Mohamad bin Nayef sul suo blog, esce allo scoperto attaccando frontalmente il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohamed bin Salman. La notizia apparsa questa settimana su al Manar, sito vicino a Hezbollah.
Una cosa seria, dal momento che bin Nayef era il Principe ereditario del Regno prima che l’attuale lo detronizzasse.
Se bin Nayef è uscito allo scoperto, dopo mesi di silenzio, è il segno che ha le spalle coperte e dà voce a un malcontento diffuso nella petromonarchia.
Bin Nayef critica il rivale perché ha dato il suo assenso allo spostamento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme. Un placet molto importante per convincere gli altri Stati arabo-sunniti ad accettare la nuova dislocazione della legazione diplomatica.
Per bin Nayef si tratta di tradimento, dal momento che, scrive, “al-Quds è l’eterna capitale della Palestina“,
Non solo. Bin Salman, secondo Nayef, vuol traviare il popolo saudita, tradirne l’identità, precipitando il Paese “nell’abisso”.
E non basta: gli rinfaccia la guerra yemenita, a causa della quale i ricchi yemeniti stanno abbandonando la monarchia del Golfo.
Inoltre la sua politica invasiva rispetto agli altri Paesi arabi, volta a stabilire una leadership saudita sui Paesi a egemonia sunnita, starebbe suscitando reazioni e incrinando antiche empatie.
Infine accusa gli Emirati Arabi Uniti, con i quali il principe ha intessuto rapporti più che intensi, di rappresentare un “minaccia per la sicurezza nazionale”: i loro uomini, scrive Nayef, si stanno infiltrando nei gangli vitali del potere saudita, stanno annettendosi importanti aree dello Yemen e “prendendo possesso dei porti del Mar Rosso”.
Per bin Nayef rappresentano una minaccia esistenziale per il Regno, ancor più dell’Iran, storico rivale. Una considerazione che ha peso importante se si pensa allo scontro in atto tra Ryad e Teheran.
Non che proponga una conversione verso una politica filo-iranana, anzi vede con timore l’ampliamento della sua influenza in Medio oriente (favorita dalla vacuità della politica estera di bin Salman). Ma la scala delle minacce poste al Regno ne fa un antagonista meno temibile rispetto ad altri.
Una presa di posizione importante, quella di bin Nayef. Che sembra trovare convergenze con la notizia che sta rimbalzando su siti e media arabi: il principe Mohamed bin Salman non si mostra in pubblico dallo scorso 21 aprile.
Il sito iraniano Fars, ad esempio fa notare che non esiste nessuna foto del principe con il segretario di Stato Usa Mike Pompeo, che ha visitato Ryad il 28 aprile scorso, Rilievo, in effetti, molto significativo.
Mohamed bin Salman peraltro è sempre stato molto attivo sui social e “prolifico in termini di annunci e tweets” (sempre al Manar). Il fatto che da aprile tale attività sia scemata è altro dato di rilievo..
Tali siti ricordano che il 21 aprile ci fu un attacco al Palazzo reale saudita. Una notizia minimizzata dalle fonti ufficiali saudite, che parlarono di un banale incidente.
Invece si sarebbe trattato davvero di un attacco al cuore del Regno. Peraltro riuscito: il principe. Infatti, sarebbe rimasto ferito gravemente.
Possibile, ma anche no. Il problema è che le informazioni che filtrano dalla Corte saudita ricordano un po’ quanto avveniva in epoca sovietica. Così, adattandoci alla situazione, scriviamo che Mohamed bin Salman ha un raffreddore.
Detto questo, il fatto che Mohamed bin Nayef abbia attaccato così apertamente il giovane principe indica che il raffreddore è più forte di quanto ci vogliano far credere.
Nel riferire tali notizie, non si può non ricordare che l’ascesa al potere di Mohamed bin Salman, conquistato con una congiura di palazzo, fu favorita da Jared Kushner che, in qualità di genero del presidente, ha gestito a lungo la politica mediorientale degli Stati Uniti.
Stessa età, stessa spregiudicatezza, Kushner e bin Salman formarono un sodalizio affiatato.
Insieme, pianificarono la destabilizzazione del Libano, che avrebbe dovuto innescarsi con il rapimento del primo ministro Saad Hariri da parte del giovane principe saudita.
Il fallimento di piano, più che avventato, ebbe come effetto il ridimensionamento di Kushner. E, in parallelo, quello di Mohamed bin Salman, da allora costretto a muoversi con meno spregiudicatezza nel teatro mediorientale.
Lunedì Kushner è tornato alla grande sulla scena internazionale, presenziando invece del presidenziale genero, all’apertura della nuova ambasciata americana a Gerusalemme.
Una mossa improvvida quella di Trump, che ha incendiato il Medio oriente. E che il genero presidenziale, con la sua presenza in loco, rivendica e ascrive a sé.
Se si considera tale particolare, l’attacco di bin Nayef al rivale saudita, avvenuto due giorni dopo tale celebrazione, appare ancor più significativo: la spregiudicatezza incarnata dai due rampolli deve essere ridimensionata, se si vuole riportare un po’ di ordine nel caos mediorientale. Messaggio alto e forte, dunque, che va al di là dei ristretti riconfini del Regno.