Kabul è pronta ad aprire una via di dialogo senza dettare alcuna condizione preliminare con gli insorti talebani. L’obiettivo è quello di negoziare la pace nel paese e di redigere una nuova costituzione.

Sarebbero queste le intenzioni di Kabul secondo quanto riferito da un alto funzionario del governo a seguito di una conferenza di pace tenutasi a Mosca. Il governo afghano non imporrà alcuna condizione preliminare questa volta, per intavolare i colloqui diretti che negozieranno la pace con i talebani. Ha riportare la notizia rilasciata dal portavoce per l’Alto Consiglio di Pace del paese, Ehsan Taheri, è stata l’agenzia d’informazione russa RIA Novosti, che ha intervistato il portavoce a margine della conferenza tenutasi nella capitale della Federazione Russa.

In precedenza Kabul aveva sempre preteso che il movimento degli insorti – il cui governo è stato rovesciato nel 2001 dall’invasione statunitense – deponesse le armi e rispettasse la costituzione, ma dopo anni di conflitto senza una vittoria totalizzante il governo centrale, che ha ricominciato a perdere il controllo, a poco a poco, dei distratti rurali, sembra aver rinunciato a questa pretesa. “Al giorno d’oggi, noi [il governo e l’Alto Consiglio per la Pace] dichiariamo che non ci sono riserve da parte nostre per iniziare dei nuovi colloqui”, ha detto il portavoce Taheri.

Istituito nel 2010 dall’allora presidente Hamid Karzai, l’Alto Consiglio per la Pace è un organismo incaricato di negoziare con i talebani; che dopo l’invasione e l’occupazione militare degli Stati Uniti e del Regno Unito, che permisero l’insediamento del governo moderato di Karzai oggi passato sotto la leadership del presidente Ashraf Ghani, si ritirarono mano a mano nei distretti rurali, non perdendo mai il controllo di larghe aeree del paese. 

Questi negoziati di pace estremamente attesi potrebbero iniziare nel giro di un anno. C’è “un crescente desiderio” tra i comandanti talebani di impegnarsi nei colloqui senza intermediari, secondo quanto dichiarato dal funzionario; pertanto Kabul è aperta a discutere “qualsiasi questione cruciale per il futuro dell’Afghanistan” con gli esponenti delle milizie talebane, per scoprire se ci siano i presupposti adeguati a raggiungere la tanta agognata pace.

I colloqui comprenderebbero un confronto per redigere inoltre una nuova costituzione. Non ci sarebbero “problemi”, né per il governo, né per i talebani, nel discutere di una nuova costituzione che comprenderebbe una serie di modifiche importati che consentirebbero di includere disposizione per apportare emendamenti – si pensi al già citato caso delle norme che regolano in maniera incompleta lo sfruttamento e la cessione delle terre rare e dei giacimenti di metalli preziosi.

Secondo le inaspettate informazioni riportate da Mosca dunque, ora starebbe solo ai talebani rispondere a questa enorme apertura negoziale dei funzionari di Kabul, ha osservato Taheri. Il movimento talebano ha sempre rifiutato le offerte di negoziare avanzate dal governo di Kabul, ritenendo i presidenti del governo centrale dei “burattini” degli Stati Uniti che avrebbero condotto per procura ogni genere di trattativa. L’invio di alcuni emissari per incontrare i funzionari del governo afghano a Mosca all’inizio di novembre ha aperto però una “seconda via”, che sta preoccupando non poco il blocco occidentale che perderebbe così una guerra non solo sul terreno, ma anche in campo diplomatico.

I colloqui a Mosca hanno segnano per la prima volta l’inatteso ritorno degli emissari talebani nella scena pubblica del confronto internazionale. Evento che non si verifica dal rovesciamento del potere da loro ottenuto nel 1996; poi rovesciato in seguito dell’invasione militare del 2001. L’incontro mediato dai diplomatici russi ha contribuito a spianare la strada per un futuro dialogo tra Kabul e gli insorti che sembra aver portato a degli sviluppi.

“L’atmosfera è stata molto amichevole alla fine della conferenza”, ha dichiarato all’agenzia d’informazione russa il portavoce Taheri. Che ha descritto come “a suo agio” la delegazione di Kabul, seduta di fronte ai funzionari talebani che rappresentano a ogni modo una milizia armata che in questi mesi sta travolgendo le forze governative, uccidendo oltre 1000 soldati regolari al mese. Negli ultimi mesi i talebani avrebbero inviato altre delegazioni ufficiali nel vicino Uzbekistan, intavolando colloqui anche con diplomatici statunitensi in Qatar, dove l’ala politica dei militanti ha un ufficio di collegamento non ufficiale che intrattiene rapporti con gli emissari del blocco occidentale; che ora subiscono una doppia pressione nell’ambito di quel confronto senza fine che si è dimostrato essere l’Afghanistan.

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