Mentre l’esercito siriano continua la sua avanzata su Aleppo, strappando ai ribelli il controllo dei due quartieri di al-Haidaria e al Sakhour, il segretario di Stato americano, John Kerry, sta impegnando tutte le sue forze, come rivela Josh Rogin sul Washington Post, nell’estremo tentativo di trovare un accordo su Aleppo, prima della fine dell’era Obama. O meglio, prima dell’inizio dell’era Trump, che potrebbe rivoluzionare l’approccio statunitense alla crisi siriana.Gli ultimi successi delle forze lealiste, infatti, vedono i ribelli sempre più in difficoltà. La riconquista, in meno di 48 ore, di sei quartieri nel settore settentrionale di Aleppo Est, da parte dell’esercito di Assad, oltre ad essere determinante dal punto di vista strategico, vuol dire, per le milizie ribelli, la perdita del 30% del territorio sotto il proprio controllo. Si tratta della peggiore sconfitta militare dal 2012 per i miliziani dell’opposizione armata. Aleppo, quindi, sta cedendo. E potrebbe essere molto vicina la riconquista, da parte dell’esercito governativo, della città siriana più importante, dopo la capitale Damasco, che significherebbe la fine della rivoluzione scoppiata nel 2011, e il fallimento dei progetti dei maggiori alleati dell’opposizione: l’Arabia saudita, il Qatar e la Turchia.Mai come ora, quindi, i ribelli sono in difficoltà. E il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, secondo quanto rivela il Washington Post, sta cercando in tutti i modi di concludere un accordo con la Russia, prima della fine dell’amministrazione Obama. Proprio sulla Siria, infatti, sarebbero concentrati tutti gli sforzi del segretario di Stato americano, in questi ultimi mesi del suo mandato. Il motivo di tanto zelo, scrive il Washington Post, non sarebbe solo la continua escalation della crisi umanitaria nella seconda città della Siria, ma soprattutto la “prospettiva che il prossimo presidente degli Stati Uniti, possa concludere un accordo di tipo diverso con Mosca”. “Un accordo”, scrive il quotidiano statunitense, con cui gli Usa potrebbero “abbandonare l’opposizione siriana e piazzare gli Stati Uniti al fianco del dittatore Assad”. L’attivismo di Kerry è stato confermato anche dal Cremlino. Il consigliere diplomatico di Vladimir Putin, Yuri Ushakov, commentando il retroscena diffuso dal Washington Post, ha ammesso che gli sforzi del segretario di Stato americano, si possono definire “incredibili”. “Nel senso che mai”, ha spiegato Ushakov, “tra il segretario di Stato e il ministro degli Esteri russo c’erano stati tanti contatti telefonici su un unico tema: la Siria”. Un argomento di cui Kerry parlerebbe con Lavrov, secondo il quotidiano statunitense, almeno due volte a settimana. E sempre con Lavrov, per discutere di Siria, Kerry non perderebbe occasione per incontrarsi. L’ultima volta, a metà novembre, nella capitale peruviana, Lima.La strategia del Dipartimento di Stato per chiudere il prima possibile un’intesa con Mosca sarebbe quella di concentrare gli sforzi negoziali soltanto su Aleppo, e di allargare il formato dei colloqui includendo Arabia Saudita, Qatar e Turchia, ed, eventualmente, anche l’Iran. Washington punta ad un accordo con cui l’opposizione armata si impegni a separarsi dai militanti dell’ex fronte al Nusra, i qaedisti di Jabath Fateh al Sham. In cambio Assad dovrà interrompere l’assedio della città e consentire l’ingresso degli aiuti umanitari.La Russia, tuttavia, non sembra intenzionata a voler chiudere la partita di Aleppo con la vecchia amministrazione, e preferirebbe aspettare il nuovo inquilino della Casa Bianca per negoziare un accordo. Mosca, ha detto un alto ufficiale del Dipartimento di Stato al Washington Post, starebbe “guadagnando tempo”, allo scopo di raggiungere i suoi obiettivi militarmente, oppure di raggiungere un accordo migliore con l’amministrazione Trump. La riconquista di Aleppo, ha dichiarato, del resto, lo stesso ufficiale americano, sarebbe molto vicina. “Hanno bisogno solo di altri 60 giorni” per far capitolare i quartieri orientali della città. Giusto in tempo per il cambio della guardia a Washington.Il ruolo di Kerry, in questo momento, è quindi molto debole, ed il timore dell’amministrazione Obama e dei Paesi del Golfo, è che Trump possa scegliere, in futuro, di supportare l’opposizione moderata ad Assad, sostenuta dalla Russia. Il figlio di Donald Trump, Donald Jr. ad ottobre ha incontrato a Parigi proprio i rappresentanti dell’opposizione democratica sostenuta da Mosca. E per due volte da quando è stato eletto, scrive il Washington Post, Trump ha parlato con Putin degli sviluppi in Medio Oriente. Un accordo sulla transizione politica, con un avvicendamento al potere in Siria dei rappresentanti dell’opposizione democratica, scrive il quotidiano, sarebbe una vittoria di Pirro per Trump, perché l’opposizione armata continuerebbe a combattere comunque.Intanto, sono migliaia i civili che lasciano, tra difficoltà estreme, i quartieri controllati dai ribelli. Almeno 6mila sarebbero quelli fuggiti nel distretto di Sheikh Maqsoud, controllate dai curdi della Sdf, mentre in 4mila avrebbero raggiunto, invece, le aree controllate dall’esercito regolare. Intanto, l’esercito siriano, continua ad avanzare con il supporto dei raid dell’aviazione russa. Con la conquista di Aleppo, Assad si assicurerebbe il controllo delle cinque principali città del Paese, tra cui la capitale Damasco, Homs, Hama e Latakia. Proprio da Aleppo, il governo potrebbe, inoltre, lanciare un’offensiva per riprendere il controllo dell’intera provincia di Idlib, in mano a ribelli e jihadisti, mettendo così in seria difficoltà l’opposizione armata.
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