Il giallo che si sta consumando nelle profondità del Pacifico incrocia storie di guerre del passato, trame oscure e deprecabili del nostro presente, e porta in superficie un quesito riguardante le nostre analisi e considerazioni sul futuro: la Cina, super-potenza mondiale in ascesa, pronta al varo di una nuova invicibile armata, è a corto di materie prime o soltanto di scrupoli?

Nelle scorse settime una nave cinese dotata di gru e ufficialmente addetta al dragaggio dei fondali, la Chuan Hong 68varata nel 2014, lunga 121 metri per 8mila tonnellate di stazza e 3mila di capacità di carico utile – è stata sorpresa al largo delle coste malesi mentre era intenta a “saccheggiare” – sostengono – acciaio di “alta qualità” dai relitti di navi da guerra britanniche affondate dai giapponesi nel dicembre del 1941. Attirando su di se l’indignazione della comunità internazionale che, se confermata l’informazione, non può non ricordare a Pechino come le unità da guerra affondate sono, prima che relitti, tombe di marinai caduti in fondo al mare.

Segnalata da alcune barche di pescatori, la Chuan Hong è stata vista a manovrare in corrispondenza dei relitti della Hms Prince of Wales e dalla Hms Repulse, affondate al largo di Kota Bharu da bombardieri e aerosiluranti della aviazione di marina giapponese durante l’attacco sferrato dall’Impero nipponico ai danni delle colonie britanniche d’oltremare. L’attacco, primo nel suo genere dal momento che dimostrò come corazzate e incrociatori di ultima generazione fossero vulnerabili se privi della scorta di portaerei, portò alla morte di 842 uomini. Tutti sepolti nelle profondità marine in queste tombe d’acciaio posate a profondità comprese tra i 60 e i 70 metri.

Secondo la Marina militare malese interessata a quel settore di mare – insieme all’Indonesia per via della prossimità delle Isole Riau – che ha condotto successivi controlli, il rinvenimento di “prove evidenti della violazione” dimostrerebbe che i relitti delle due navi da battaglia, poste in teoria sotto la salvaguardia del Protection of Military Remains Act, sono stati compromessi per prelevare parti d’acciaio e munizioni. 

Sospetti, prove e precedenti

A confermare i sospetti (fonte Malaysian Maritime Enforcement Agency) è stata l’ispezione di una nave mercantile battente bandiera cinese sorpresa a stazionare nella zona economica esclusiva della Malesia. Durante l’ispezione le autorità malesi hanno scoperto che la nave cinese non solo era priva dell’autorizzazione ad ancorare nelle acque sotto la giurisdizione malese, ma deteneva a bordo “vecchi proiettili di cannone e acciaio”.

Un fenomeno questo, che viene riportato come “purtroppo diffuso in una regione dove sono centinaia i relitti colati a picco” durante il Secondo conflitto mondiale che ha assistito, proprio nella regione del Pacifico, all’intensa guerra aeronavale che vide da una parte l’Impero Giapponese e dall’altra Impero Britannico e Stati Uniti. Già nel 2017, infatti, alcuni scafi vennero depredati dalla Chuan Hong 68 che secondo quanto illustrato, impiegherebbe una tattica abbastanza singolare basata sull’esplorazione dei fondali da parte di sommozzatori-palombari, la posa di cariche esplosive per “smantellare” i relitti, e il successivo recupero di parti degli stessi mediante l’apparato gru. Secondo le informazioni reperibili in open-source l’unità cinese potrebbe trasportare di volta in volta un carico utile di oltre 3mila tonnellate.

Per le autorità indonesiane, la nave cinese sarebbe già stata coinvolta in episodi analoghi nel Mar di Giava, dove era andata a caccia dei relitti di “scafi” da guerra olandesi come quello della Hnlms Kortenaer, affondata nel 1942 da un particolare tipo di siluro sviluppato dai giapponesi. Allora altre tre navi da guerra della Royal Navy – la HMS Exeter, HMS Encounter e HMS Electra – furono sospettate d’esser preda della caccia sottomarina di Pechino. E già in quell’occasione il ministero della Difesa britannico chiese all’Indonesia di “proteggere le navi nelle sue acque” territoriali, rammentando che: “Un relitto militare dovrebbe rimanere indisturbato e coloro che hanno perso la vita a bordo dovrebbero poter riposare in pace”.

