Sviluppare la Siberia, tanto dal punto di vista urbanistico che da quello economico. Trasformare le Isole Curili in un’area off-shore, alleggerendo allo stesso tempo le storiche tensioni con il Giappone. E ancora: puntare sulla rotta artica, consentendole di diventare la principale via commerciale tra Europa e Asia e cooperare, là dove possibile, con la Cina. Nel corso dell’ultimo Forum economico dell’Oriente a Vladivostok, Vladimir Putin ha presentato un piano dettagliato per dare nuova verve ai territori più periferici della Russia, ovvero a quella regione definita Estremo oriente russo.
Il Cremlino è uscito dal guscio, ha svelato le sue carte e fatto capire a Pechino e Tokyo di voler consolidare i punti di contatto per tutte quelle vicende che coinvolgono i rispettivi governi. Come ha sottolineato l’agenzia Asianews, lo sviluppo immaginato da Putin per l’Oriente russo dovrà essere “avanzato”, “assoluto” e “a lungo termine”, nel senso che dovrà estendersi non tanto per un solo decennio ma “per un secolo a venire”.
La geografia e le impervie condizioni climatiche presenti in quest’area non aiutano certo la Russia nel suo intento di attirare investimenti. Eppure, il Cremlino ha delineato un’agenda alquanto dettagliata, a cominciare dalle Isole Curili, le stesse che, al termine della seconda guerra mondiale, hanno originato una controversia internazionale tra Russia e Giappone tutt’ora irrisolta.
Dalle Curili alla Siberia: i piani di Mosca
Partiamo dalle Isole Curili. Putin ha affermato che il governo russo introdurrà vantaggi e incentivi senza precedenti per le imprese, tra cui l’esenzione per dieci anni dalle tasse sul reddito e sulla proprietà, sulla terra e sui trasporti. “Dobbiamo creare un ambiente competitivo qui per far lavorare i nostri partner. Ciò significa che i parametri della pressione fiscale, il costo del capitale preso in prestito, la velocità e la qualità dei servizi pubblici per le imprese dovrebbero essere competitivi a livello globale”, ha spiegato il presidente russo, aggiungendo che questi sgravi saranno messi a disposizione anche degli investitori giapponesi.
Putin, non a caso, ha definito la disputa sulle Curili “un nonsense”, a conferma dell’interesse del Cremlino di trovare “nuove possibilità per l’Estremo oriente russo nel mondo che cambia”, come recita lo slogan del Forum. L’obiettivo di Mosca, insomma, è quello di far diventare le condizioni di mercato delle Curili “le migliori in tutta la costa asiatica del Pacifico”, mentre il territorio delle stesse isole dovrà diventare off-shore “finché i prodotti non lasceranno il territorio dell’arcipelago”.
Più in generale, nell’intero Estremo oriente russo, le città dovranno espandersi (Putin ha parlato di un grande ampliamento con la “creazione di nuove metropoli da un milione di abitanti e oltre”), mentre sorgeranno poli commerciali per aiutare le realtà locali a svilupparsi nell’alveo di un’economia green oriented. Detto altrimenti, la Russia cercherà di cestinare il vecchio assunto che comprendeva la creazione di centri residenziali attorno a grandi fabbriche sperdute in mezzo al nulla. “Le nuove metropoli saranno luoghi di vita con al centro l’uomo e le sue esigenze”, hanno confermato fonti russe.
L’importanza dell’Estremo oriente russo
L’interesse russo nei confronti della sua periferia orientale non nasce per caso. Dal momento che il baricentro globale – tanto quello politico che quello economico – si sta spostando sempre di più verso l’Asia, Mosca ha pensato bene di riabilitare un territorio fin qui non sfruttato a dovere. Insediarsi nel continente asiatico, infatti, consentirebbe al Cremlino di competere con la Cina su varie questioni e accreditarsi come una delle principali interlocutrici con le potenze occidentali. Certo, Mosca e Pechino condividono numerose alleanze, ma tra i due Paesi permane una diffidenza di sottofondo, dettata non solo da ragioni storiche. Ecco perché Putin ambisce a mettere radici anche in Asia.
La Russia ha poi messo nel mirino la rotta marittima settentrionale dell’Artico, già studiata da Pechino nell’ottica di una Via della Seta Polare (o Artica). Per tranquillizzare la platea internazionale, Putin ha affermato che Mosca accoglie con favore l’interesse di altri Paesi nell’utilizzo della suddetta rotta, e che non imporrà loro alcuna restrizione. A partire dal 2022 dovrebbe essere stabilito un canale comunicativo per far confluire i trasporti pesanti da San Pietroburgo a Vladivostok attraverso il Mare del Nord. “Questa sarà senza dubbio la futura rotta principale di tutti i trasporti mondiali tra Asia ed Europa”, ha sottolineato Putin. Vedremo se la Russia riuscirà ad aumentare il suo peso specifico in Asia, rosicchiando spazi di manovra a Pechino, o se il Cremlino dovrà pagare dazio a una Cina sempre più padrona del continente asiatico.