Situate nel cuore dell’Oceania, ad est della più famosa Papua Nuova Guinea, le Isole Salomone sono formate da un migliaio di isole. Messe tutte assieme, queste piccole isolette, abitate da neanche un milione di persone – poco meno di 687mila persone – coprono una superficie di circa 28mila chilometri quadrati. Insomma, stiamo parlando di una vera e propria goccia nell’Oceano, (Pacifico meridionale per l’esattezza).

Ebbene, che importanza potranno mai avere le Isole Salomone ai fini della geopolitica internazionale? Più di quanto non si possa pensare. Soprattutto visto e considerando che la faccenda che stiamo per raccontare vede coinvolta in prima persona la Cina. Già, perché i ministri degli Esteri di Cina e Isole Salomone, rispettivamente Wang Yi e Jeremiah Manele, hanno siglato un accordo quadro relativo alla cooperazione in materia di sicurezza.

L’annuncio è arrivato dal portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin, il quale ha affermato che il patto coprirà un’ampia gamma di ambiti, tra cui sicurezza sociale, tutela della proprietà privata e aiuti umanitari. L’accordo “non intende danneggiare terze parti” e amplia i meccanismi di cooperazione già esistenti nella regione, ha aggiunto, ricordando che una bozza del documento era già stata siglata dai funzionari dei due Paesi il 31 marzo scorso.



La mossa della Cina

L’accordo di cooperazione siglato tra Cina e Isole Salomone ha provocato la netta condanna da parte di Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda, secondo i quali Pechino potrebbe sfruttare la circostanza a proprio vantaggio e istituire una base militare nell’arcipelago.

Il primo ministro delle Isole Salomone, Manasseh Sogavare, ha definito “offensive” le critiche internazionali, precisando che il Paese non subisce pressioni dalla Cina e che non intende chiedere a Pechino l’istituzione di un presidio militare nello Stato insulare. “Non abbiamo intenzione di farci coinvolgere in una lotta di potere a carattere geopolitico” e Honiara, la capitale del Paese, non è disposta a “schierarsi”, ha aggiunto lo stesso Sovagare durante un’audizione parlamentare.

Ci sono molteplici ragioni alla base dell’interesse cinese nei confronti delle Isole Salomone e di Paesi analoghi. Innanzitutto il Dragone ambisce a farsi nuovi amici nell’ottica di perseguire il concetto di “comunità umana dal futuro condiviso”, senza dimenticare la necessità cinese di mettere un piede in aree geopoliticamente rilevanti perché incluse nel progetto della Nuova Via della Seta o sedi di basi americane dislocate nell’Indo-Pacifico. Si aggiungono altri due punti: isolare ulteriormente Taiwan, togliendo alla “provincia ribelle” gli ultimi Paesi alleati (spesso nazioni povere e sperse in mezzo al nulla geografico) e accrescere, infine, il proprio peso specifico come potenza marittima, affidandosi da un lato al rafforzamento della Marina e dall’altro al filo di perle formato da una serie di isolette strategiche.

Timori e preoccupazioni

La preoccupazione più grande è quella che coinvolge i governi occidentali, i quali temono che l’accordo sopra citato possa dare a Pechino un punto d’appoggio militare nel Pacifico meridionale.

Il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Ned Price, ha ribadito le perplessità su un atto destinato a destabilizzare le stesse Isole Salomone oltre che la regione.

Il governo dell’Australia si è detto “profondamente deluso” dalla firma dell’accordo. “Siamo preoccupati per la mancanza di trasparenza con cui è stato sviluppato questo accordo, rilevando il suo potenziale di minare la stabilità nella nostra regione”, hanno affermato il ministro degli Esteri australiano, Marise Payne, e il ministro per il Pacifico, Zed Seselja. “L’ampia natura dell’accordo sulla sicurezza lascia aperta la porta per il dispiegamento delle forze militari della RPC nelle Isole Salomone”, ha sottolineato da Washington il portavoce Price.

Secondo quanto riportato dal Guardian, una bozza dell’accordo, trapelata il mese scorso conterrebbe disposizioni che consentirebbero la sicurezza cinese nel Paese oceanico e il dispiegamento navale nella nazione insulare del Pacifico colpita dalla crisi; sempre stando alla presunta bozza citata dal quotidiano, la polizia cinese armata potrebbe essere dispiegata su richiesta delle Isole Salomone per mantenere “l’ordine sociale”.

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