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C’è davvero la mano del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump dietro il divorzio di Jeff Bezos dalla moglie Mackenzie Tuttle, dopo 26 anni di matrimonio e 4 figli? No, non si tratta della vendetta del tycoon contro un suo acerrimo rivale. Il capo della sicurezza dell’amministratore delegato di Amazon ha spiegato che, in realtà, dietro al complotto contro il proprietario del Washington Post c’è il governo saudita, che ha avuto accesso e ottenuto informazioni dal telefono privato di Bezos.

Gavin De Becker esperto di sicurezza di lunga data e da più di vent’anni al servizio di Bezos, ha accusato senza mezzi termini l’Arabia Saudita di aver rubato dal cellulare dell’uomo più ricco del mondo gli scatti “hot” che lo stesso Bezos si scambiava con la sua amante, la conduttrice tv Lauren Sanchez. Riad voleva che il Ceo di Amazon mettesse un freno alla campagna del suo giornale nei confronti del regno dopo la morte dell’editorialista Jamal Kashoggi, assassinato il 2 ottobre 2018 nel consolato saudita di Istanbul, in Turchia.

Il ricatto saudita contro Jeff Bezos

“I nostri investigatori ed esperti hanno concluso con grande sicurezza che i sauditi avevano accesso al telefono di Bezos e hanno ottenuto informazioni private”, ha scritto De Becker in un articolo pubblicato sul Daily Beast. “Ad oggi, non è chiaro se e in che che misura il National Enquirer e il gruppo editoriale American Media Inc. ne fossero consapevoli o a conoscenza”.

I dettagli piccanti della relazione fra il Ceo di Amazon e l’amante sono stati rivelati, per la prima volta, lo scorso gennaio proprio dal National Enquirer. Come riporta Dagospia, il fondatore di Amazon avrebbe inviato immagini dei suoi genitali e foto a torso nudo alla sua amante già mesi prima che i due venissero avvistati insieme per la prima volta, a ottobre, e prima che si separassero dai loro compagni. In un messaggio dell’aprile 2018, pubblicato dal tabloid, Bezos scriveva: “Ti amo. Te lo mostrerò con il mio corpo, con le mie labbra e con i miei occhi, molto presto, alive girl“.

Chi ha inviato quel materiale riservato al giornale americano? Non Trump o la Casa Bianca, come aveva fatto intendere lo stesso Jeff Bezos a febbraio quando ha rivelato di essere stato oggetto di “ricatto” e di un “tentativo di estorsione” da parte del National Enquirer, il tabloid scandalistico controllato dalla American Media Inc (Ami) di proprietà di David Pecker, alleato e amico di vecchia data del tycoon. Dietro quel ricatto c’è, come ha appurato l’indagine condotta da De Becker, il regno dell’Arabia Saudita.

Il piano di Riad per mettere a tacere le voci critiche

Come racconta lo stesso Gavin De Becker, esiste una stretta collaborazione fra David Pecker, presidente della American Media Inc (Ami) e il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman. Secondo De Becker, bin Salman e Pecker si sarebbero incontrati più volte, anche alla Casa Bianca – con il Presidente Donald Trump e Jared Kushner e l’intermediario Kacy Grine. Pecker ha viaggiato anche in Arabia Saudita, proprio per incontrare il principe ereditario.

“In concomitanza con il tour negli Stati Uniti del marzo 2018 di Mohammad bin Salman – scrive De Becker nella sua lunga ricostruzione sul Daily Beast – l’Ami di Pecker ha pubblicato una rivista di 100 pagine, senza pubblicità, chiamata The New Kingdom“, al fine di celebrare la figura “riformatrice” del principe.

La rivista, creata per l’occasione, presentava il principe saudita come “il leader arabo più influente” e una “speranza per la pace” per tutto il mondo. A Pecker e al principe (soprattutto) non doveva far piacere tutta quella grancassa mediatica, guidata proprio dal Washington Post, sull’omicidio di Jamal Kashoggi, che rischiava di minare mesi e mesi di propaganda favorevole al regno e alle “riforme” del principe bin Salman: da lì il ricatto ai danni dei Bezos e la diffusione di quelle foto “hot”.

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