le pressioni Usa (con il pensiero sempre rivolto alla Cina). Il trilaterale, ha intanto sottolineato il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, è “cruciale” per la regione dell’Indo-Pacifico e arriva in un momento in cui l’area e il mondo intero “sono messi alla prova per le competizioni geopolitiche, la crisi climatica, la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina e le minacce nucleari”. “Giappone e Corea del Sud sono alleati fondamentali – ha detto dopo una riunione virtuale con i ministri degli Esteri dei due Paesi – Rafforzare la nostra cooperazione trilaterale è cruciale per la nostra gente, per la regione, per il mondo. É un moltiplicatore di forza per il bene”.
In attesa di capire se ci saranno davvero i margini per parlare di “Nato asiatica”, la certezza è che sta prendendo vita un asse dell’Indo-Pacifico a trazione Usa.