Un’escalation di eventi sta investendo l’Irlanda del Nord. Nel primo mese del 2017 il governo autonomo congiunto di Belfast è caduto dopo le dimissioni da vicepremier di Martin McGuinness, in polemica con Arlene Foster, leader dei protestanti del Partito Democratico Unionista (DUP), a causa di alcuni sospetti di conflitto d’interessi rispetto alle indagini per il suo operato quando ricopriva la carica di ministro delle Finanze. Proprio per questa crisi politica, nuove elezioni si svolgeranno il prossimo due marzo.Il nuovo volto dello Sinn FèinMcGuinness, ex-comandante dell’Esercito Repubblicano Irlandese (Ira), per anni esponente di punta del principale partito repubblicano Sinn Fèin, pochi giorni dopo le dimissioni ha anche annunciato il ritiro dall’attività politica di primo piano per questioni di salute. Il suo posto è stato preso da Michelle O’Neill. Quarant’anni, è la prima donna a guidare quello che per tre decenni è stato considerato il braccio politico del gruppo armato nazionalista. Da vent’anni in politica, proviene da una famiglia di fieri repubblicani. Suo padre ha conosciuto le prigioni britanniche perchè accusato di essere un collaboratore dell’IRA e un cugino è stato ucciso dalle SAS, le forze speciali di sua Maestà. E anche se non ha vissuto a pieno gli anni più duri del conflitto, dove la violenza era all’ordine del giorno, l’esperienza non le manca. La donna, infatti, è stata sindaco, deputato ed infine ministro dell’Agricoltura e della Sanità nel governo autonomo dell’Irlanda del Nord.Le conseguenze della BrexitLa situazione è tesa anche per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea (UE). Due settimane fa, nel convegno sulla United Ireland tenutosi a Dublino, Gerry Adams, leader dello Sinn Fèin per la Repubblica d’Irlanda, ha avvertito che “l’intenzione del governo britannico di far uscire l’Irlanda del Nord dall’Europa, nonostante la volontà della popolazione di rimanere (il 56 per cento ha votato Remain, ndr), è un atto ostile. Non solo a causa delle implicazioni di un confine vero e proprio all’interno dell’isola, ma per l’impatto negativo sul processo di pace inaugurato dagli Accordi del Venerdì Santo”.

L’ipotesi portata avanti da Adams è realistica. L’intesa per la pacificazione firmata dal governo inglese, irlandese e dai maggiori movimenti politici sia unionisti che repubblicani nel 1998, infatti, oltre all’abolizione del confine tra nord e sud, prevede una serie di patti che verrebbero a cadere se il Regno Unito non riconoscesse più la Corte Europea dei Diritti Umani.Torna la violenzaPrima del referendum, nel corso di una conferenza all’università di Derry, l’ex primo ministro britannico Tony Blair aveva detto che le conseguenze della Brexit avrebbero messo seriamente a rischio la pace e la stabilità del Nord Irlanda, “costruite con grande sforzo e consolidate con altrettanta difficoltà”. Non aveva torto. Il gruppo armato repubblicano New IRA, che dal 2012 ha riunito varie sigle paramilitari ancora attive, infatti, ha rivendicato nell’ultimo periodo una serie di azioni. A Belfast, nei giorni scorsi, ha piazzato una bomba con l’obiettivo di colpire le forze di sicurezza. Fortunatamente l’attentato non è andato a buon fine, ma per disinnescare l’ordigno gli artificieri britannici hanno impiegato due giorni, a causa della nuova e sorprendente tecnologia usata. Il gruppo armato ha dichiarato di essere responsabile anche del ferimento di un poliziotto avvenuto la sera di domenica 22 gennaio durante un agguato a Belfast. I militanti nazionalisti, attraverso un comunicato rilasciato al quotidiano The Irish News, hanno spiegato che l’intenzione dell’attacco era quella di “uccidere due poliziotti”. Solo l’uso del giubbotto antiproiettile ha salvato la vita all’agente.@fabio_polese

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