(Il Cairo) I vicoli stretti di Khan e Khalili sono pieni di vita, rumori, odori. Un gatto rosso dalle striature bianche rincorre uno nero, saltando da una pila di spezie all’altra, mentre un venditore li rincorre per cacciarli. Un cane guarda la scena da lontano, ma è troppo accaldato per alzarsi. Il bazar del Cairo ha secoli di storia, ma in fondo lo scorrere del tempo non ha cambiato molto la sua vita. Le uniche vistose differenze sono i turisti con le loro macchine fotografiche che hanno sostituito i viaggiatori provenienti da terre lontane. Gli egiziani che abitano questi vicoli sembrano invece aver mantenuto le antiche tradizioni. Le viuzze sono piene di antiche moschee, palazzi e caravanserragli dalle architetture spettacolari. Molti sono talmente malridotti da sembrare marci, ma di un marcio di quelli che fanno nascere mille e inaspettate forme di vita. Altri sono stati restaurati e oggi fanno parte del circuito turistico del vecchio, ma sempre vivo bazar. Il quartiere è racchiuso tra stupende mura interrotte qua e là da torri, porte e minareti.
Questo zona ricorda, più di altre, la centralità che il Cairo ha avuto nei secoli. La sua posizione sul Nilo rendeva la capitale egiziana lo scalo ideale per i viaggiatori e le merci che viaggiavano dall’Etiopia e dal Sudan verso il Mediterraneo. La città si trova anche nel mezzo del percorso che portava le carovane dall’Asia al Nord Africa. I primi a intuirlo furono gli antichi egiziani che qui costruirono le loro maestose piramidi. Anche i cristiani copti fecero di questa città un luogo molto vitale. Con la conquista dell’islam, la capitale fu spostata di pochi chilometri. Ai nostri tempi la megalopoli del Cairo, con i suoi venti milioni di abitanti, ingloba tutti questi luoghi.
Anche oggi la capitale egiziana resta un luogo di grande importanza geopolitica. Il governo militare di Al Sisi si destreggia nella politica internazionale come un gatto selvatico che ha tanti amici, ma che in fondo tiene tante porte aperte, perché nella vita non si sa mai. È amico dell’America di Donald Trump, ma mantiene ottimi rapporti con la Russia di Vladimir Putin. Coltiva i rapporti con l’Unione africana, di cui è presidente, ma in Libia è chiaramente schierato con il generale Khalifa Haftar, l’alleato dell’Arabia Saudita e della Francia che governa la Cirenaica e che sta assediando Tripoli. Questo perché il presidente egiziano vede come il fumo negli occhi i Fratelli musulmani vicini al governo di Tripoli. Sono infatti i cugini dei Fratelli musulmani da lui messi al bando in Egitto, dopo il colpo di Stato seguito alla rivolta popolare contro di essi.
Al Sisi ha compreso l’estrema importanza per l’Egitto, Paese ancora sotto attacco del terrorismo internazionale e nazionale, nel Sinai, ma anche al Cairo, di avere rapporti forti sia con la Russia, Paese alleato dell’Iran e della Cina, che con gli Stati Uniti, amico dell’Arabia Saudita. Questo permette al Paese di resistere alle tantissime tensioni e fratture del Medio Oriente. Tale politica riesce meglio nei confronti della frattura creatasi tra l’Arabia Saudita e l’Iran, che semplicisticamente viene definita tra sunniti e sciiti. Guerra che viene consumata in Paesi terzi e dalle popolazioni miste, come Iraq, Siria, Yemen e Libano. Diversa è la frattura tra Arabia Saudita, Turchia e Qatar, che riguarda invece le divisioni tra i Fratelli musulmani e i salafiti, i primi appoggiati dai turchi e i qatariani e i secondi appoggiati dai sauditi. Se per un occidentale i due gruppi sembrano abbastanza identici, nel mondo degli islamisti la differenza è grande. Infatti, mentre i salafiti vogliono influenzare la politica e la società con le loro idee islamiste, i Fratelli musulmani vogliono sostituire il loro partito ai politici.
Al Sisi, nonostante una facciata laica, in questo caso è schierato senza se e senza ma, con l’Arabia Saudita e con i Salafiti, sia in Egitto che in Libia. Certo lo scenario è mutevole e la stessa vicinanza di Riad con i salafiti si è allentata negli ultimi anni, perché il Paese ha bisogno di mostrare un volto più aperto.
L’Egitto continua poi ad avere uno stretto rapporto con Israele. Se un tempo questa posizione era scomoda nel mondo arabo, oggi sembra più che altro un pioniere. Da quando l’Arabia Saudita, in funzione anti Iran, ha di fatto stretto una forte alleanza con Israele, la posizione egiziana è diventata meno scomoda. Tanto che si pensa che l’Arabia Saudita potrebbe riconoscere Israele e addirittura far passare il suo gas e petrolio nel territorio israeliano per evitare lo stretto di Hormuz che è controllato dagli iraniani.
