Nel Paese dominato dal contrasto tra un florilegio di confessioni religiose e profonda scristianizzazione materialista, i temi morali generano sempre scontri al vetriolo, agitando le piazze, anche in maniera violenta, trasformandosi in assi nella manica o temibili boomerang per le amministrazioni, a Washington come nei singoli Stati.
L’aborto
Tra i temi morali oggetto di campagne in cui si sono scontrate le fazioni pro-life e pro-choice c’è, indubbiamente, l’aborto. Protagonista indiscussa del cambio di passo in senso progressista è stata la Corte Suprema: nel caso Griwold, nel 1965, la Corte allargò giuridicamente l’ambito di applicazione della tutela della privacy estendendola all’uso degli anticoncezionali.
Ma la vera rivoluzione avvenne nel 1973 nel celebre caso Roe vs Wade, che riconobbe il diritto per le donne a interrompere la gravidanza. Il provvedimento invalidava tutta la giurisprudenza statale precedente generando ovunque rimostranze e agitazioni: era la vittoria della visione femminista della famiglia. Da allora, l’aborto e la contraccezione sono sotto il fuoco incrociato di gruppi conservatori, soprattutto evangelici. Con lo sfondo di una nuova presidenza alla Casa Bianca e di una Corte Suprema più conservatrice, alcuni si aspettavano che il 2021 sarebbe stato un anno controverso per la legislazione sull’aborto. Nonostante la recente azione federale dell’amministrazione Biden per revocare le politiche dell’era Trump-come quelle relative ai farmaci abortivi per posta- gran parte della battaglia si sta ora svolgendo negli Stati.
La Roe vs Wade in pericolo
L’anno 2021 è sulla buona strada per diventare determinante nella storia del diritto all’aborto: vari Stati hanno emanato ben 28 restrizioni all’aborto solo nell’ultima settimana di aprile. In questo particolare clima si inserisce quanto sta accadendo in Mississippi. La Corte Suprema americana ha deciso che si pronuncerà su una legge dello Stato del 2018 che proibisce l’aborto dopo 15 settimane di gravidanza. Così, l’attuale maggioranza conservatrice della Corte, portata più a destra dalle nomine di Trump, potrebbe decidere di rimettere in discussione la sentenza Roe vs Wade che aveva legalizzato le interruzioni di gravidanza fino a 24 settimane dal concepimento. Il caso Dobbs vs Jackson Women’s Health Organization sarà il primo caso di aborto discusso dopo la nomina di Amy Coney Barrett.
La questione “tecnica” nel processo, che dovrebbe svolgersi nei prossimi mesi, è se un feto è vitale al di fuori dell’utero dopo 15 settimane. Nell’annunciare la decisione di esaminare il caso, la Corte Suprema ha dichiarato che avrebbe riesaminato vari casi per verificare se “tutti i divieti di pre-vitalità sugli aborti selettivi sono incostituzionali”. Se il divieto del Mississippi fosse confermato dalla Corte Suprema, potrebbe aprire la strada a ulteriori restrizioni all’aborto chieste dai conservatori. Il caso Roe vs Wade aveva concesso un’ampia gamma di diritti, creando il sistema cosiddetto “trimestrale”, che concedeva alle donne americane un diritto assoluto all’aborto nei primi tre mesi di gravidanza, lo consentiva -con alcune regolamentazioni governative- nel secondo trimestre di gravidanza, ma soprattutto dichiarava che gli Stati possono limitare o vietare gli aborti nell’ultimo trimestre a meno che non vi sia pregiudizio per la vita o salute della donna. Ribaltare quel corpo di norme non renderebbe illegale l’aborto, ma consentirebbe a ogni Stato di determinare le proprie regole scalzando la vecchia normativa federale.
La pena di morte
Anche la pena di morte continua a infiammare il dibattito fuori e dentro gli Stati Uniti. Un altro tema che apre una lacerazione profonda, e violenta, nella politica americana, dove a scontrarsi sono -tendenzialmente- l’opinione pubblica liberal delle città, che la considerano un retaggio becero dell’era coloniale, e l’America profonda jacksoniana, conservatrice e fondamentalista religiosa, che preme per tutelare tale istituzione come strumento di pulizia morale.
