La minaccia viene da Est. Per la Nato il fronte più caldo continua ad essere quello orientale. Fin dalle sue origini l’Alleanza atlantica ha monitorato quanto accadeva nell’allora Unione sovietica e nei Paesi del Patto di Varsavia ed oggi continua a farlo verso la Russia di Vladimir Putin ed i suoi Stati amici.LEGGI ANCHE: Le manovre della Nato contro PutinIl Baltico è per i ventotto Paesi dell’Alleanza la nuova frontiera da difendere dal rischio di un possibile, sempre secondo le analisi geostrategiche della Nato, attacco russo. Nel Consiglio nord atlantico dell’8-9 luglio scorsi a Varsavia è stato scritto nero su bianco che la Nato intende rafforzare la sua presenza in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia. E dall’inizio del prossimo anno sarà attivato un sistema di difesa comune. Già i canadesi, i tedeschi, i britannici e gli americani hanno dato la loro disponibilità per guidare una “robusta presenza multinazionale”, come si legge nel documento finale del vertice polacco, rispettivamente in Lettonia, Lituania, Estonia e Polonia. Come si sa l’Italia fornirà una compagnia (140-150 uomini) da destinare in Lettonia.E per prepararsi al meglio è stata organizzata l’esercitazione “Trident Juncture 16” che si concluderà i primi di novembre. È stata promossa dal Comando Alleato Trasformazione (ACT) per addestrare, esercitare e valutare il JFC di Napoli e le componenti di comando ad esso subordinate nella conduzione dell’azione di comando e controllo sulla Forza di Reazione Rapida nel 2017 (NRF 17).L’esercitazione che sarà gestita solo per via telematica – interessate le basi Nato di Napoli, Regno Unito, Belgio, Germania, Norvegia – fornirà un contesto nel quale ottenere la certificazione NRF 2017. Non sono stati messi sul terreno né uomini né armamenti.LEGGI ANCHE: Quale futuro per la Nato?Come tutte le esercitazioni militari si sceglie una zona fittizia dove operare. La zona fittizia è nell’area baltica denominata Skolkan. Si tratta di un gruppo di Paesi che si affacciano sul Baltico legati da stretti rapporti economici, culturali e storici ma non politici. L’area fa gola ad un grande Paese come la Repubblica democratica di Bothnia.È facile capire che stiamo parlando della Russia. Lo Stato che confina con la Bothnia, nella parte meridionale del Golfo di Finlandia, è l’Estonia, membro della Nato dal 2004. Qui risiede, come si legge nella pianificazione dell’esercitazione, una grande comunità di etnia bothniaca (leggi sempre russi) ed alcuni suoi componenti sono stati incoraggiati a far presenti alla Bothnia le loro lamentele sul Governo estone.Questo scenario esercitativo dimostra chiaramente come l’Estonia sia tra i Paesi considerati a rischio. Anche perché nello Stato baltico la Nato ha investito moltissimo. A Tallin hanno sede, infatti, le Nato Force Integration Units. Create il 15 giugno 2015 sono divenute operative il 1° settembre dello stesso anno. Operano sotto la primaria responsabilità del Comando Supremo alleato d’Europa (SACEUR). Il loro compito è facilitare un rapido dispiegamento nel territorio di competenza della Forza di Pronto intervento interforze ad elevata prontezza (VJTF), ovvero di una brigata multinazionale di circa 5 mila uomini e da un massimo di cinque battaglioni di manovra composti da forze aeree, navali e forze speciali. Oltre ad attivare altre unità NRF ad alta prontezza operativa.banner_cristianiDal 2008, sempre a Tallin, opera il Centro d’eccellenza della Difesa cibernetica, dove vengono fatte ricerche sulla materia e si sviluppano programmi e capacità operative per la difesa cibernetica.Insomma, l’Estonia è al centro delle analisi geostrategiche NATO con l’obiettivo finale che è quello dell’attivazione o meno dell’articolo 5 dello Statuto dell’Alleanza atlantica.Perché il finale dell’esercitazione Triden Juncture 16 sarà esattamente questo: se uno dei 28 Paesi dell’Alleanza venisse attaccato da uno Stato nemico si dovrà ricorrere all’articolo 5? Ovvero le forze militari dovranno rispondere all’attacco? Sembra la sceneggiatura di un film o di un war game, in verità la diplomazia chiede alle forze armate una risposta tecnico-operativa. Visti i rapporti con la Russia,





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