(Pristina) Il giorno delle elezioni per il parlamento del Kosovo si avvicina. I commentatori nazionali e internazionali parlano di un appuntamento elettorale dall’esito incerto, mentre al tempo stesso tutti i partiti politici sostengono la propria netta vittoria. Tra questi anche Vetëvendosje (autodeterminazione in italiano), partito che fino a oggi è sempre stato all’opposizione. Alla sua guida c’è Albin Kurti, classe 1975, scelto nuovamente come candidato per la carica di primo ministro. Lo incontro nella sede elettorale del partito nel quartiere Arberi di Pristina.
Kurti, lei è la guida di uno dei principali partiti del Kosovo, Vetëvendosje, che ha aumentato il consenso elezione dopo elezione: nel 2010, alla vostra prima apparizione elettorale, avete ottenuto il 12%, mentre nel 2017 avete raggiunto il 27%. Tuttavia durante l’ultima legislatura circa metà dei vostri parlamentari hanno lasciato il partito. Dopo due anni, cosa vi aspettate per queste elezioni? E che significato hanno per voi?
Ci aspettiamo nulla meno che la vittoria, di uscire dalle urna come il primo partito del Kosovo. Vogliamo ma soprattutto dobbiamo vincere. Ci appartiene. Come recita il nostro slogano erdhidita, il giorno è arrivato. Questo significa per noi il voto del 6 ottobre. Sarà una sorta di referendum tra chi vuole che tutto rimanga uguale e chi, al contrario, chiede e vuole quel cambiamento atteso da tempo. Un cambiamento che porterebbe ad affrontare i problemi che affliggono il Kosovo.
Per esempio?
In primo luogo la corruzione dilagante e la costante presenza della criminalità organizzata. Cercheremo di mettere in pratica la legge, di rafforzare la polizia del Kosovo fornendole gli strumenti per operare il più efficacemente possibile, nonché strutturare l’intelligence nazionale. Infine, concentrare il nostro impegno in favore dei giovani.
Andando oltre lo slogan, concretamente quali misure avete in programma per aiutare la popolazione più giovane?
Dobbiamo partire dalla struttura scolastica che attualmente è pessima. In particolare, credo che sia urgente porre in contatto il mondo della scuola con quello delle imprese. Con il mondo economico, facendo sì che chi esce dal percorso scolastico sia già pronto per il mondo del lavoro. Detto ciò, abbiamo in mente di costituire un fondo di 80 milioni di euro per aprire start-up che siano innovative a livello tecnologico. L’idea di base è che dobbiamo “sfruttare” il potenziale dei giovani. E noi dobbiamo garantire gli strumenti.
Intervenendo anche in campo economico, immagino.
Certo. Innanzitutto premiando e sostenendo quelle aziende i cui bilanci sono positivi. In Kosovo molte imprese chiudono in perdita. È inimmaginabile pensare che questa situazione sia sostenibile. Ma non solo, siamo convinti di dover diventare un terreno fertile per investitori. In particolare dobbiamo attrarre chi oggi si trova all’estero a causa della diaspora. Gli investimenti saranno fondamentali per il futuro del nostro Paese.
La diaspora. Uno dei temi più caldi riguarda il dialogo con la Serbia. Nel 2010 lei affermava che finché la Serbia non riconosce il Kosovo, non c’è possibilità di dialogo. Dopo 9 anni la sua posizione è cambiata?
Credo che la Serbia stia adottando una politica aggressiva nei confronti del nostro Paese. Non solo per quanto riguarda il tema del riconoscimento. Posso dirle questo.
Passando al tema della cosiddetta “Grande Albania”. Anche su questo punto, sempre lo stesso anno sostenevate la necessità di unire l’Albania e il Kosovo. Oggi?
Siamo una nazione e due Stati. Questa conformazione ci è stata imposto dalle organizzazioni internazionali. La stessa nostra Costituzione vieta la possibilità di unirci a un altro Paese, si tratta dell’articolo 1.3. Credo sia stato ripreso da quella austriaca ma i contesti sono profondamente differenti. In ogni caso, attualmente non è una questione prioritaria però non abbandoniamo l’idea: se avverrà, sarà in maniera democratica e pacificamente. In modo totalmente pacifico.
Sul ruolo degli internazionali aveva mosso critiche, ritenendole addirittura dannose. Però non crede che, nonostante tutto, il Kosovo ne abbia bisogno?
Io sostengo che le organizzazioni internazionali dovevano lavorare per creare uno Stato sovrano e indipendente. Questo non credo sia avvenuto. Inoltre, sarebbe stato migliore se avessero inviato medici, dottori, professori, giudici, esperti in campo tecnologico qui in Kosovo. Rispondendo alla sua domanda, sì, abbiamo bisogno della presenza della comunità internazionale, che sarà la benvenuta, ma solo con il fine di porre democrazia, giustizia e sviluppo. Però devo dire che sono pessimista. In merito alla criminalità organizzata, loro sono in possesso di molte informazioni utili per contrastarla eppure la sensazione è che ci sia ben poco interesse a combatterla.
Criminalità organizzata che si lega alla corruzione presente nel Paese. Però in termini concreti cosa volete fare?
Partire dal sistema giudiziario, dai procuratori che spesso sono corrotti e deboli. Dare una stretta in questo senso, cercando di capire chi sia integerrimo e chi, invece, debba essere allontanato. Lei è italiano, credo possa ben capire quanto sia importante avere uomini di legge che cercano di fare giustizia e di non essere vittime della corruzione. Penso a Giovanni Falcone oppure a Eliot Ness.
Altri temi su cui ritiene ci sia bisogno di intervenire con urgenza?
Il Kosovo ha bisogno di un sistema scolastico rinnovato, di maggiori investimenti su questo settore, evitando di spendere soldi in inutili infrastrutture di cui la popolazione non ha bisogno. Al contrario, dobbiamo costruire nuove scuole e assumere i laureati migliori per dare nuova energia a questa istituzione. Un altro punto su cui dovremo focalizzare la nostra attenzione sarà il sistema sanitario pubblico, che dovrà garantire un servizio ottimale anche alle fasce più povere del Paese. Oggi non è così. In definitiva credo che dovremo lavorare su tre fronti: corruzione, scuola e salute.
Per concludere. In agosto si parlava di una possibile coalizione pre-elettorale con la Lega Democratica del Kosovo (Ldk). Se dopo il voto, Ldk risulta essere il partito più votato, Vetëvendosje è pronto a entrare in un governo guidato da Vjosa Osmani (candidato primo ministro di Ldk, Nda)?
Noi confidiamo di vincere ma nel caso dovesse accadere questa potrebbe essere un’ipotesi. Dovremo però fare attenzione. All’interno di quel partito ci sono molte frazioni. Tutto dipenderà da quali saranno i risultati dopo il voto del 6 ottobre. Comunque, noi siamo fiduciosi che la gente sceglierà Vetëvendosje.