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Il presidente francese Emmanuel Macron ha lanciato un appello affinché l’Europa raggiunga una “autonomia strategica”. Secondo Macron sarebbe il modo migliore per rivitalizzare la Nato e affrontare le sfide globali: dalla pandemia al controllo degli armamenti passando per il cambiamento climatico.

Nel suo intervento di giovedì scorso al forum online del Consiglio Atlantico, Macron ha affermato che “dobbiamo essere molto più responsabili verso il nostro vicinato” esortando le altre nazioni europee ad aumentare le spese per la Difesa come chiara dimostrazione del loro impegno a condividere gli oneri con gli Stati Uniti sulla sicurezza.

Un appello, quello del presidente francese per l’aumento del budget per la Difesa, che arriva tardivamente rispetto a quanto ha sempre fortemente dichiarato l’ex inquilino della Casa Bianca Donald Trump, che ha fatto, durante il suo quadriennio, dell’aumento delle spese sino al 2% del Pil la sua bandiera di politica transatlantica, arrivando perfino a creare una frattura con la Germania, solo molto recentemente in possibile via di guarigione.

Quello che forse risulta essere più interessante del discorso di Macron, però, è quanto ha detto in risposta a una domanda, ovvero che “il Medio Oriente e l’Africa sono il nostro vicinato, non quello degli Stati Uniti”. Un’assunzione di responsabilità che però non può prescindere dal raggiungimento dell’autonomia decisionale, come si evince dalle parole del presidente. Il rafforzamento dell’impegno dell’Ue per la spesa per la sicurezza ha posto fine a una “situazione di sconfitta”, secondo Macron, in cui gli Stati Uniti hanno dovuto impegnare un gran numero di forze nel continente escludendo così gli europei dall’avere voce in capitolo nelle grandi decisioni sulla propria difesa, ed a questo proposito ha aggiunto che “ora stiamo operando in una nuova era”.

Il presidente francese ha espresso anche la volontà che gli europei considerino l’Ue come un’entità interessata alla sicurezza tanto quanto alle questioni economiche, e la Francia, ormai da tempo, ha tutta l’intenzione di candidarsi ad essere il Paese guida per questa politica comunitaria che avrà, necessariamente, ripercussioni su scala mondiale: Parigi, così come Londra, sta recuperando la sua vocazione globale attraverso la valorizzazione dello strumento navale: già nel 2020 era stato ricostituito il ministero del Mare, e ora arriva il piano programmatico per lo sviluppo della flotta, che rappresenterà una pietra miliare anche per le altre nazioni europee. L’Ue, nella visione francese, dovrebbe essere quell’organismo che opera in “coordinamento politico con la Nato” per garantirne l’interoperabilità quando viene chiamata in azione. Come esempio su come questo meccanismo possa funzionare con successo, Macron ha citato le operazioni francesi in Siria effettuate con Stati Uniti e Regno Unito. Guardando all’Alleanza stessa, l’intenzione sarebbe quella di aggiungere una dimensione politica più forte alla sua “sovrastruttura militare” nei prossimi anni.

C’è stato spazio anche per un’analisi della questione turca. Come sappiamo Parigi ed Ankara sono giunte ai “ferri corti” al punto che la Francia ha deciso di fornire armamenti moderni alla Grecia, che è l’avversario della Turchia nella sua diatriba sulla sovranità nel Mediterraneo Orientale. La preoccupazione espressa da Macron è quella condivisa anche da Washington, ovvero la deriva “autocratica” di Ankara in seno alla Nato, i legami con Mosca per l’acquisto di armamenti e la spregiudicatezza delle sua azioni militari unilaterali, nella fattispecie in Siria. “La Turchia si è messa in una situazione folle” nel nord-est della Siria ha detto il presidente francese riferendosi all’operazione Sorgente di Pace nel Kurdistan siriano. Del resto quella parte dello scacchiere mediorientale è storicamente e politicamente rientrante nella sfera di influenza francese, come per altri parti del Nord Africa, e Parigi non può tollerare le ingerenze di una Turchia che vorrebbe diventare una potenza regionale autonoma a tutti gli effetti.

Secondo Macron quell’azione ha distrutto “la credibilità degli Stati Uniti e della Francia” e la situazione è stata aggravata dalla decisione americana di ritirarsi dalla Siria in seguito all’attacco turco. Pertanto il presidente ha sottolineato la necessità che l’Alleanza debba chiarire le regole tra gli Stati membri quando si tratta di intervenire in un Paese terzo.

