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La Polonia si sta affermando come il paese-guida del fronte filoamericano nell’Unione europea. L’allineamento con le posizioni domestiche ed estere dell’amministrazione Trump è sempre più evidente: dall’incremento significativo della presenza di personale ed armi della Nato e alla strategia di diversificazione energetica basata sul gas liquefatto statunitense, entrambi in chiave antirussa, all’entrata con un ruolo da protagonista nella guerra commerciale e tecnologica con la Cina.

5G: Varsavia e Washington sempre più vicine

L’arrivo del vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence a Varsavia non era esclusivamente legato alla commemorazione dello scoppio della seconda guerra mondiale. Il principale obiettivo di Pence era di portare a conclusione le discussioni con l’esecutivo polacco circa la partecipazione del gigante tecnologico cinese Huawei nella realizzazione della rete 5G nel paese.

Lo scopo è stato raggiunto con successo: nella giornata del 2 settembre Pence e il primo ministro Mateusz Morawiecki hanno firmato una dichiarazione congiunta in tema di cooperazione tecnologica e sicurezza informatica, con la quale la Polonia si impegna a collaborare in maniera più intensa con gli Stati Uniti in ricerca, sviluppo ed implementazione delle tecnologie 5G.

Ancora una volta la Polonia è stata scelta per indicare la strada al resto dell’Unione europea e, in particolare, per fungere da modello per i paesi dell’Europa centro-orientale. Ufficialmente non si è menzionato il nome di Huawei, che non è presente neanche nella dichiarazione, ma è chiaro che l’obiettivo sia la sua estromissione dal mercato delle telecomunicazioni polacco.

Il presidente Andrzej Duda, in conferenza stampa, ha detto ai giornalisti che la dichiarazione servirà a consolidare i legami bilaterali con gli Stati Uniti, la sicurezza informatica nazionale, e per attrarre il maggior numero possibile di investitori nel mercato delle telecomunicazioni domestico.

A convincere presidenza ed esecutivo a tagliare i legami con Huawei non sarebbero state soltanto le pressioni dell’amministrazione Trump, ma anche i rapporti dei servizi segreti nazionali, in base ai quali la compagnia cinese sarebbe stata colta in presunte azioni di spionaggio.

Huawei nel mirino

Nel mese di luglio Morawiecki si era recato in visita ufficiale in Svezia, per discutere anche di collaborazione nel campo dell’alta tecnologia e della telecomunicazione. Il risultato della visita è stato immediato: la Ericsson, che è già presente nel paese con diversi stabilimenti, ha annunciato piani di investimento nella rete 5G e l’apertura di un centro operativo a Tczew, che dovrebbe essere funzionante entro inizio 2020.

La Polonia, pur senza distanziarsi ufficialmente da Huawei, sta procedendo a ritmi serrati alla ricerca di fonti alternative, fino ad oggi trovate  in Occidente. Il motivo è chiaro: la scelta di campo chiesta da Trump ai partner europei è stata fatta.

A inizio gennaio, un’operazione di polizia aveva condotto all’arresto di un impiegato di alto profilo di Huawei di nazionalità cinese e di un ex agente segreto polacco per accuse di spionaggio. Nel corso dell’operazione, gli investigatori avevano perquisito gli uffici della compagnia cinese e della Orange Polska, suscitando anche una reazione ufficiale da parte di Pechino.

Da allora, i rapporti tra Varsavia e il gigante tecnologico si sono rapidamente deteriorati e la Polonia si è confermata tra i paesi più scettici nei riguardi di Huawei, chiedendo maggiori azioni a livello comunitario affinché la sicurezza informatica del continente sia protetta da eventuali minacce di provenienza cinese.

L’arrivo del 5G a Mosca

Mentre una parte dell’Unione europea si omologa gradualmente alle posizioni statunitensi in tema di 5G, a Mosca prende lentamente forma l’accordo siglato tra Huawei e la russa MTS durante il forum economico di San Pietroburgo di giugno scorso. In base al documento, le due compagnie avrebbero lavorato congiuntamente per il lancio di reti pilota, ossia sperimentali, fra quest’anno e il 2020.

La prima area a copertura 5G è entrata in funzione nel mese di luglio nella capitale russa, e altre aree saranno prossimamente inaugurate in altre città del paese. I lavori stanno procedendo a ritmi serrati, perché in gioco c’è la credibilità della Cina. La costruzione in tempi record di installazioni a larga copertura in una delle capitali più grandi del mondo è, infatti, sia un banco di prova che un atto di forza.

Ma la collaborazione tecnologica tra Russia e Cina non si ferma al 5G, perché il monito di Trump alle multinazionali statunitensi della telefonia e dell’informatica di smettere di cooperare con Huawei, ha portato quest’ultima a vagliare la possibilità di sfruttare le opportunità del sottovalutato mercato russo.

L’anno prossimo avrà luogo il censimento della popolazione. Rostelecom si occuperà della raccolta dati avvalendosi di circa 360mila tablet prodotti da Huawei, che per l’occasione lavoreranno con il sistema operativo made in RussiaAurora OS“. Per la compagnia cinese sarà l’occasione di testare l’efficacia e la funzionalità del prodotto russo, dal momento che i rapporti con i fornitori di tecnologia euroamericani sono sempre più tesi e instabili.

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