Nuovi guai per l’ex vicepresidente e candidato alle primarie del partito democratico Usa Joe Biden. Un test del Dna ha “stabilito con certezza scientifica” che suo Hunter Biden è il padre di un bambino di una donna dell’Arkansas, secondo quanto riportato dalla Cnn. Hunter Biden aveva negato, in precedenza, di aver avuto un figlio dalla donna, ma lo scorso ottobre aveva accettato di sottoporsi al test del Dna. Né la Campagna di Joe né l’avvocato di Hunter hanno risposto alle richieste di commento da parte dei media americani. La notizia è arrivata poche ore prima che i dieci contendenti democratici si incontrassero ad Atlanta per un dibattito.

L’istanza al tribunale per far riconoscere che Hunter è il padre biologico di suo figlio, nato nell’agosto 2018, è stata presentata dalla 28enne Lunden Roberts. Ora gli avvocati della donna chiedono che il bimbo abbia diritto alle misure di sicurezza riservate alla famiglia dei candidati presidenziali. Come ricorda Dagospia, Hunter ha tre figli dalla prima moglie, Kathleen, dalla quale ha divorziato nel 2017 anche per la sua passione per le escort. Lo stesso anno ha allacciato una relazione con la vedova del fratello Bo, durata fino all’inizio del 2019. Pochi mesi dopo, a maggio, ha sposato Melissa Cohen.

Uno smacco per Joe Biden

Un bruttissima notizia per il padre, Joe, candidato alle primarie del partito democratico americano e papabile rivale di Donald Trump alle prossime elezioni (impeachment permettendo). Hunter Biden, 49 anni, di professione avvocato, è stato vicepresidente della National Railroad Passenger Corporation. Fino all’ottobre 2019, ha fatto parte del Consiglio di amministrazione della Bhr Partners, fondo da lui c-fondato. Per il padre, Hunter, figlio minore di Beau Biden – morto nel 2015 a causa di una grave malattia – è una fonte di grossi guai. A cominciare dalla questione Kievgate.

Joe Biden si vantò di aver minacciato nel marzo 2016 l’allora presidente ucraino Petro Poroshenko di ritirare un miliardo di dollari in prestiti se quest’ultimo non avesse licenziato il procuratore generale Viktor Shokin che, a quanto pare, stava indagando proprio su suo figlio Hunter. “Parto fra sei ore. Se il procuratore non verrà licenziato, non prenderete i soldi”, disse Biden a Poroshenko, come da lui stesso raccontato in un evento organizzato dal Council of Foreign Relations.

Come ricorda Pat Buchanan su The American Conservative, nel maggio 2016, Joe Biden, su mandato del presidente Obama, volò a Kiev per informare il presidente Poroshenko che il prestito da un miliardo di dollari era stato approvato dall’amministrazione Usa. Lo stanziamento di quella somma vitale per l’ex Paese sovietico, tuttavia, non era affatto scontato: se Poroshenko non avesse licenziato il procuratore capo entro sei ore, Biden sarebbe tornato a casa e l’Ucraina non avrebbe avuto più alcuna garanzia sul prestito. “Il procuratore aveva indagato sulla Burisma Holdings, la più grande compagnia di gas in Ucraina. Subito il colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti che estromise il governo filo-russo a Kiev, infatti, la compagnia aveva ingaggiato a 50 mila dollari al mese, Hunter Biden, il figlio del vicepresidente”, ricorda Buchanan.

Al centro dello scandalo

L’Ucraina ha ampliato le sue indagini sul fondatore della compagnia energetica Burisma, la società dove lavorava Hunter Biden: l’accusa è di appropriazione indebita di fondi statali, ha spiegato il procuratore generale Ruslan Ryaboshapka. Il procuratore che ha indagato su Burisma è Kostiantyn Kulyk, che in precedenza aveva incontrato l’avvocato personale di Trump Rudy Giuliani per discutere delle accuse contro i Biden. Le accuse riguardano inoltre violazioni fiscali, riciclaggio di denaro e licenze concesse a Burisma durante il periodo in cui l’oligarca Zlochevsky – proprietario di Burisma – era ministro. Ryaboshapka ha affermato che Zlochevsky ora è sospettato del “furto di fondi governativi su larga scala”.