Secondo quanto riporta la Tass, l’Iraq ha deciso di procedere nell’acquisto del sistema da difesa aerea S-400 dalla Russia, come ha riferito l’Ambasciatore a Mosca Haidar Mansour Hadi in una conferenza stampa a seguito dell’ottavo incontro della commissione intergovernativa Russia-Iraq sulla cooperazione commerciale, economica e scientifica tenutasi a Baghdad tra il 23 ed il 25 aprile scorsi.
“Per quanto riguarda i sistemi di difesa missilistici il Governo ha preso una decisione: acquisterà gli S-400” sono state le parole dell’Ambasciatore iracheno.
Non un fulmine a ciel sereno
Già lo scorso 4 maggio era trapelata la notizia dell’interessamento dell’Iraq per gli S-400 russi. “L’Iraq sta negoziando un accordo di acquisto dei sistemi missilistici da difesa S-400 dalla Russia” è quanto ha riferito Hakem al-Zamly, ex direttore del comitato di sicurezza e difesa del parlamento iracheno, alla televisione russa Russia Today, aggiungendo che l’accordo “è molto importante per l’Iraq ed è previsto che divenga esecutivo entro due anni”.
Le trattative per gli S-400 sembrano quindi essere andate in porto a margine di un contratto del valore di 4 miliardi di dollari che riguarda la vendita, da parte di Mosca, di aerei ed elicotteri da combattimento.
Gli S-400, in attesa che entrino in servizio gli S-500, rappresentano il non plus ultra dell’industria russa nel campo dei sistemi missilistici da difesa aerea. Il loro raggio d’azione e l’integrazione di radar e missili di diverso tipo li rendono idonei ad intercettare una vasta gamma di bersagli che vanno dai missili da crociera volanti a bassa e bassissima quota sino ai veicoli di rientro dei missili balistici a raggio medio ed intermedio.
Ed il Caatsa?
La decisione di Baghdad, non solo per quanto riguarda gli S-400 ma per tutto il pacchetto di armi facente parte dell’accordo con la Russia, sorprende un po’.
Notoriamente gli Stati Uniti hanno in vigore un provvedimento, il Caatsa (Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act) che impone sanzioni a chiunque sia in affari con la Russia (ma anche con Iran e Corea del Nord) con particolare attenzione alla vendita di armi di ogni tipo.
Già in occasione della volontà dell’India di acquistare gli S-400, ora definitivamente abbandonata da parte di Nuova Delhi, si era perfino mosso l’esecutivo per cercare di aggirare il provvedimento ed esonerare un alleato prezioso come quello indiano dall’essere colpito dalle sanzioni americane.
Sarebbe stato troppo rischioso a livello politico rischiare di perdere l’appoggio dell’India in un’area così strategicamente importante come quella dell’Oceano Indiano in chiave anticinese. Per gli stessi calcoli, ma effettuati in uno scacchiere diverso, nemmeno l’Arabia Saudita ha mai seriamente corso il rischio di rientrare nel libro nero delle sanzioni Usa per aver espresso la volontà di acquistare gli stessi S-400 dalla Russia.
Di ben altro tenore, invece, è stato il trattamento riservato alla Turchia, che ha visto momentaneamente bloccare il suo apporto al programma F-35 con anche il congelamento delle consegne dei primi velivoli che sarebbe dovuto avvenire entro la fine di giugno di quest’anno.
Una mossa per alzare la posta con Washington?
La decisione di Baghdad potrebbe essere un traccheggio e niente più per cercare di strappare a Washington condizioni migliori riguardanti l’elargizione di fondi per il proprio esercito, che è ancora impegnato a combattere le ultime sacche di resistenza dell’Isis.
L’amministrazione Trump ha infatti quasi chiuso il rubinetto dei soldi destinati all’Iraq, così come quelli destinati a sostenere i suoi alleati in Siria, e questo potrebbe aver spinto il Governo iracheno a guardare altrove per cercare di mettere pressione su Washington sfruttando proprio l’avvicinamento a Mosca come spauracchio: un gioco che è riuscito bene all’India.
Intanto dal Dipartimento di Stato tutto tace, per il momento, ma crediamo che viste le contingenze, con un’escalation militare per mettere pressione sull’Iran in pieno atto, la diplomazia Usa non si lancerà in anatemi verso il suo prezioso alleato regionale.