Donald Trump e Vladimir Putin si incontrano ad Helsinki e parlano anche di Europa. Gli Stati Uniti avviano con la Cina una guerra commerciale che investe anche il nostro continente. Il Medio Oriente vede tutte le superpotenze impegnate a combattere e coprire i vuoti lasciati dall’avversario. E l’accordo sul nucleare iraniano è nelle mani di altre potenze, anche se l’Europa ne subisce in prima persona le conseguenze negative della sua sua fine.

Da soggetto politico a oggetti di desiderio

Il mese di luglio consegna al mondo un interrogativo: che fine ha fatto l’Europa? Ed è una domanda cui l’unica risposta possibile sembra essere quella di “scomparsa”. Sì, l’Europa sta lentamente scomparendo dal panorama politica internazionale. O quantomeno lo sta facendo come “soggetto” politico in grado di decidere la politica mondiale.





Siamo diventati solo ed esclusivamente “oggetto”: terreno di caccia delle più grandi superpotenze del mondo che hanno puntato i nostri mercati, le nostre aziende e i nostri Paesi. Ma non siamo più in grado di decidere. Il baricentro del mondo si sta spostando verso Est. È l’Asia il nuovo polo mondiale. E l’Europa, nell’arco di pochi anni, si è trasformata in una ricca e complessa periferia del mondo, che le potenze come Cina, Russia e Stati Uniti considerano un territorio da spartirsi.

Le decisioni vengono prese altrove. Il peso del Vecchio Continente, come Unione europea, è ormai ridotto a mere questioni di forma. Mentre gli Stati nazionali che compongono questo blocco hanno compreso, soprattutto in questi tempi, che questa Unione fittizia che fa capo a Bruxelles è diventata solo un’apparente organizzazione internazionale. In realtà ognuno cerca di imporre il proprio gioco. E di fronte agli egoismi, è normale che i Paesi che hanno subito questo sistema se ne vadano o cerchino altre sponde.

Scegliere da che parte stare

Ma nel frattempo, cioè mentre quest’Unione europea decide se risorgere o di morire lentamente, i Paesi membri assistono a quello che è diventato un problema per tutti: l’Europa non conta più niente. E gli Stati che compongono il nostro continente sembrano aver sostanzialmente accettato questa condizione.

Del resto non potrebbe essere altrimenti. Perché gli Stati dovrebbero continuare a sostenere un’Unione che ha visto per anni fare gli interessi di Berlino o di Parigi e, solo a volte, gli interessi collettivi? La profonda inconsistenza di questa Europa, fondamentalmente priva di una strategia realmente comune, ha portato a un collasso che era inevitabile. Se non si risponde prima alla domanda di cos’è l’Europa, di certo non potremo rispondere alla domanda di dove essa sia finita. Né di dove sia diretta.

E così gli Stati membri si adeguano cercando altrove i propri protettori, una volta compreso che l’Ue non sarà più tale. La Russia punta su un’estensione della sua influenza nell’Europa centro-orientale, con la Germania interessata al gas russo. Gli Stati Uniti sperano nell’abbattere la leadership della Germania coinvolgendo i governi più euroscettici, in primis la Gran Bretagna, l’Italia, ma anche la stessa Francia. E la Cina, che vede in Europa il terminale della sua Nuova Via della Seta, abbraccia il Mediterraneo e l’Atlantico per espandere i propri commerci e la propria politica.

Fuga da Bruxelles

È una realtà che rattrista. L’Europa, culla della civiltà, è diventata una grande tavola imbandita dove altri mangeranno. E a questo punto, la questione sembra essere diventata non tanto di come risorgere, rifondando su altri basi l’Europa, ma semplicemente scegliere da che parte stare. I governi nazionali non sembrano interessati a ricostruire i legami. A nessuno interessa far parte di un’Europa le cui decisioni vengono prese a Bruxelles via Berlino e Parigi.

E quindi tanto vale cercare alleati migliori. Perché gli interessi europei non esistono, ma esistono interessi che accomunano un Paese europeo con un’altra potenza esterna. L’Italia, ad esempio, perché dovrebbe sostenere l’Unione europea quando l’ha abbandonata sul tema migranti e dopo che i suoi “alleati” continentali hanno causato la guerra in Libia? Già solo questo esempio, recente, fa capire il motivo per cui il governo di Giuseppe Conte deve guardare a Russia e Stati Uniti per risolvere un problema che di certo non sarà risolto dall’Europa. Troppo impegnata a far quadrare  conti delle banche tedesche per capire la deriva che stava prendendo.

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