L’impressione è che l’epilogo sia lo stesso ampiamente pronosticato alla viglia: in Algeria infatti, dove nella giornata di giovedì si è votato per le prime presidenziali post Bouteflika, ha vinto Abdelmadjid Tebboune, ex primo ministro ma soprattutto uomo ritenuto molto vicino al capo di stato maggiore dell’esercito, Ahmed Gaid Salah. A Tebboune è andato il 58% dei consensi, riuscendo quindi a diventare presidente già al primo turno. Ma sul voto pesano non poche incognite: l’affluenza si è fermata al 40%, non tanto alta da dare ampia legittimazione popolare al nuovo presidente ma nemmeno tanto bassa da rendere invalide le consultazioni, i manifestanti in piazza da febbraio sono già sul piede di guerra in quanto non hanno alcuna volontà di riconoscere le consultazioni appena concluse. E l’Algeria dunque, a poche ore da quella che dovrebbe rappresentare l’inizio di una nuova era, si interroga ancora sul suo futuro.
Chi è Abdelmadjid Tebboune
Molti passaggi della sua carriera politica non hanno contribuito a dare credibilità al nuovo capo di Stato agli occhi dei manifestanti. Tebboune, 74 anni, ha infatti fatto il suo ingresso nel mondo delle istituzioni con l’avvento al potere di Abdelziz Bouteflika, il presidente costretto a dimettersi il 2 aprile scorso proprio sull’onda delle proteste popolari esplose in tutto il paese contro l’ipotesi di una sua ricandidatura. Tebboune viene quindi visto come un uomo del “pouvoir” che si vorrebbe abbattere e contro cui da febbraio molti cittadini scendono in piazza.
Nel 1999, anno dell’inizio del primo mandato di Bouteflika, Tebboune è stato nominato ministro delle comunicazioni. Ha fatto seguito una scalata all’interno dell’entourage dell’ex presidente, che lo ha portato nel maggio del 2017 a diventare primo ministro. Ma si è trattato, in quel caso, di un’esperienza molto breve: il 15 agosto di quell’anno è costretto alle dimissioni ed il suo è stato il governo meno longevo della storia recente algerina. A dire la verità però, il suo arrivo sulla poltrona di premier è stato accompagnato da un’ondata di speranze rivolte alla sua azione politica. Tebboune infatti ha promesso, una volta insediatosi, una lotta senza quartiere agli oligarchi ed agli sprechi. Durante i pochi giorni del suo governo, è entrato in contrasto con Ali Haddad, uno dei più importanti uomini d’affari del paese. E questo ha comportato l’inizio delle dinamiche che possono spiegare in parte quanto avvenuto negli ultimi mesi.
Haddad è infatti molto vicino a Said Bouteflika, fratello dell’ex presidente e di fatto “reggente” del paese negli anni della malattia dell’ex capo dello Stato. Said ha quindi contribuito alla repentina caduta di Tebboune, facendo iniziare di fatto una lotta tutta interna all’establishment algerino. Da un lato Said Bouteflika e gli uomini d’affari emersi dopo le prime liberalizzazioni, dall’altro gli uomini vicini al capo di stato maggiore Salah. Quest’ultimo non a caso non ha represso le manifestazioni anti governative a febbraio e si è scoperto che, per tal motivo, Said Bouteflika (oggi in galera con l’accusa di cospirazione) aveva intenzione di far rimuovere lo stesso Salah. Ecco perché, nel successo elettorale di Tebboune, i manifestanti non vedono nient’altro che la vittoria dell’ala vicina al capo di stato maggiore all’interno della lotta di potere che è andata avanti negli ultimi due anni.
Le reazioni della piazza
Sarà adesso importante capire quali saranno le mosse dei movimenti dei manifestanti che vorrebbero l’intera governance dell’ex presidente Bouteflika fuori dai palazzi del potere. Durante le fasi di voto, sono stati registrati scontri e manifestazioni. In alcuni casi, sia ad Algeri che in altre località del paese, i seggi sono stati chiusi per ragioni di sicurezza. Nella regione a maggioranza berbera della Cabilia, l’affluenza alle urne è stata molto bassa, in pochi casi ha superato il 15%. Dunque, di problemi nella gestione della giornata elettorale non ne sono certo mancati. Ciò che più si temeva alla vigilia, era la fase post elettorale. I manifestanti, che anche nelle ultime ore hanno continuato a bollare come “farsa” le elezioni, hanno già annunciato di volere proseguire con le proteste di piazza. E lo spettro di scontri ancora più violenti è dietro l’angolo.
Intanto a livello internazionale è da registrare il complessivo riconoscimento della vittoria di Tebboune. Da Parigi, il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto sapere di “aver preso atto” dei risultati elettorali, da Il Cairo invece Al Sisi ha dichiarato di congratularsi con il popolo algerino “per il successo delle elezioni presidenziali”: “Ci congratuliamo anche con il presidente eletto Abdelmajid Tebboune – ha affermato Al Sisi – per la fiducia del popolo algerino”.