Nei giorni scorsi viene fuori tramite la stampa libica di un tentativo da parte del governo di Al Sarraj di avvicinare alcuni elementi del Congresso Usa, al fine di orientare le decisioni della Casa Bianca verso Tripoli ed avere manforte statunitense nella guerra contro Haftar. Adesso si apprende che analogo tentativo viene fatto dalla parte orientale della Libia, quella vicina al generale della Cirenaica. Non è un caso che dal parlamento di Tobruck, l’organo politico che sostiene il Libyan National Army di Haftar, arrivano segnali politici diretti ed indiretti indirizzati proprio verso gli Usa.

la richiesta della commissione difesa del parlamento di tobruck

Viene ancora conosciuto come parlamento di Tobruck per l’appunto, anche se in realtà alcune sessioni iniziano già ad essere svolte a Bengasi. Del resto è qui che, secondo l’accordo del 2014, deve insediarsi l’assise uscita fuori dalle elezioni svolte quell’anno e questo per evitare di centralizzare troppo il potere su Tripoli, città in cui invece dovrebbe rimanere il governo. Poi Bengasi viene presa dagli islamisti, così la “HoR” (House of Representatives, denominazione che appare nei documenti ufficiali) si insedia a Tobruck. Da allora è il “braccio politico” della Cirenaica ed in particolare del generale Haftar.

Gran parte dei deputati sono vicini all’Lna ed il parlamento riconosce questa forza come unico esercito nazionale libico. Nei giorni scorsi la commissione difesa si riunisce per esaminare l’andamento della guerra a Tripoli e prendere alcune importanti decisioni politiche in merito. Come trapela da AgenziaNova, i membri della commissione votano a favore di una lettera da inviare ai loro colleghi statunitensi del congresso di Washington per chiedere sostegno ad Haftar: “Sembra necessario – si legge nella missiva – sostenere gli sforzi anti terrorismo in Libia”. Una lettera che sembra essere redatta sulla scia della telefonata che lo scorso mese di aprile Trump rivolge ad Haftar, a cui l’inquilino della Casa Bianca riconosce il proprio ruolo nella lotta alle milizie islamiste. Secondo i media libici, non è un caso che la lettera dei parlamentari di Tobruck esca proprio in questi giorni: dall’est della Libia si “fiuta” il tentativo del governo di Tripoli di “correggere” l’attuale posizione americana su Haftar.

anche tobruck inserisce i fratelli musulmani nella lista dei gruppi terroristi

L’altro atto, questa volta votato dalla sessione plenaria del parlamento con sede in Cirenaica, riguarda invece l’inserimento nella “black list” della Fratellanza musulmana. L’organizzazione indicata come riferimento del cosiddetto “Islam politico” è sostenuta, tra gli altri, dal Qatar e dalla Turchia i cui governi a loro volta sono alleati di Al Sarraj. Per questo, ma anche per motivi ideologici, i Fratelli Musulmani sono acerrimi nemici del generale Haftar. Che dunque non arrivi il sostegno da parte dell’est della Libia verso questa organizzazione è un qualcosa di assodato da anni.

Ma l’esito favorevole della votazione con la quale il parlamento di Tobruck inserisce la fratellanza nella lista delle organizzazioni terroristiche, è da inquadrare nel tentativo dei politici della Cirenaica di chiamare sempre più verso la propria parte l’amministrazione Trump. Il capo della Casa Bianca infatti nei giorni scorsi annuncia l’imminenza della decisione, da parte del suo governo, di considerare i Fratelli Musulmani veri e propri terroristi. Che un simile atto risulti ufficialmente approvato in Cirenaica proprio in questi giorni, è quindi un modo per lanciare un chiaro segnale a Washington.

Ma dall’altra parte dell’oceano per la verità non sembra esserci tutto l’interesse ad intervenire in modo netto nel dossier libico: gli Usa riconoscono il governo di Al Sarraj, ma Trump come detto assegna un ruolo importante ad Haftar. Militari americani sono presenti nel paese dopo la frettolosa evacuazione del personale avvenuta lo scorso 6 aprile, due giorni dopo l’inizio dell’offensiva del generale della Cirenaica, ma gli Usa appaiono ugualmente defilati. Da entrambe le parti della Libia si cerca di corteggiare Trump, ma quest’ultimo considera la questione più europea che americana. E dunque, per il momento, i segnali lanciati da Tripoli e dall’est del paese nordafricano sembrano destinati a cadere nel vuoto.

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