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Gli Stati Uniti non dimenticano Angela Merkel. E soprattutto non dimenticano la Germania e le sue politiche strategiche. La politica tedesca, con il surplus commerciale e soprattutto con l’idea di avere un’Unione europea come proprio cortile di casa, non piace agli Stati Uniti, che ormai da anni hanno iniziato a capire che Berlino si è assunta troppe libertà nel Vecchio continente senza dare nulla in cambio. Donald Trump ha iniziato la sua corsa alla Casa Bianca con un obiettivo: evitare che l’Europa ricevesse più di quanto dà all’America. C’era anche questo negli ideali dell’America First per la sua presidenza. E in questa politica rientra inevitabilmente una Germania troppo forte per gli strateghi americani.

L’ultima mossa di Trump è molto netta: le sanzioni contro le società che operano nella costruzione del gasdotto Nord Stream 2 che collegherà la Russia al territorio tedesco indicano che per Washington è essenziale che Berlino si sganci dall’orbita russa. Il raddoppio del Nord Strema aumenterebbe troppo, a detta degli Stati Uniti, la dipendenza dell’Europa dal gas russo. E il fatto che la Germania si trasformi nell’hub dell’oro blu di Mosca nel continente europeo preoccupa gli strateghi americani, che da sempre vedono con estremo timore l’idea che i due Stati dell’Europa continentale possa suggellare un asse sul fronte energetico ed economici. Ogni accordo tra Mosca e Berlino è considerato da Trump un pericolo per l’economia americana. E in questo senso, le sanzioni nei confronti dell’infrastruttura chiariscono quali siano gli obiettivi a breve e lungo termine dell’amministrazione statunitense.

L’Europa a guida tedesca, aderente alla Russia e con una Francia sempre più in grado di guidare la Difesa del continente non piace, chiaramente, agli Stati Uniti. Ma è soprattutto sulla politica tedesca che si è acceso il faro della Casa Bianca, consapevoli che sia la cancelleria tedesca a guidare gran parte della politica europea. E la riduzione della leadership di Angela Merkel in Europa non è considerata un motivo per tirare un sospiro di sollievo, visto che il sistema industriale ed economico tedesco, così come la strategia germanica, esulano dalìa semplice presenza o meno della leader cristianodemocratica. Così l’assedio nei confronti della Germania e dell’Europa a trazione tedesca è stato un dei primi grandi obiettivi della sua presidenza, a tal punto che tutta la sua politica europea può essere considerata come un insieme di mosse tese a colpire gli interessi tedeschi.

Le sanzioni al gasdotto Nord Stream 2, che la stessa Unione europea considera “ingerenze” da parte americana nonostante abbia da tempo chiesto agli Stati membri di diversificare le fonti energetiche, sono solo l’ultimo atto. Che servo però a Trump anche per chiedere alla Merkel di aumentare l’importazione di gas liquefatto americano. Ma arriva in un periodo che può essere una tempesta di fuoco per l’industria e per l’economia tedesca. La Brexit – ieri il primo ok incassato da Boris Johnson – rappresenta una spina nel fianco dell’Europa disegnata da Berlino e soprattutto un grave pericolo per uno dei maggiori settori industriali germanici: quello dell’automotive. A questo si aggiunge una rinascita della voglia di leadership della Francia, che Trump potrebbe assecondare per far sì che Emmanuel Macron sfidi la vicina Merkel nella guida europea, evitando che sia uno dei due a prendere il sopravvento.

Infine, la forza attrattiva degli Stati Uniti in tutto il blocco Visegrad, a partire dalla Polonia fino all’Ungheria di Viktor Orban, fa sì che Washington possa costruire una sorta di barriera strategica tra Mosca e Berlino allo scopo di tutelare gli interessi atlantici. Interessi che sono tutelati anche dalla stessa Nato, che da tempo, con l’intervento politico americano, chiedono ai Paesi di aumentare il budget per la Difesa al fine di sostenere il budget dell’Alleanza. Altra mossa che serve a Trump per far sì che la Germania paghi, ma sopratutto per impedire che le industrie americane si lascino soppiantare dall’industria bellica franco-tedesca. Tutte frecce che Trump tiene nell’arco per colpire Berlino e per inchiodarla finché non cambierà la sua politica commerciale. L’incubo dei dazi sui prodotti europei agita i sonni di Berlino, che adesso, come primo atto di buona volontà, sta cercando di tornare sui suoi passi almeno nelle aperture verso la Cina e il 5G. Ma l’idea è che l’assedio continuerà finché i tedeschi non daranno garanzie agli Stati Uniti.





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