L’asse tra Francia e Germania è la locomotiva dell’Unione europea. Questo è quello che continuano a ripetere i sostenitori tout-court non dell’Unione europea, ma di questa particolare Unione europea a trazione franco-tedesca. E l’unione di intenti fra Angela Merkel e Emmanuel Macron sembrava dover confermare questo sodalizio fra Berlino e Parigi, come certificato dal Tratto di Aquisgrana.

Il problema è che i leader di Francia e Germania escono chiaramente indeboliti da questa tornata elettorale. Lo fanno dal punto di vista interno, visto che in entrambi i Paesi crescono partiti che contrastano l’idea che l’asse franco-tedesco possa rafforzarsi in questi termini (Rassemblement national e Verdi in primis), e nel frattempo crolla la popolarità dei due leader, ai minimi termini e con partiti che ottengono o sconfitte eclatanti o vittorie di Pirro.

Se in Francia e Germania la situazione non è semplice sia per Macron che per Merkel, quello che è avvenuto nel resto dell’Europa non può che essere letto come un ulteriore campanello d’allarme per l’alleanza tra Berlino e Parigi. Perché se all’interno è corrosa la leadership che vuole a tutti i costi blindare quell’asse, nel resto del Vecchio continente si assiste a un vero e proprio stato d’assedio, con Berlino e Parigi ormai circondate da forza che vogliono scardinare questo rapporto privilegiato fra Francia e Germania teso a decidere le sorti dell’Unione europea. La vittoria del Brexit Party di Nigel Farage segna una netta presa di posizione da parte dei britannici sul divorzio di Londra da Bruxelles, ma anche un duro colpo alla leadership franco-tedesca, visto che un’ascesa del partito della hard Brexit potrebbe infliggere un colpo all’economia tedesca. E non a caso proprio la Merkel è stata da sempre una delle sostenitrici di un accordo fra Regno Unito e Unione europea. In questo senso, il passaggio di Donald Trump a Londra con l’incontra privato anche Farage potrebbe assumere una sfumatura ancora più evidente in chiave anti-tedesca.

Dall’Europa mediterranea, invece, l’immagine dell’assedio non può che arrivare dall’Italia, con la vittoria della Lega e la sostanziale maggioranza dei partiti contrari all’asse franco-tedesco che di fatto consegna un Paese pienamente avverso all’alleanza fra Berlino e Parigi. L’Italia, da tempo emarginata dai due leader di Francia e Germania, non può che sperare nella fine del sodalizio così palese tra le due potenze europee. Matteo Salvini è stato da sempre uno dei leader più attivi nello scontro con la politica economica, industriale e strategica di Macron e Merkel. L’Italia non può chiaramente sfidare entrambi: ma l’ascesa di un alleato della Lega in Francia e la divisione tra i due Stati può aiutare l’inserimento di Roma per spezzare un’alleanza che ha una chiara visione anti-italiana.

Altro colpo arriva dall’Europa orientale. Il Gruppo di Visegrad colpisce duro l’Unione europea a trazione franco-tedesca con il guanto di sfida rivolto soprattutto verso la Francia. Viktor Orban ha iniziato la sua campagna elettorale per le europee rivolgendosi apertamente contro Emmanuel Macron. E questo per almeno due ragioni: l’Ungheria è vincolata a livello economico con la Germania; Angela Merkel è il leader della Cdu che è il partito più forte del Partito popolare europeo, lo stesso di Fidesz. Proprio per questo motivo, se Orban ha attaccato la Merkel ma senza mai affondare troppo l’acceleratore, su Macron ha espresso sempre giudizi molto duri, addirittura evocando una grande alleanza europea proprio contro il presidente francese. In ogni caso, obiettivo di Orban è anche quello di scardinare quell’asse. E lo stesso vale per tutta l’Europa orientale, che in ogni caso sfida l’asse franco-tedesco sia in chiave politica che in chiave strategica, privilegiando la Nato rispetto all’Europa. In questo senso, l’Alleanza atlantica non rappresenta solo un sistema avverso alla Russia, ma anche all’idea di Europa compattata sotto Francia e Germania per ciò che concerne la difesa.

L’asse Berlino-Parigi appare quindi circondato. Si salva per ora nella solo Spagna, che conferma il flebile sostegno ai socialisti di Pedro Sanchez e a una linea fondamentalmente legata all’Unione europea a trazione franco-germanica. Ma è evidente che qualcosa in Europa è cambiato. E sono proprio Macron e la sua idea di Europa a pagare lo scotto più alto. La Germania si potrà sempre salvare. perché l’Ue è comunque legata a doppio filo al sistema industriale tedesco. Ma la Francia no. E quell’asse piace sempre a meno gente.

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