Il 2017 è stato un anno tragico per le donne in Libano: 12 sono stata ammazzate la maggior parte dal proprio marito, ex marito, fidanzato o ex fidanzato. Come Nada Bahlawan che è stata uccisa a colpi d’arma da fuoco da suo marito all’alba il 22 gennaio a Beirut. Lo stesso giorno, un uomo ha pugnalato sua moglie nel sud del Libano dopo una discussione sul modo di lavare i piatti. Il 16 dicembre, la diplomatica britannica Rebecca Dykes è stata violentata e uccisa. “Era carina, aveva una gonna molto corta e ho pensato che violentarla sarebbe stato facile visto che era straniera”. Ha confessato Tarek Hawchiech, autista di Uber, arrestato dalla polizia libanese circa 48 ore dopo l’omicidio.

I mesi peggiori sono stati dicembre e gennaio: nove donne sono state uccise dai loro fidanzati o mariti. Il 6 gennaio, Zarifa Z. è stata lapidata a morte, e il suo corpo è stato trovato su una spiaggia nel sud del Libano cinque giorni dopo. Suo marito ha ammesso di aver commesso il delitto per onore. Una donna e il suo bambino sono stati trovati morti il ​​12 gennaio, uccisi da ripetuti colpi alla testa.





L’attivista femminista Maya Ammar e altri hanno tenuto una veglia di fronte al Museo Nazionale di Beirut il 23 gennaio per queste donne barbaramente uccise. “La notte in cui abbiamo organizzato la veglia sulla violenza contro le donne, abbiamo saputo che Malak Moukdad è stata pugnalata a morte da suo marito. Due giorni dopo, una donna si è uccisa perché non riusciva a sopportare più la violenza che subiva in casa “, ha raccontato Ammar.

Ghida Anani, direttrice di Abaad, una Ong che lotta per l’uguaglianza di genere, traccia un quadro della situazione in Libano: ”C’è un aumento della consapevolezza delle donne. Ora segnalano più facilmente gli episodi di violenza domestica, ricercano aiuto al di fuori delle loro sfere sociali e familiari, e per quanto riguarda la stigmatizzazione sulla violenza, è stata infranta grazie agli sforzi persistenti dei movimenti per le donne negli ultimi anni”.

Abaad realizza anche progetti concreti per aiutare le donne in difficoltà. Una comunità affiliata alla Ong fornisce spazi sicuri per le donne vittime di violenza nelle province del nord, della valle della Bekaa, del sud, di Beirut e del monte Libano.

Sono stati fatti passi avanti anche nella legislazione ma non sono ancora sufficienti. La legge 293 sulla violenza domestica è stata adottata nell’aprile 2014, ma diverse organizzazioni la hanno criticata perché incompleta. La legge definisce la violenza domestica in modo molto restrittivo, ad esempio, non criminalizza lo stupro coniugale eccetto nel caso in cui sia possibile dimostrare la violenza fisica.

Sono stati presentati emendamenti alla legge, ma, anche se verranno approvati e applicati rapidamente, alcuni temono che il sistema giudiziario libanese sia troppo lento per perseguire questi crimini abbastanza velocemente. Come ricorda Diala Haidar, dell’associazione Kafa: ”L’assassino di Roula Yaacoub non è stato ancora portato davanti ad un giudice dal 2013. Questo deve cambiare”.

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Cristiani nel mirino: è questo il tema dell’incontro del 20 febbraio durante il quale Fausto Biloslavo e Gian Micalessin racconteranno la realtà drammatica di chi è perseguitato per la propria fede. L’incontro si terrà martedì 20 febbraio alle ore 17 in via Gaetano Negri 4. I posti sono limitati. Per partecipare potete scrivere a info@gliocchidellaguerra.it o chiamare il numero 028566445/028566308

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