Joe Biden ha ufficializzato la sua partecipazione alla primarie dei Democratici. L’ex vicepresidente di Barack Obama, l’uomo che molti sondaggi ritengono essere il maggiore indiziato per sfidare Donald Trump alle presidenziali del 2020, è della partita. La notizia era caldeggiata da tempo, ma adesso la rosa di coloro che si sfideranno tra gli asinelli per la nomination è completa di ogni espressione politica.
Si dice che Biden ci abbia messo così tanto tempo per tre motivi: un certo timore per la competizione sui finanziamenti online con Bernie Sanders; le accuse di “comportamenti inappropriati” emerse in queste ultime settimane; avere contezza che quanto raccontato dalle rilevazioni – cioè un sostanziale primato statistico della sua candidatura rispetto a quelle dei suoi avversari – corrispondesse al vero. Ma le certezze assolute, in politica, non esistono. Oltre aprile non si poteva andare. L’ex numero due della Casa Bianca ha dovuto sciogliere la riserva. The Donald, dal canto suo, si è già detto sicuro che le primarie saranno vinte da uno tra “crazy” Bernie Sanders e “sleepy” Joe Biden.
Gli elettori e i simpatizzanti democratici potranno così scegliere se riallacciare il filo della storia all’amministrazione Obama, votando Biden, o se optare per una rivoluzione copernicana, preferendo Bernie Sanders e la sua “nuova sinistra”. Esistono anche altre opzioni. C’è Pete Buttigieg, sempre più lanciato, con la sua “nuova primavera americana”. C’è la progressista Kamala Harris, che viaggia per ora su percentuali più basse rispetto alle aspettative e c’è la liberaldemocratica Elizabeth Warren, che non sta traendo troppo vantaggio dal fatto di essersi candidata quattro mesi fa. Poi c’è Beto O’Rourke, che è un’altra delle possibile sorprese.
I candidati, in totale, sono più di venti, ma questi sono quelli su cui vale la pena porre un asterisco con scritto: “possibili vincenti”. Gli altri, a mano a mano, saluteranno la contesa. Senza Biden i moderati non avrebbero trovato nel paniere un leader di riferimento. Abbiamo già scritto di come i cosiddetti “poteri forti” fossero disposti a scendere in campo in prima persona nel caso l’ex vice di Barack Obama non si fosse candidato.
Michael Bloomberg e altri imprenditori che stavano riflettendo, insomma, non dovrebbero più scendere nell’arena delle primarie. Sarà, comunque vada, una campagna elettorale durissima per tutti. Biden, stando a quello che si apprende su più fonti, dovrebbe recuperare in tutto e per tutto l’immaginario obamiano. C’è curiosità, ovviamente, attorno all’endorsement del primo presidente afroamericano della storia degli States.
L’establishment democratico, con ogni probabilità, convergerà su Biden. Alexandria Ocasio Cortez, che essendo troppo giovane non è candidabile, dovrebbe virare su Sanders. Ha inizio la battaglia per le presidenziali. Chi vincerà, però, certificherà pure qual è il futuro della sinistra occidentale.