Per rivitalizzare la Nato, Macron ha affermato che i membri devono rispondere a domande fondamentali, come chi sono i nemici dell’Alleanza, chi è un terrorista e come vadano affrontate le nuove questioni nel Pacifico riguardanti l’attività della Cina. Proprio a riguardo di Pechino, Macron ha detto che “la Cina è nel complesso un partner [nel cambiamento climatico], un concorrente [soprattutto nel commercio] e un rivale sistemico” per Stati Uniti, Francia e Unione Europea.

Ha suggerito pertanto che un modo per coinvolgere la Cina sarebbe recuperare la strategia diplomatica attraverso incontri al vertice che coinvolgano Washington, Parigi, Londra, Mosca e Pechino su questioni importanti. Un inizio, ha detto Macron, si avrebbe attraverso la formulazione di una sorta di “piano regolatore”, da parte delle democrazie, concernente, ad esempio, la sicurezza informatica, le telecomunicazioni 5G e la tecnologia informatica avanzata per offrire alternative cristalline ai modelli cinesi che mancano di trasparenza su questioni fondamentali.

Macron ha poi affermato che la mancanza di trasparenza della Cina è evidente anche nella lotta contro il Covid-19. “La Cina è riuscita a convincere alcuni paesi [come la Serbia, nell’area del Golfo Persico e in Africa] con la sua ‘diplomazia del vaccino’” che li stava aiutando molto prima che l’Occidente potesse farlo. “Hanno fornito molte dosi” del loro vaccino ma nessuna informazione su come è stato sviluppato, testato e prodotto. La strategia di Pechino era di dimostrare alle altre nazioni che la Cina è più efficiente delle democrazie nell’affrontare una crisi globale.

Più vicina a Parigi è la Russia, che Macron ha osservato “fare parte dell’Europa”. Il presidente francese nonostante abbia riconosciuto che Mosca è stata insolitamente aggressiva con l’Ucraina e la Bielorussia, ha comunque ammesso che alcuni comportamenti del Cremlino erano comprensibili, poiché la Nato ha spinto i suoi confini orientali verso la Russia con l’ingresso della Polonia e dei Paesi Baltici nell’Alleanza.

Diventa prioritario, pertanto, “ricreare un quadro per la discussione con questo Paese” al fine di far cessare alla Russia i suoi comportamenti aggressivi, le campagne di disinformazione, gli attacchi informatici e il suo uso di proxy armati per destabilizzare i suoi vicini.

Questo però significa “tracciare una linea rossa” per “evitare una divergenza più forte”. Macron qui dimostra una notevole lungimiranza politica ammettendo che la Russia è un partner europeo prezioso, e avendo ben chiaro il pericolo rappresentato dall’emarginazione e dalle politiche di contrasto che la stanno spingendo sempre più a stringere legami con la Cina anche di tipo militare.

Macron ha fatto appello anche alla necessità di prendere decisioni condivise con gli Alleati anche per quanto riguarda questioni inerenti i trattati internazionali, che hanno ripercussioni sulla sicurezza dell’Alleanza e dell’Europa. Citando il ritiro americano dal Trattato Inf sulle forze nucleari a raggio intermedio, voluto dall’amministrazione Trump ma già in corso di considerazione sotto quella Obama, ha affermato che questa decisione, oltre ad aver influenzato direttamente paesi europei come la Polonia, è stata presa con poca o nessuna consultazione con la Nato. “Abbiamo bisogno di una discussione più ampia” con altri Paesi sulla questione dei missili balistici e da crociera, ha detto il presidente sottolineando l’interesse dell’Ue in qualsiasi negoziato futuro anche coinvolgendo la Cina, che possiede un consistente arsenale missilistico a raggio intermedio e continua ad ingrandirlo. Sostanzialmente qui, Macron, sta esprimendo quella che era la posizione di Trump che lo ha portato a stracciare il Tratto Inf.

Guardando alla nuova amministrazione Biden, la “priorità numero uno” è sviluppare una collaborazione orientata ai risultati” per affrontare le questioni globali. Nella sua prima conversazione telefonica con il presidente Usa, ha affermato di aver descritto l’Ue e gli Stati Uniti come i due principali attori per “costruire insieme una relazione che soddisfa le esigenze di sicurezza a livello regionale e globale”.

Macron quindi sembra aver rinunciato alla narrazione che vuole la Nato uno organismo obsoleto e di cui disfarsi, un’alleanza “cerebralmente morta”, e opta per un approccio più morbido che riflette il cambio di amministrazione a Washington. Biden si è dimostrato più attento alle questioni transatlantiche, e all’Eliseo hanno saputo cogliere la palla al balzo per cercare di indicare la strada per un rinnovamento dei rapporti in chiave più “autonomista”, anche perché la finalità ultima è di fare della Francia il Paese guida della politica estera dell’Ue anche sfruttando il suo ruolo nella Nato.

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