Il Trans-Pacific Partnership (TPP), l’accordo commerciale di libero scambio presentato nell’ottobre del 2015 ad Atlanta da Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Vietnam e soprattutto Stati Uniti, è stato ritirato dal presidente eletto Donald Trump, così come aveva più volte annunciato in campagna elettorale.Il TTP durante la campagna elettoraleL’amministrazione Obama, nel corso dell’ultimo anno, aveva cercato, senza successo, di ratificare l’accordo presso il Congresso degli Stati Uniti. Peraltro entrambi i principali candidati presidenziali avevano espresso la loro opposizione al TPP e avevano annunciato che l’avrebbero ritirato, se eletti. Trump, sin dall’inizio, ha espresso in modo netto la propria contrarierà, mentre Hillary Clinton, che in un primo momento elogiava il TPP, ha dovuto ripiegare sulle posizioni dell’avversario per accontentare l’elettorato di Bernie Sanders. Con il ritiro degli Stati Uniti, che rappresentano quasi il 60% del Pil complessivo dei Paesi che hanno sottoscritto l’accordo, il trattato non può più entrare in vigore.Che cos’è il TTP?Il TPP è un documento di 4.500 pagine ultimato dopo sette anni di negoziati, il più ambizioso mai sottoscritto. E ‘molto di più di un semplice accordo di libero scambio che propone la riduzione delle tariffe di importazione di prodotti agricoli e manifatturieri.Come spiega l’analista finanziario indiano Kavaljit Singh, autore di diversi libri sull’argomento, “il TPP rappresenta una nuova generazione di accordi commerciali del 21 °secolo al fine di creare nuovi meccanismi per governare le attività economiche transfrontaliere, con un impegno molto superiore a qualsiasi accordo commerciale bilaterale, regionale e multilaterale esistente. Come molti analisti hanno sottolineato, il TPP è una sorta di costituzione economica”.Preoccupati per i potenziali effetti negativi dell’accordo sui posti di lavoro, l’economia e lo spazio normativo, numerose associazioni della società civile e sindacati da entrambi i lati del Pacifico hanno lanciato campagne popolari contro la natura segreta dei negoziati.Il “Pivot” in Asia di Barack ObamaSotto l’aspetto geopolitico e geo-economico, per l’amministrazione Obama si trattava di un elemento chiave di contenimento della Cina, il maggior partner di tutti i Paesi coinvolti: “Il TPP – sottolinea Singh – rappresentava una componente fondamentale della politica di Obama di “riequilibrio” verso l’Asia. Nel 2011, il TPP era diventato il “pivot in Asia”per contenere influenza economica e geopolitica della Cina nella regione”.Le criticità, tuttavia, sono molteplici, soprattutto per i lavoratori, ed è per questo motivo che il presidente eletto ha deciso di ritirare l’accordo. “Il Trans-Pacific Partnership – aveva dichiarato Trump in campagna elettorale – è un altro disastro fatto e spinto da interessi particolari che vogliono violentare il nostro paese; è solo un continuo stupro del nostro paese. Quel che è troppo è troppo”.Troppe ombre, soprattutto per i lavoratoriProblematiche rilevate anche dal noto analista Paul Craig Roberts, già consigliere economico di Donald Reagan: “Lo scopo – sottolinea – è quello di dare alle società l’immunità sulle leggi dei paesi in cui operano. Il principio di questa immunità è la concessione del diritto delle aziende di citare in giudizio i governi e le agenzie governative che legiferano in materia. Queste partnership prevedono dei tribunali “gestiti” dalle aziende al di fuori dei sistemi giudiziari dei governi sovrani. In altre parole, le aziende sarebbero giudici, giuria e pubblico ministero. Non possono perdere.Questi accordi sono istituiti da governi irresponsabili e hanno più potere dei governi democraticamente eletti”. La chiave del TTP – così come del TTIP – è infatti il cosiddetto Investor-State Dispute Settlements (ISDS) che permette alle aziende e alle multinazionali di citare in giudizio i governi, qualsiasi governo, se le politiche o le normative statali interferiscono con i profitti. In sostanza, le multinazionali vincono sempre; i lavoratori, le piccole e medie imprese e gli stati sovrani perdono.La Cina può esultare dalla morte del trattatoLa mossa di Donald Trump è pertanto una sfida senza precedenti alle élite finanziarie che Barack Obama voleva accontentare. A trarne vantaggio, tuttavia, non sono soltanto i lavoratori ma, paradossalmente, la grande potenza con cui lo stesso presidente sembra voler condurre una “guerra commerciale”: la Cina. I funzionari cinesi non avevano fatto mistero della loro avversione per il TPP e l’hanno interpretato come un tentativo di contenimento, il “pivot” dell’amministrazione Obama in Asia, in un quadro regionale che li avrebbe esclusi e sicuramente danneggiati.
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