João Lourenço a settembre è diventato il primo nuovo presidente dell’Angola. Poco dopo l’elezione ha fatto qualcosa di inaspettato: si è fermato al semaforo rosso. E migliaia di utenti sui social lo hanno lodato per aver rispettato la legge. Subito dopo ha aspettato in fila in un ristorante per comprare un hamburger. In pochissimi scommettevano sulla sua capacità di rompere con la vecchia leadership, il suo predecessore è stato José Eduardo Dos Santos che ha avuto uno stile nella presidenza all’opposto. Dos Santos raramente ha lasciato il palazzo presidenziale da dove ha governato il più grande produttore di petrolio dell’Africa per ben quattro decenni.

Le compagnie della famiglia dos Santos controllavano gran parte dell’economia del paese. Sua figlia, Isabel, gestiva la compagnia petrolifera nazionale, Sonangol, la più grande fonte di valuta forte del Paese. Suo figlio, José Filomeno, gestiva il fondo sovrano di 5 miliardi di dollari. Una vota ritiratosi, dos Santos ha mantenuto il suo ruolo di leader del partito al governo. Tutti credevano che avrebbe esercitato il potere dietro le quinte. Che Lourenço sarebbe stato un mero esecutore di ordini.

Tuttavia, da quando ha prestato giuramento, Lourenço ha scatenato un cambiamento che sembrava impensabile un anno fa. Oltre a tentare di rianimare un’economia martoriata dai bassi prezzi del petrolio ha montato una incredibile campagna anti-corruzione e sta anche eliminando il clan Dos Santos da tutte le leve del potere. L’Angola infatti è tra i 20 paesi più corrotti al mondo, secondo il this tank Transparency International.

Sia Isabel che José Filomeno sono stati licenziati. José junior è accusato di frode per un presunto tentativo di trasferire 500 milioni di dollari dal fondo attraverso un conto a Londra. Anche tutti gli alleati dell’ex presidente sono nel mirino. Lourenço ha licenziato il capo dello staff delle forze armate (che è anche sotto inchiesta per frode), e il capo dell’intelligence per il servizio estero. I giornali sono passati dall’insabbiare e coprire tutti i problemi con la giustizia della famiglia dos Santos a fare dure campagne nei loro confronti. In questa campagna il primo ufficiale di alto profilo ad essere rimosso è stato il governatore della banca centrale Valter Filipe, un avvocato di Dos Santos nominato l’anno precedente.

Lourenço ha anche sostituito i consigli di amministrazione di diverse compagnie statali fedeli a Dos Santos e ha annullato contratti multimilionari per la gestione dei canali televisivi pubblici dell’Angola di altri due figli di Dos Santos. “È stata una sorpresa molto positiva”, ha detto Soren Kirk Jensen, un esperto di Angola. “C’è stato un profondo cambiamento di stile, da uno stile completamente chiuso ad uno completamente aperto. Ancora più importante, il nuovo presidente ha avviato riforme economiche necessarie affrontando le disfunzionalità a causa di monopoli innaturali che sono stati controllati da alcune famiglie”.

Lourenço promette di rendere l’Angola più appetibile per gli investitori. Attualmente la Banca Mondiale considera il paese un posto più problematico per fare investimenti rispetto alla Siria. Lourenço ha separato la valuta dell’Angola, la kwanza, dal dollaro, spingendola a diminuire del 27% da gennaio. E ha revocato una legge che obbligava gli investitori ad avere partner locali che dovevano possedere circa un terzo della loro attività. Sta anche cercando di eliminare i monopoli di stato. Ma i partiti di opposizione vogliono sapere come il governo abbia sperperato le centinaia di miliardi di dollari guadagnati dal petrolio e dai diamanti negli ultimi decenni.

Sebbene il reddito medio pro capite sia di 3.110 dollari, il doppio della media sahariana, circa due terzi degli angolani sopravvivono con meno di 2 dollari al giorno. I tassi di mortalità infantile e materna sono tra i più alti del mondo, con circa un bambino su cinque che muore prima dei cinque anni. C’è ancora tanto da fare. Ma i licenziamenti hanno conferito a Lourenço il soprannome del personaggio del film di Arnold Schwarzenegger “The Terminator”.