Mentre si infiamma il clima elettorale in vista delle elezioni di midterm, la Corte Suprema degli Stati Uniti torna protagonista, con cinque decisioni che segneranno nuovamente la faglia tra conservatori e progressisti.
1. Sackett v. EPA: l’ambiente
La prima importante sentenza ha un contenuto fortemente ambientalista: un caso che potrebbe ridurre drasticamente il numero di zone umide e acque protette dal Clean Water Act.
I ricorrenti, in questo caso, sono Michael e Chantell Sackett: proprietari terrieri dell’Idaho sostenuti dai colossi del petrolio e del gas e società minerarie. I Sackett hanno iniziato la loro disputa con la Environmental Protection Agency nel 2007, dopo aver acquistato un appezzamento di terreno soggetto alle protezioni del Clean Water Act. Il lotto – che comprendeva zone umide sensibili a pochi passi da Priest Lake, uno dei laghi più grandi dell’Idaho – richiedeva un permesso per qualsiasi tipo di modifica/costruzione. Invece di seguire i processi dell’EPA, i Sackett sono ricorsi in giudizio. Questa battaglia legale, durata 14 anni, si è andata politicizzando, soprattutto in virtù delle promesse green del presidente Biden.
Il Clean Water Act è in vigore dal 1972 per proteggere la salute e la sicurezza delle acque della nazione: nel 2015, sulla base di uno studio scientifico completo, l’EPA ha emesso un regolamento che definisce cosa si intende per “acque degli Stati Uniti”: l’amministrazione Trump ha successivamente tentato di sostituire quel regolamento con uno che avrebbe sostanzialmente ristretto le protezioni della legge. Ma un gruppo di Tribù rappresentato da Earthjustice è riuscito a farlo ribaltare. L’EPA sta ora lavorando a una definizione aggiornata delle “acque degli Stati Uniti” per riflettere le ultime conoscenze scientifiche.
La Corte Suprema, tuttavia, non sta aspettando che l’agenzia finisca quel lavoro, intervenendo invece per decidere quali acque e zone umide protegge il Clean Water Act.
2. Merrill v. Milligan e Merrill v. Caster: la questione dei distretti elettorali
I due casi agitano-e non poco- la questione razziale: la Corte Suprema sta valutando se il piano di riorganizzazione distrettuale dell’Alabama del 2021 per i suoi distretti congressuali violi la Sezione 2 del Voting Rights Act.
Nel 2022, la legislatura dell’Alabama ha tracciato le linee distrettuali del Congresso in modo da diluire la forza di voto della comunità nera, impacchettando gran parte della comunità nella cintura black dell’Alabama, nel distretto congressuale 7 e suddividendo il resto nei distretti 1, 2 e 3 dove i membri della comunità nera non saranno più in grado di eleggere rappresentanti a causa del persistente blocco razziale.
Un gruppo di elettori registrati e organizzazioni per i diritti civili hanno immediatamente impugnato la mappa, appellandosi al XV emendamento, che conferisce al Congresso un ampio potere di applicazione per proteggere il diritto di voto contro ogni forma di discriminazione razziale.
3. SFFA v. President and Fellows of Harvard College e SFFA v. University of North Carolina: la battaglia nelle università
La Corte Suprema esaminerà ancora una volta le politiche di ammissione all’Università di Harvard e all’Università della Carolina del Nord. I tribunali di grado inferiore hanno rilevato che entrambi gli istituti hanno rispettato i precedenti della Corte Suprema secondo cui l’etnia razza può essere utilizzata come un fattore da considerare in una valutazione ad ampio raggio dei candidati. Tutto è nato nel 2014, quando un’organizzazione no profit chiamata Students for Fair Admissions (SFFA) ha citato in giudizio l’Università di Harvard, sostenendo che il suo programma di ammissione attento alla razza discriminava i candidati asiatici americani. SFFA ha sostenuto che Harvard ha violato la legge per tre ragioni: per la sua ostinazione in un bilanciamento razziale non consentito, per l’utilizzo dell’etnia come fattore positivo e per non aver considerato adeguatamente alternative razziali neutre.
Ciò che si decide, dunque, è se la Corte Suprema debba annullare la precedente sentenza Grutter v. Bollinger e se i suddetti college stiano violando il Titolo VI del Civil Rights Act penalizzando i candidati asiatici.
4. 303 Creative LLC v. Elenis: diritti LGBT e liberà di espressione
I giudici valuteranno la questione del confine tra convinzioni religiose personali e le leggi statali che proteggono le persone LGBTQ+ dalla discriminazione.
Lorie Smith è la proprietaria e fondatrice di una società di progettazione grafica, la 303 Creative LLC. Vuole espandere la sua attività per creare siti web per wedding planning. Tuttavia, si oppone al matrimonio tra persone dello stesso sesso per motivi religiosi, quindi non vuole progettare siti per matrimoni tra persone dello stesso sesso. Vuole pubblicare un messaggio sul proprio sito web in cui spiega le sue obiezioni religiose ai matrimoni same-sex. Il Colorado AntiDiscrimination Act (CADA) vieta alle aziende aperte al pubblico di discriminare sulla base di numerose caratteristiche, incluso l’orientamento sessuale. La legge definisce discriminazione non solo il rifiuto di fornire beni o servizi, ma anche la pubblicazione di qualsiasi comunicazione che dica o implichi che un certo tipo di clientela è sgradita a causa di una caratteristica protetta dalla legge. Anche prima che lo stato cercasse di far valere il CADA contro di lei, Smith e la sua azienda hanno impugnato la legge in un tribunale federale, adducendo numerose violazioni costituzionali.
La questione di fondo sulla discussione, che ancora non è stata fissata, sarà se l’applicazione del CADA per costringere un artista a parlare o a rimanere in silenzio violi la clausola sul free speech contenuta nel I emendamento.
5. Moore v. Harper: la questione del gerrymandering
Nel caso Moore v. Harper, la Corte Suprema deciderà se la Corte Suprema della Carolina del Nord ha il potere di cancellare la mappa del Congresso illegalmente manipolata del legislatore. I legislatori hanno sostenuto che un’interpretazione della Costituzione degli Stati Uniti – nota come “teoria del legislatore statale indipendente” – rende i tribunali statali e la costituzione statale impotenti in materia di elezioni federali. L’anno scorso, la legislatura statale dominata dai repubblicani ha approvato, con un voto di partito, un estremo tentativo di “gerrymandering” per bloccare una super maggioranza di 14 seggi nel Congresso dello Stato. Vedendosi osteggiati, due legislatori repubblicani hanno chiesto alla Corte Suprema degli Stati Uniti di intervenire per difendere la loro mappa “gerrymandered“.
L’espressione “gerrymandering” si riferisce alla manipolazione dei collegi elettorali allo scopo di ottenere un certo risultato, ad esempio favorire un gruppo razziale. Prende il nome da Elbridge Gerry, governatore del Massachusetts che nel 1812 ridisegnò i confini dei collegi per conservare la maggioranza democratica. Qualcuno osservò che il territorio aveva la forma di una salamandra (salamander). Da qui l’espressione gerrymander: da Gerry + salamander.
I giudici prenderanno in considerazione quello che sarebbe un cambiamento fondamentale nel modo in cui si svolgono le elezioni federali, conferendo ai legislatori statali l’autorità esclusiva di stabilire le regole per la corsa elettorale anche se le loro azioni violassero le costituzioni statali e sfociassero in manipolazioni partigiane per i seggi del Congresso.