La cooperazione militare fra India e Russia potrebbe rafforzarsi ulteriormente nel corso delle prossime settimane. Come evidenziato dall’agenzia di stampa russa Sputnik International, l’esercito indiano è interessato ad acquistare l’ultima versione dei carri armati T-90 russi, dotati del sensore termico e della visione notturna, nonché di telecamere e altre contromisure aggiuntive atte a ridurre significativamente le probabilità di essere colpiti dalle armi anticarro. L’esercito indiano ha presentato una proposta di acquisto che dovrà essere approvata dal “Defense Acquisition Council”, organo atto a convalidare decisioni di questo tipo. Nella fattispecie si tratterebbe di un’operazione dal valore complessivo di 2,1 miliardi di dollari e comprendente l’acquisto di 460 T-90. Il carro armato è attualmente in fase di montaggio presso il Heavy Vehicles Factory, ad Avadi, nello stato meridionale del Tamil Nadu, lo stesso stabilimento che produce anche i carri armati T-72.“La condivisione della tecnologia dei T-90 faceva parte dell’accordo iniziale firmato con i russi. Questo ha richiesto molto tempo, ma ora penso che tale tecnologia sia a nostra disposizione. Pertanto è dunque possibile che l’India sia in grado di fabbricare i serbatoi insieme alla maggior parte dei componenti” – ha osservato in merito Rumel Dahiya, direttore generale in pensione dell’Institute of Defence and Security Analyses intervistato da Sputnik. Secondo il Maggiore Generale R K Arora, caporedattore di Indian Military Review, “lo sviluppo dell’Arjun Mark 2 sta richiedendo più tempo del previsto e potrebbero servire altri 5 anni. Quindi l’India sta comprando i T-90 in sua sostituzione: al momento disponiamo di circa 800 carri armati T-90 e con altri 460 ne avremo all’incirca 1300 nella nostra flotta”.Attualmente, l’India dispone di circa 13 reggimenti di T-90 che potrebbero arrivare a 21 reggimenti entro il 2020. Ogni reggimento è composto da 62 carri armati. Nel novembre 2006, l’India ha ordinato 330 T-90 carri armati dalla Russia, dei quali la maggior parte sono stati assemblati in una fabbrica di munizioni indiana. L’acquisto dei T-90 rientra in un’ottica di cooperazione bilaterale in crescita tra i due Paesi che riguarda più ambiti e non solo quello militare. La strategia del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin è chiara: ampliare il proprio raggio d’azione a Oriente e promuovere una nuova multipolarità mondiale in chiave geo-economica e in contrapposizione all’unipolarismo occidentale. In quest’ottica, Russia ed India hanno recentemente siglato un accordo per la costruzione di 11 reattori nucleari , oltre ai patti commerciali già in essere come l’INTSC (International North South Transit Corridor), e in attesa dell’accordo di libero scambio tra l’India e l’EUU (l’Unione Economica Eurasiatica che comprende, oltre alla Russia, anche Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan). I buoni rapporti tra i due Paesi – entrambi appartenenti ai BRICS – passano altresì attraverso la lotta al terrorismo islamista con un occhio di riguardo a ciò che accade in Pakistan – dove lo jihadismo trova terreno fertile – e senza dimenticare la visione comune sulla guerra siriana, dove l’India appoggia apertamente l’intervento militare russo in sostegno al presidente siriano Bashar al-Assad.Ciò nonostante, secondo alcuni osservatori e analisti, il presidente indiano Narendra Modi, non rinuncerebbe ad avere un occhio di riguardo nei confronti degli Stati Uniti: «Il gioco di Modi è molto sofisticato – osserva Pepe Escobar – La sua priorità quella di consolidare l’India come la maggior potenza dell’Asia meridionale. Per questo motivo non può permettersi, per alcun motivo, di inimicarsi Washington. Tutt’altro: sta facendo salire a bordo gli Stati Uniti nel suo ambizioso piano strategico di investimenti esteri “Make In India” (“Una grande iniziativa nazionale progettata per facilitare gli investimenti, stimolare l’innovazione, migliorare lo sviluppo delle competenze, tutelando la proprietà intellettuale e costruire le migliori infrastrutture di produzione”). Naturalmente, le corporazioni e le multinazionali americane – importanti sostenitori del TTP – sono con la bava alla bocca in attesa di poter lucrare. La linea è quella intrapresa in modo similare dalla Cina alcuni decenni fa, anche se parlare di “tutela di proprietà intellettuale” vuol dire accontentare e attrarre la folla ossessionata dal TTP. L’obiettivo geopolitico di Modi è quello di presentare l’India – e non il Pakistan – come il partner razionale e ideale in Asia meridionale”.
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