La pena capitale è attualmente autorizzata in 27 stati. Negli ultimi anni, New Mexico (2009), Illinois (2011), Connecticut (2012), Maryland (2013), New Hampshire (2019), Colorado (2020) e Virginia (2021) hanno abolito legalmente la pena di morte, sostituendola con una condanna all’ergastolo senza condizionale. Anche la legislatura del Nebraska ha abolito la pena capitale nel 2015, ripristinata nel 2016. Dal 2015, 25 stati hanno emanato 66 nuove leggi che riguardano i sistemi statali di pena capitale. Le tendenze includono l’espansione o la limitazione dei fattori aggravanti, la modifica dei metodi e delle procedure di esecuzione, nonché delle procedure di processo e di appello.
L’iniezione letale è attualmente il metodo di esecuzione principale in tutti gli Stati che autorizzano le esecuzioni. Sedici stati hanno anche un metodo di esecuzione secondario autorizzato dalla legge. Le leggi in Alabama, Arkansas, Mississippi, New Hampshire, Oklahoma, South Carolina, Tennessee, Utah e Wyoming forniscono un’opzione secondaria se l’iniezione letale dovesse essere ritenuta incostituzionale o non disponibile. Alabama, California, Florida, Missouri, South Carolina, Virginia e Washington concedono, inoltre, un’alternativa su richiesta del condannato. I metodi secondari di esecuzione includono elettrocuzione, gas letale, impiccagione, ipossia da azoto e plotone di esecuzione.
Il South Carolina riabilita il plotone d’esecuzione
La questione della pena di morte è tornata a pungolare il dibattito americano in questi ultimi giorni, dopo che il governatore repubblicano della Carolina del sud Henry McMaster ha annunciato via Twitter di aver ratificato la legge che consentirà ai condannati a morte di scegliere anche la fucilazione e la sedia elettrica come metodi di esecuzione. Una pura formalità, dopo l’approvazione da parte dell’Assemblea statale, controllata dal Grand Old Party. La legge che prevede anche il plotone di esecuzione è stata ideata per ripristinare la condanna capitale, sospesa da dieci anni a causa della irreperibilità delle sostanze usate per le iniezioni letali, in particolar modo il pentobabital che fa perdere conoscenza e il bromuro di vecuronio che blocca la respirazione.
Eppure, il 2021 era iniziato con una buona novella dalla Virginia: il primo stato americano del sud ad abolire la pena di morte grazie alla firma del governatore democratico Ralph Northam, diventando il 23esimo Stato, ma il primo del sud, a bandire questa pratica, mentre in altri tre stati dell’ex Confederazione sudista sono in vigore delle mere moratorie. Da qui si era diffusa la speranza di un effetto domino che potesse picconare il sistema della pena capitale, “cortile di casa” delle amministrazioni singole.
L’atteggiamento di Biden
Se l’agenda di Joe Biden scottava fin dalla sua elezione controversa, adesso rischia davvero di esplodere, così pressata tra vicende internazionali, pandemia e emergenze domestiche. Il tema dell’aborto rischia di trascinare il presidente in una battaglia politica incendiaria che si profila all’orizzonte delle elezioni di medio termine.
Anche in campagna elettorale, se Elizabeth Warren, Kamala Harris e altri contendenti democratici presero l’iniziativa nel proporre ampie piattaforme sul diritto all’aborto, Biden si schierò con la Roe vs Wade piuttosto tardivamente e ha seguitato ad essere reticente sul tema. Vi è da dire, però, che nei suoi primi 100 giorni in carica, ha annullato le restrizioni sulle pillole abortive, sul finanziamento della Planned Parenthood e rimosso gli ostacoli alla ricerca medica che utilizza tessuti fetali ottenuti da aborti. Ora, però, la vicenda del Mississippi costringerà la Casa Bianca ad esprimersi chiaramente sul tema nel bel mezzo di un pressing che arriva dalla sinistra radicale e, al contempo, dai conservatori in Congresso.
Quanto alla pena di morte, i sostenitori della lotta alla pena capitale appaiono sempre più frustrati dal suo silenzio e dalla sua inerzia sulla promessa fatta in campagna elettorale: incastrare nel panorama federale il sistema del miglio verde, più che procedere verso una moratoria, consentirebbe di non vederlo resuscitare nel prossimo futuro. Il presidente ha solo il potere di sospendere la pena di morte federale: non può fare molto per i casi del braccio della morte negli Stati, ove dipende dai governatori e dai legislatori – ma potrebbe, tuttavia, decidere di commutare tutte le condanne all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale o addirittura, agendo sulla Food and Drug Administration per rendere indisponibili le sostanze legate all’iniezione letale. Nel frattempo, il tempo scorre e, presto, sarà nuovamente campagna elettorale.