I relitti di questo tipo sono ufficialmente classificati come “tombe di guerra” ai sensi della legge britannica. Ragione per cui Londra condanna duramente gli eventi. Il professor Dominic Tweddle, direttore generale del National Museum of the Royal Navy riferendosi alla Prince of Wales e alla Repulse, ha ribadito: “Sono tombe di guerra designate. Siamo sconvolti dalla perdita del patrimonio navale e dall’impatto che ciò ha sulla comprensione della nostra storia della Royal Navy “. Adesso le autorità malesi – con la consulenza di esperti britannici si suppone – indagando se i proiettili trovati sulle navi cinesi risalgano davvero alla seconda guerra mondiale.

La profanazione delle tombe d’acciaio

In materia di recuperi su relitti affondati nella Seconda guerra mondiale nella sconfinata grandezza del Pacifico, la legge si è rivelata “torbida” a riguardo. Il diritto internazionale sul salvataggio delle navi da guerra affondate ha dei passaggi oscuri secondo un rapporto stilato nel 2017 della Biblioteca del Palazzo della Pace all’Aia, in occasione nella denuncia di violazione degli scafi della Kortenaer e delle altre navi inglesi. “Il regime legale relativo ai relitti di navi da guerra e di proprietà dello Stato è rimasto complesso, frammentato e necessita di un serio chiarimento”, riporta in Guardian in un articolo dedicato. Nel quali si concludeva che “In definitiva”, “lo Stato di bandiera è responsabile di garantire che le navi battenti la sua bandiera non assumano comportamenti illegali. E se esiste un tale modello di comportamento, spetta allo Stato di bandiera agire”. 

In base a un analisi condotta sempre nel 2017, nella regione sarebbero almeno 40 i relitti affondanti durante la Seconda guerra mondiale già depredati. In tutte le navi da guerra riposavano le spoglie di migliaia di militari britannici, americani, australiani, olandesi e giapponesi che hanno perso la vita combattendo per la loro Nazione. Dopo questa ultima segnalazione, i governi interessati – ora alleati nel nuovo assetto tripolare del globo – temono che come loro, altre tombe del mare vengano profanate per trarre risorse che un avversario teorico potrebbe riciclare per navi e strumentazioni.

Prima di Hiroshima, dopo l’ascesa di Pechino

In passato relitti, sono sempre stati depredati da parti e componenti per essere vendute come rottami. Una vecchia abitudine nata proprio durante e subito dopo il secondo conflitto mondiale, quando aeroplani e carri armati, meno spesso unità navali, venivano abbandonate o individuate su coordinate più o meno accessibili. Le navi, se individuate a profondità facilmente raggiungibili, erano le predilette dai cacciatori di relitti, poiché contenenti metalli preziosi quali cavi di rame ed eliche di bronzo fosforoso. Ma è una pratica, quella di depredare relitti, praticata dalla popolazione indigente o dai cacciatori di tesori.

Adesso ci troviamo di fronte a un problema differente, con obiettivi differenti. Secondo gli esperti, infatti, i nuovi cacciatori andrebbero alla ricerca di tesori più preziosi, prima tra questi acciaio di al qualità realizzato prima dell’avvento dei test nucleari che hanno riempito l’atmosfera di radiazioni. Le navi da guerra custodita dall’oceano, per quanto corrose da 70 anni trascorsi sul fondo del mare, custodiscono infatti metallo protetto dalle radiazioni, altamente ricercato per essere impiegati in apparecchiature scientifiche finemente calibrate, come i contatori Geiger, alcuni sensori spaziali, e strumentazioni usate nel campo medico. Addirittura le antiche navi dell’Impero romano scoperte nelle acque del Mediterraneo vennero private del loro contenuto di piombo a bassa radiazione e usarlo nelle centrali nucleari.

Le grandi quantità di metallo sottratto illegalmente dagli scafi, tuttavia, sembra essere merce da recuperare a tonnellate con le gru di unità navali come la Chuan Hong 68. Non è chiaro dunque se si tratti di acciaio di scarsa qualità da rivendere sul mercato per milioni di sterline, o per essere impiegato per il varo di unità navali del futuro. Un punto che dovrebbe farci interrogare sull’infelice e deprecabile scelta di Pechino, potenza in ascesa che secondo le denunce malesi e britanniche “profana tombe di eroi” per ragioni economiche che non si addicono, appunto, ad una super potenza che mira ad avere la flotta militare più imponente del mondo.

Nel passato anche gli Stati Uniti hanno condotto nel Pacifico un’operazione di recupero ai danni di uno scafo affondato. L’obiettivo era quello di rubare segreti militari nel pieno della Guerra fredda. Può essere considerata infatti una profanazione quella del sottomarino sovietico K-129, affondato nella primavera del 1968, localizzato e raggiunto nel 1974 dalla Cia celatasi sotto una stravagante quanto efficace copertura, ma questa è un’altra storia.

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