Con la pandemia di Covid-19 che adesso ha colpito oltre 150mila persone a livello globale, la necessità di combattere sempre più duramente la sua decisione si è palesata ad un numero sempre maggiori di Paesi, soprattutto tra quelli europei. Scuole chiuse in quasi tutto il mondo, riunioni di massa messe all’indice e manifestazioni sportive bloccate sono soltanto la punta dell’iceberg delle decisioni che i governi mondiali stanno lanciando contro la diffusione dell’infezione. E tra i Paesi che si stanno allineando alla linea cinese-italiana di bloccare la diffusione tramite l’isolamento delle persone adesso si è aggiunta anche la Spagna di Pedro Sanchez, che ha appena esteso il divieto di circolazione per futili motivi all’intero Paese, come riportato dal quotidiano iberico El Pais.

Le misure draconiane della Spagna

Similmente ai provvedimenti presi in Italia, la Spagna ha da oggi proibito la circolazione nei Paesi e nelle città senza che alla base ci siano motivi di approvvigionamento alimentare, scopi lavorativi o acquisti di medicinali e beni di prima necessità. L’idea di fondo è sempre la stessa “state a casa” che ci siano abituati a sentirci ripetere dai politici, dalle televisioni e dai giornali, in quanto unico strumento per prevenire la diffusione del virus in attesa di una sua scomparsa o di un suo vaccino. Mentre fino a ieri le misure restrittive si erano limitate alla città di Madrid, adesso tutto il popolo spagnolo deve seguire le direttive governative.

Sanchez ha cercato una soluzione che garantisse comunque lo svolgimento dei lavori per non arrestare le produzioni del Paese, onde evitare il rischio che uno stop completo potesse danneggiare oltremodo lo scenario economico già fragile della Spagna. Tuttavia, anche sui posti di lavoro dovranno essere rispettati quegli standard igienici volti a prevenire il contagio, nonché le distanze garantite per evitare la trasmissione diretta dell’infezione.

La paura di Sanchez: più contagiati che in Italia

Essendosi mosso con minore celerità rispetto a Roma, la paura del governo della Spagna è fondata sulla sulla possibilità che la diffusione reale dell’infezione nel Paese sia ancora maggiore di quella italiana. Qualora il numero dei contagiati si rivelasse allo stato attuale anche solo identico a quello italiano, l’essersi mossi con ritardo nell’attuazione delle misure restrittive rischia di far degenerare la pandemia in numeri da capogiro, in grado di affossare il sistema sanitario nazionale. E mentre i numeri crescono giorno dopo giorno, Sanchez ha deciso di mettere in campo una squadra speciale per la gestione delle misure, guidata dal ministro della salute.

Il governo è unito, ma non così tanto

La debole coalizione di governo del Paese ha preso la difficile decisioni di attuare misure restrittive e di approntare un piano economico volto a sostenere l’economia in questo duro periodo che ci si prospetta davanti. Per fare ciò, sono state necessarie oltre 7 ore di dibattito governativo, con le posizioni dei socialisti e di Podemos che sono più volte entrate in collisione. E nonostante alla fine si sia giunti ad una definizione di accordo, non tutti si possono dichiarare soddisfatti del risultato ottenuto: evidenziando al tempo stesso la fragilità del collante che tiene assieme il governo della Spagna.

Nonostante le parole di Sanchez ai margini del consiglio abbiano sottolineato l’unità delle scelte, i dubbi relativi alla reale collaborazione interna del sistema governativo iberico rimangono molti. Il rischio di ripercussioni non si cela soltanto nell’attuazione delle misure ma anche sulla fiducia internazionale verso l’economia del Paese in un momento in sé già difficile per i mercati azionari e per l’IBEX-35 di Madrid.

In questi mesi, riuscire a dimostrare unità di interni a livello centrale e ottenere una grande collaborazione tra la popolazione saranno le chiavi di volta per sorreggere il Paese nei prossimi mesi: anche una volta che la pandemia di Covid-19 sarà superata. In caso contrario, saranno le stesse possibilità di ripartenza celere ed efficace ad essere minate, confermando i dubbi sulla politica spagnola in essere ormai dall’instaurazione del governo di Sanchez.

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