Vladimir Putin sta vincendo tutto all’estero, ma deve iniziare a guardarsi le spalle in casa. Le elezioni municipali tenutesi la scorsa domenica hanno visto infatti il Partito di Putin “Russia Unita” perdere proprio un distretto centrale e strategico. Si tratta del distretto Gagarinsky, così chiamato in onore di dell’astronauta Yuri Gagarin, ove lo stesso Putin si reca abitualmente per votare.
La sconfitta inaspettata del Partito di Putin
I 12 candidati di Russia Unita nel distretto hanno tutti perso e sono stati così rimpiazzati dai rivali del Partito Yabloko, uno dei più antichi partiti liberal democratici russi. Seppur ridotta ad una dimensione distrettuale, la vittoria è comunque sorprendente, considerato il dominio pressoché indiscusso del partito Russia Unita dal 2001, anno della sua fondazione. C’è dunque da capire quali possano essere le motivazioni dietro a questo inaspettato exploit. L’emittente araba Al Jazeera ha dedicato un lungo editoriale sul tema andando a intervistare una delle 12 candidate, vittoriose, di Yabloko nel distretto Gagarinsky. Yulia Kuchumova, così si chiama la neoeletta, rivela di essere oltremodo “stupita per la vittoria contro simili rivali”.
Quell’ambiguo rapporto tra Gudkov e gli Stati Uniti
Il segreto del successo sarebbe svelato da una nuova “strategia” adottata da alcune menti che stanno dietro al partito Yabloko. Il leader di Yabloko, Dmitry Gudkov è uno dei principali oppositori e detrattori di Vladimir Putin in Russia. Prima di militare per Yabloko, Gudkov era stato membro del partito social-democratico Russia Giusta, ma venne da questo espulso per “aver invitato le autorità americane a interferire negli affari interni della Russia”. L’accusa faceva specifico riferimento ad un viaggio effettuato da Gudkov negli States, durante il quale prese parte ad una conferenza dal titolo emblematico: “Le relazioni tra Usa, Ue e Russia dopo la caduta di Putin”.
Al meeting parteciparono anche organizzazioni come il Freedom House, la Foreign Policy Initiative e l’Institute of Modern Russia. Insomma tutti istituti che si pongono l’obiettivo di far cadere in qualche modo Vladimir Putin. Pur essendo in netta opposizione a Putin, il Partito Russia Giusta ha deciso di espellere Gudkov per manifesta dipendenza da uno Stato estero. Gudkov però non si è dato per vinto e ha scelto Yabloko, un partito apertamente filo-occidentale, per candidarsi.
Un genio dell’informatica per battere Putin
Visti però i risultati scadenti delle ultime elezioni che non hanno regalato nemmeno un seggio a Yabloko, Gudkov ha deciso di modernizzarsi. È stato così assoldato Vitali Shkliarov per organizzare la recente campagna elettorale municipale. Il nuovo innesto sembra aver dato i risultati sperati. Shkliarov ha creato una piattaforma digitale, chiamata “Uber politico”, in grado di aiutare più di 1.000 candidati, molti dei quali alla prima esperienza politica, con la registrazione dei documenti necessari, i report finanziari e anche la stampa e il design di volantini e manifesti. Insomma una piattaforma virtuale di condivisione di idee, ma anche di aiuto reciproco. “La piattaforma vuole eliminare l’elitismo della politica fatto di obbligatorie e dispendiose campagne elettorali, avvocati, servizi stampa e consulenti” riporta Al Jazeera.
Il Partito democratico dietro l’opposizione a Putin?
Un’idea innovativa che ha battuto il sostanziale immobilismo di Russia Unita in questa campagna elettorale. Ma da dove viene questo genio della comunicazione informatica? Shkliarov ha già infatti un bel curriculum di marca americana. Come riportava The Intercept, Shkliarov è stato per parecchio tempo al soldo del Partito Democratico U.S., prima come consulente per la campagna elettorale, vittoriosa, di Obama nel 2012. Poi come principale stratega di Barnie Sanders alle ultime primarie. Sempre grazie a The Intercept scopriamo che durante quest’attività in America, Shkliarov aveva già iniziato a occuparsi “a distanza” degli oppositori di Putin in Russia. Lavoro che è poi preseguito in maniera “proficua” fino ad oggi.
C’è dunque più che un collegamento tra il Partito Democratico americano e l’opposizione interna a Putin. Una connessione ben più esplicita di quel “Russiagate” che da mesi occupa prime pagine senza aver ancora fornito uno straccio di prova. Qua ci troviamo di fronte a un “ex” stipendiato del Partito Democratico già attivista anti Putin e ora principale stratega della sua opposizione. Gudkov crede nel suo nuovo “genio” e ha già lanciato la sfida personale al Cremlino: “La novità di questo sistema può essere replicata su livelli inimmaginabili”.