Viktor Orban prosegue la sua lunga battaglia contro il finanziere e “filantropo” George SorosSecondo quanto rivela Bloomberg, il primo ministro ha ordinato ai servizi d’intelligence di mappare e monitorare il network del potente magnate, un vero e proprio “impero” che secondo il premier ungherese minaccia apertamente la sovranità nazionale. Orban, infatti, accusa lo speculatore e presidente della Open Society Foundations di voler destabilizzare il Paese, imponendo il suo dogma globalista. L’attuale premier, grande favorito alle prossime elezioni politiche del 2018, ha recentemente dichiarato che l’Europa sarà divisa tra quella “libera dai migranti” e una, nell’Europa occidentale, formata da quegli stati che si rifiutano di rimpatriare i migranti economici. Secondo Soros, al contrario l’Ungheria rappresenta “uno stato mafioso”.

“Soros troppo influente a Bruxelles”

In un’intervista rilasciata a Radio Kossuth, Orban ha parlato di diversi documenti relativi “all’impero Soros”, sottolineando il fatto che l’obiettivo del miliardario è quello di creare un’Europa con una popolazione meticcia. Come riporta Agenzia Nova, il primo ministro ha affermato nella stessa intervista che i documenti dimostrano come i membri della “rete Soros” siano attivi a Bruxelles e cerchino continuamente di “stigmatizzare il governo ungherese, la cui posizione sul tema dell’immigrazione è opposta a quella del miliardario, costringendo Budapest a cambiare il proprio punto di vista sulle politiche migratorie”.

Secondo Orban, l’Unione Europea ed alcuni dei suoi membri chiave sono stati letteralmente “presi in ostaggio” da un “impero finanziario e speculativo che promuove l’invasione orchestrata di nuovi immigrati”. In occasione di un recente evento commemorativo svoltosi in occasione dell’anniversario della rivolta anti-sovietica esplosa nel 1956 in Ungheria, il Primo ministro ha sottolineato che l’Europa “dovrebbe essere sicura, accogliente, civile, cristiana e libera” e riconquistare lo splendore che vantava prima di abbracciare il multiculturalismo. 

I manifesti contro George Soros a Budapest

Tra il governo ungherese e George Soros è guerra aperta da mesi. Il parlamento nazionale ha votato, in estate, una legge che inasprisce i controlli sulle organizzazioni non governative (ong) che ricevono fondi esteri. Nel mirino di Budapest ci sono le onlus finanziate dalla Open Society Foundations che promuovono l’accoglienza dei migranti e le “frontiere aperte”. In aprile, inoltre, l’esecutivo ha approvato un disegno di legge che limita l’autonomia dell’università fondata dallo stesso speculatore finanziario e dalla Open Society (la Central European University di Budapest). A luglio, Orban ha tappezzato la capitale di manifesti che ritraggono il volto sorridente del finanziere. Accanto all’immagine campeggiava una scritta eloquente: “Il 99% degli ungheresi rifiuta l’immigrazione illegale. Non lasciamo a Soros l’ultima risata”.

La strategia di Orban accresce il consenso popolare

Il partito Fidesz di Orban ha visto crescere nell’ultimo periodo i consensi fino al 59 per cento: è ciò che dicono i sondaggi pubblicati questa settimana, che rispecchiano un apparente successo della campagna anti-migranti dell’attuale premier ungherese. Sotto il profilo dei consensi, Orban sta vincendo la sua durissima battaglia contro George Soros e la Open Society. Gli ungheresi sembrano essere al suo fianco, almeno fino a questo momento. Un appassionante braccio di ferro, quello tra il Primo ministro e Soros, che antepone nazionalismo e globalismo, politiche anti-immigrazione e ideologia “no borders” e che riflette le divisioni dell’Europa contemporanea. 

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