L’Arabia Saudita sta considerando l’ipotesi di acquistare gas naturale da Israele. Lo ha riferito un ex membro di governo del primo ministro Netanyahu, Ayoob Kara, secondo il quale vi sarebbero trattative in corso tra i due Paesi per la costruzione di un nuovo gasdotto: un impianto che, se realizzato, collegherebbe il Regno saudita alla città israeliana di Eliat, sulle rive del mar Rosso.
Sul tavolo anche la possibilità per Riad di allacciarsi all’oleodotto israeliano Eilat-Ashkelon, strategico per l’Arabia Saudita, che potrebbe così esportare il petrolio in Europa e in altri mercati eludendo lo Stretto di Hormuz, al centro delle tensioni tra Stati Uniti e Iran.
“Una questione di interesse reciproco“, così Kara ha definito il possibile accordo con Riad. Israele ha scoperto massicce quantità di gas nelle sue acque territoriali, ma al momento non riesce a sfruttarne appieno il potenziale. Pur avendo stipulato contratti con partner commerciali del valore di 25 miliardi di dollari, più dell’80 percento delle sue riserve rimangono inutilizzate.
Su questo fronte, l’Arabia Saudita potrebbe essere il partner ideale per lo Stato ebraico: il Regno, infatti, ha programmato di investire 160 miliardi di dollari nel gas naturale nel prossimo decennio. Da sempre tra i principali esportatori di petrolio a livello mondiale, Riad si sta ora orientando verso il mercato del gas naturale che potrebbe ridurre la dipendenza del Paese dall’oro nero e rafforzare così il suo peso a livello internazionale.
Progetti così ampi richiederebbero la formalizzazione delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi; ancora un obiettivo al di là da venire, considerando l’impopolarità di Israele nel mondo arabo in relazione alla questione palestinese.
Anche i precedenti non sembrano aiutare. Nel 2016, in seguito alla stipula di un contratto analogo per la vendita di gas naturale tra Israele e Giordania, proteste di massa avevano invaso le strade di Amman, manifestando la forte opposizione nei confronti di qualsiasi accordo con lo Stato ebraico.
Verso un disgelo dei rapporti
Secondo Kara, tuttavia, il sostegno dei Paesi arabi nei confronti della questione palestinese sarebbe solo “una facciata”, mentre, nella realtà dei fatti, gli stessi Stati starebbero lavorando per rafforzare le relazioni militari ed economiche con Israele con lo scopo di contrastare l’Iran.
É certo comunque che, se finalizzato, l’accordo tra Arabia Saudita e Israele costituirà un importante passo verso la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi, con ripercussioni inevitabili nello scacchiere mediorientale.
A livello ufficiale, Arabia Saudita e Israele non intrattengono relazioni diplomatiche; addirittura, Riad non riconosce l’esistenza dello Stato di Israele. Negli ultimi anni, tuttavia, si sta assistendo a un disgelo dei rapporti.
Già nel 2017, i due Paesi avevano condotto trattative per la stipula di accordi economici. L’anno successivo – secondo quanto riferito da fonti israeliane -, Riad avrebbe avuto intenzione di acquistare il sistema di difesa israeliano Iron Dome, per difendersi dagli attacchi missilistici condotti dagli Houthi contro il proprio territorio nazionale.
Le “relazioni segrete” tra Israele e Arabia Saudita erano state confermate ufficialmente dal ministro dell’Energia israeliano, Yuval Steinitz, che nel novembre 2017 ne aveva individuato le ragioni proprio nella comune rivalità nei confronti dell’Iran.
Entrambi i Paesi considerano l’Iran come la principale minaccia in Medio Oriente e sono preoccupati che Teheran stia ampliando la propria influenza nella regione sia grazie a un intervento diretto – come nel caso di Siria e Iraq – sia attraverso i suoi proxy – ad esempio, in Libano e in Yemen.