L’indiscrezione degli 007 americani, più volte ripetuta nel corso delle ultime settimane, del possibile invio di aiuti militari alla Russia. Gli avvertimenti della Nato sullo stesso tema e sul divieto assoluto di appoggiare Mosca sul campo di battaglia. Infine, il ritorno del dibattito sulle origini del Covid, con l’ipotesi della fuga del virus dal laboratorio di Wuhan di nuovo sotto i riflettori in seguito a un rapporto segreto di intelligence recentemente fornito alla Casa Bianca. Gli Stati Uniti stanno aumentando la pressione sulla Cina nello stesso momento in cui Pechino dà l’impressione di voler alleggerire le tensioni internazionali pro domo sua.
Ai 12 punti elencati dal ministero degli Esteri cinese, e proposti alle parti belligeranti per avviare un dialogo per la pace in Ucraina, è seguita l’accusa secondo cui l’esercito russo sarebbe impegnato in negoziati con la società di droni cinese Xi’an Bingo Intelligent Aviation Technology, in merito proprio alla produzione di massa di droni Zt-180 da inviare in Russia.
In precedenza, direttamente dalla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, spiegava che gli Stati Uniti erano molto preoccupati del fatto che la Cina potrebbe considerare di fornire un “supporto letale” alla Russia nell’ambito della guerra in Ucraina. Pechino continua a bollare come false e prive di fondamento tutte le esternazioni di questo tipo. Eppure il pressing di Washington sembrerebbe farsi più intenso ogni giorno che passa.
Il “ritorno” del Covid
L’ultimo fascicolo aperto, anzi riaperto, che pende sulla testa della Cina riguarda l’origine della pandemia di Covid-19. Dopo mesi di silenzio, il Wall Street Journal è tornato a parlare dell’argomento.
In particolare, il dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti si è unito ad altre agenzie federali, come l’Fbi, nella sua conclusione che Sars-CoV-2 “molto probabilmente” ha avuto origine da una fuga in un laboratorio cinese, secondo un rapporto di intelligence classificato recentemente fornito alla Casa Bianca e ai membri chiave del Congresso.
La posizione del dipartimento dell’Energia, che in precedenza era indeciso sull’origine della pandemia, è annotata in un aggiornamento di un documento del 2021 dell’ufficio del direttore dell’intelligence nazionale Avril Haines. Il Wsj ha scritto che altri quattro dipartimenti statunitensi continuano a sostenere che l’epidemia di coronavirus sia stata probabilmente il risultato di una trasmissione naturale del virus, mentre due altri sono indecisi.
In ogni caso, la conclusione del dipartimento dell’Energia sarebbe il risultato della lettura di nuovi dati di intelligence e si tratterebbe di una conclusione significativa – ma non assoluta – perchè questa agenzia sovrintende a una rete di 17 laboratori nazionali, alcuni dei quali svolgono ricerche biologiche avanzate.
Pressione sulla Cina
La notizia sulla probabile fuoriuscita di Sars-CoV-2 da un laboratorio cinese rilanciata dal WSJ ha contribuito a mettere in una posizione scomoda la Cina. E questo nonostante, nello stesso report citato dai media statunitensi, il dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti abbia usato parole emblematiche. Si ritiene, infatti, che l’ipotesi sposata nel documento abbia “basso margine di sicurezza” mentre lo stesso dipartimento sostiene la nuova posizione con “scarsa fiducia”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il discorso relativo all’ipotetica (e futura) volontà cinese di inviare armamenti a Mosca: non sono ancora state diffuse prove certe, ma Washington incalza la Cina sul tema rilanciando ogni minimo indizio.
A tutto questo dobbiamo aggiungere l’ultimo Strategic Concept della Nato partorito a Madrid nel giugno 2022, che ha tracciato le linee guida dell’Alleanza atlantica, stabilito le priorità e individuato le minacce principali. Tra queste ultime, oltre alla Russia, considerata “la più diretta e significativa minaccia per gli alleati”, troviamo appunto la Cina, etichettata per la prima volta come “sfida sistemica“.
In attesa di capire qual è il reale grado di coinvolgimento cinese nella storia del Covid, e in attesa di avere prove consistenti dell’eventuale supporto militare del Dragone al Cremlino, è lecito supporre che gli Stati Uniti vogliano aumentare la pressione sulla Cina. Probabilmente per costringere Xi Jinping ad allontanarsi dalla Russia. O forse per cercare di indebolire Pechino.