Per quanto riguarda i rapporti con la Cina il presidente egiziano ha messo la firma conclusiva su un accordo di cooperazione economica e tecnica tra Egitto e Cina. La Cina, in base all’accordo, garantirà all’Egitto un prestito di 100 milioni di Renminbi per attuare alcuni progetti, tra cui un treno elettrico che collega la nuova capitale amministrativa egiziana e la città del Decimo Ramadam e un progetto per migliorare il canale di Suez. Gli accordi riguardano altri settori, tra cui la qualità industriale e la produzione di un satellite egiziano.
Anche i rapporti con la Russia sono ottimi, durante l’ultimo G20 di Osaka Putin e Al Sisi hanno concordato di attuare sforzi congiunti per riprendere il traffico aereo tra le città russe e gli aeroporti di Sharm el-Sheikh e Hurghada sospeso dopo gli attacchi terroristici di alcuni anni fa, di proseguire i lavori per la centrale nucleare di Dabaa e la costruzione di una zona industriale russa sull’asse del canale di Suez. I due paesi hanno anche concordato di aumentare la collaborazione sul fronte della lotta al terrorismo.La città russa di Sochi ospiterà inoltre il primo vertice Russia-Africa il 23 ottobre prossimo.
Il vertice mira a riunire tutti i capi di stato dell’Africa e i capi delle principali organizzazioni regionali russe per discutere di stabilità e sviluppo regionali. Si concentrerà sulla promozione della cooperazione politica, economica e culturale tra Russia e paesi africani.Il vertice dovrebbe adottare una dichiarazione politica sui principali settori di cooperazione tra Russia e Africa.
Al-Sisi, che sarà presente non solamente come presidente egiziano, ma anche come presidente dell’Assemblea dell’Unione Africana e Putin inaugureranno anche un forum economico in Russia il 23 ottobre, con la partecipazione di funzionari africani e russi e rappresentanti delle grandi società.
L’Egitto ha anche rafforzato i suoi rapporti con l’Africa. Durante la 32sima sessione ordinaria dell’Assemblea dell’Unione Africana (Ua), tenutasi ad Addis Abeba, in Etiopia, dal 10 all’11 febbraio scorso, il blocco africano ha eletto come nuovo presidente, il capo di stato egiziano Abdel Fattah al Sisi. La presidenza di un anno dell’Ua ruota tra le cinque regioni dell’Africa (nord, sud, est, ovest e centrale). Al Sisi è il sedicesimo leader africano a essere un presidente dell’Ua e il terzo leader arabo a ricoprire questa posizione.
Quando Al Sisi si è rivolto all’assemblea dell’Unione africana ad Addis Abeba, ha sottolineato che la mediazione e la diplomazia preventiva “rimarranno una delle priorità dell’Unione Africana” durante il suo mandato, e ha sottolineato la necessità di continuare a migliorare “la pace e la sicurezza in Africa” “Il terrorismo – ha detto – rimane il cancro che colpisce le nazioni africane e ruba i sogni della nostra gente” “Dobbiamo – ha proseguito – identificare e combattere coloro che finanziano le attività terroristiche nel continente”. Tuttavia il suo discorso è stato criticato da moltissimi attivisti per i diritti umani che lo considerano responsabile di numerose violazioni dei diritti umani nel suo paese. Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha ultimamente anche incontrato al Cairo, il vice capo del Consiglio militare di transizione (Tmc) al potere in Sudan, il generale Mohamed Hamdan Dagalo, le cui forze, ricorda il network Al Jazeera, sono state accusate di aver compiuto una brutale repressione dei manifestanti democratici a giugno. Dagalo, che secondo il network del Qatar, è il più potente dei generali che attualmente governano il Sudan, ha presentato gli ultimi sviluppi sulla situazione attuale. Al Sisi, ha reso noto la presidenza egiziana, “ha ribadito il sostegno strategico dell’Egitto nel mantenere la stabilità e la sicurezza del Sudan”. Il governo egiziano è stato un forte sostenitore del Consiglio Militare di Transizione dopo che l’esercito ha rovesciato il presidente Omar al Bashir a seguito delle proteste di massa dei mesi scorsi contro la sua trentennale dittatura. Il suo incontro con Al Sisi è avvenuto il giorno prima che i colloqui tra il Consiglio Militare di Transizione e i leader della protesta riprendessero. Il 17 luglio, le due parti hanno firmato un accordo di condivisione del potere volto a formare un organo comune civile-militare che, a sua volta, avrebbe instaurato un governo civile. I negoziati di martedì hanno lo scopo di appianare le questioni rimanenti tra le due parti. Il presidente egiziano sta cercando di migliorare anche i tesi rapporti diplomatici con l’Etiopia. La maggiore difficoltà tra i due paesi, uno campione dell’Africa cristiana e l’altro di quella islamica, riguardano le acque del Nilo, il cui sfruttamento è regolato da un trattato internazionale.Il primo ministro etiope, Abiy Ahmed, in uno sforzo per migliorare i rapporti tra i due paesi, ha trasmesso un messaggio al presidente egiziano, affermando l’intenzione di riprendere i negoziati tripartiti tra Etiopia, Egitto e Sudan sulla diga del Rinascimento, il progetto per la grande diga che i sudanesi vogliono costruire e in cui sono coinvolte anche aziende italiane.