I partiti in Europa afferenti all’area socialdemocratica sono da diversi anni entrati in una fase di profonda crisi ideologica. Una caduta progressiva che inizialmente ha colpito i contenuti e la stessa visione del mondo di questi movimenti, appiattita ad un’accettazione acritica di quanto stabilito in sede europea, e che successivamente si è concretizzata in un repentino calo dei consensi.

Il declino dei socialdemocratici in Germania e in tutta Europa

Un fenomeno ravvisabile in tutta Europa, dalla Francia all’Italia, passando per la Germania. Ed è proprio da Berlino che è arrivata l’ennesima proposta di rinnovamento da parte di un partito socialdemocratico. Tale movimento politico è attualmente nella fase di maggiore crisi della sua storia contemporanea. Sconfitto alle politiche del 2017, arrivando a lambire appena il 20% delle preferenze, risulta ora essere ancorato agli scranni dell’opposizione senza avere prospettive incoraggianti per il futuro.

La popolazione tedesca è infatti parzialmente soddisfatta dell’attuale esecutivo a cui, secondo gli ultimi sondaggi, conferisce più del 60% delle preferenze. Ecco che allora per uscire da una fase di declino il partito socialdemocratico tedesco tenta di giocarsi una carta evergreen, ovvero il pentimento postumo. “Se il pareggio di bilancio non corrisponde a una vita migliore per i nostri figli, allora è sbagliato e questo vale anche per il freno all’indebitamento”, ha dichiarato il nuovo leader del partito Walter-Borjans, durante l’ultimo congresso.

Un invito esplicito dunque a rigettare le politiche di austerità, il rigorismo finanziario e parallelamente a tornare a dialogare con le classi sociali che più di tutte hanno patito l’impostazione economica europea degli ultimi anni. Un cambio d’abito che sembra essere condiviso dallo stesso Martin Schulz, ex presidente del Parlamento Ue figura storica dei socialdemocratici tedeschi, nonostante sia sempre ricordato per il suo europeismo convinto e del tutto acritico.

Un pentimento non sincero

Ci sono tuttavia due aspetti che dovrebbero porre più di un dubbio rispetto alla genuinità di tale cambiamento. Il primo è il carattere postumo di questo pentimento. I socialdemocratici tedeschi sono quelli che, con l’agenda 2010 attuata dal cancelliere Gerhard Schroder, hanno introdotto pesanti riforme sul mercato del lavoro, contribuendo alla sua flessibilizzazione e alla compressione dei salari verso il basso. Lo stesso partito ha poi partecipato attivamente e acriticamente ai lavori per l’introduzione di tutti quei principi di politica economica, tra cui il pareggio di bilancio, che oggi rinnega. Meglio tardi che mai, possiamo dire.

Tuttavia c’è un secondo aspetto di questa vicenda che dovrebbe invitare ad ulteriore prudenza rispetto a queste sospettose aperture. Si tratta della constatazione di un copione già visto. Si sprecano infatti gli esempi di partiti della sinistra europea che, a parole, hanno affermato di voler rivedere le politiche di bilancio europee, mentre poi alla prova dei fatti hanno mantenuto la continuità con quanto fatto in precedenza.

Le promesse di rinnovo della sinistra non mantenute

Il primo e più eloquente esempio è stato il leader greco di Syriza, Alexis Tsipras, che ha vinto le elezioni proprio grazie ad un discorso di volontà di rinnovamento della sinistra: stop alla rigidità di bilancio e riforma della governance economica europea. Dichiarazioni di intenti rimaste tali e rinnegate puntualmente nei momenti decisionali più importanti.

Un destino condiviso anche dall’Italia, dove l’ex premier Matteo Renzi aveva guadagnato ampio consenso grazie ad un discorso del tutto simile sia nei contenuti che nel cambiamento repentino una volta ritrovatosi al governo. La storia della sinistra europea è stata quindi negli ultimi anni un continuo ripetersi, un susseguirsi di pentimenti e mea culpa nel tentativo disperato di rinnovarsi, salvo poi smentirsi dopo poco tempo. Si tratta del più classico tentativo di cambiare abito senza cambiar pelle e finché questa parte politica non rifletterà esattamente sulla visione della società e del mondo che ha in testa non potrà uscire da questa profonda crisi esistenziale.