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Le nuove elezioni in Irlanda del Nord sono state, per ora, rimandate. Il fatto che il Sinn Féin cattolico, di Sinistra e nazionalista, abbia sorpassato assieme ai suoi alleati il Democratic Unionist Party (Dup) e le forze protestanti favorevoli all’unione con Londra, ha bloccato dal 5 maggio scorso il processo decisionale. Secondo gli Accordi del Venerdì Santo a Belfast dovrebbe essere nominato un governo a guida nazionalista con un vice unionista per la prima volta nella storia dell’Ulster. Ma la battaglia politica si somma alla volontà del Dup di pressare il governo di Londra perché ripudi il protocollo sulla Brexit che tiene, di fatto, l’Irlanda del Nord dentro l’Unione Europea sul piano commerciale. Stabilendo, dunque, una barriera doganale interna al Regno Unito nel cuore del Mar d’Irlanda.

Il governo di Rishi Sunak ha criticato l’ex alleato dei Conservatori, il Dup, per continuare a bloccare il processo che regola la condivisione del potere a Stormont, ma ha deciso di garantire tempo fino al 5 marzo per consentire a Sinn Féin e Dup di negoziare l’accordo di coalizione.

Questo servirà a garantire, parallelamente, sei settimane extra ai negoziati tra Londra e Bruxelles. Chris Heaton-Harris, responsabile degli affari dell’Ulster nel governo Sunak, lo ha comunicato il 19 gennaio dopo aver avuto conversazioni coi partiti di Belfast.



L’annosa battaglia con il governo di Londra

Nel frattempo Sunak vuole completare la Brexit emendando l’accordo firmato da Theresa May e confermato in un primo momento da Boris Johnson sul protocollo nordirlandese. Johnson nella fase finale del suo mandato e l’allora ministro degli Esteri Liz Truss hanno iniziato a discutere di una modifica unilaterale che ha mandato su tutte le furie Bruxelles, ma ha poi aperto a trattative. Oggi vera chiave per poter risolvere la partita nordirlandese.

Lunedì 23 gennaio James Cleverly, il ministro degli Esteri britannico, “terrà colloqui” con Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione europea, “volti a spianare la strada a un accordo nel primo trimestre del 2023 sul cosiddetto protocollo dell’Irlanda del Nord, che regola gli accordi commerciali della regione”, ricorda il Financial Times. Nella seconda settimana di gennaio “le parti hanno ottenuto una svolta provvisoria con un accordo che consentirà all’Ue di condividere in tempo reale i dati del Regno Unito sui flussi commerciali attraverso il Mare d’Irlanda dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord”. Anche il governo di Dublino di Leo Varadkar si è detto favorevole a una pronta soluzione della diatriba, certo che la fine dello stallo in Irlanda del Nord sia decisivo per ridare stabilità a una regione in crisi.

Gli Accordi messi a dura prova dal protocollo

L’effettività degli Accordi del Venerdì Santo del 1999 che hanno posto fine alla guerra civile in Irlanda del Nord è messa a rischio dallo stallo politico. L’idea che i protestanti unionisti non accettino la preminenza politica dei cattolici, che ora mirano a spingere per il referendum per la riunificazione con l’Eire entro il 2030, mette a rischio l’intera architettura politica su cui si fonda il compromesso storico che regge la pace nella regione.

Gli abboccamenti Ue-Regno Unito sul futuro del protocollo contestato dagli unionisti saranno in tal senso decisivi. “Alle complicazioni sulle elezioni”, nota il Guardian, “si aggiungono eventi tra cui una possibile visita di Joe Biden intorno all’anniversario dell’accordo del Venerdì Santo il 10 aprile e l’incoronazione di re Carlo III il 6 maggio”. Il primo evento è potenzialmente sfruttabile dai catto-nazionalisti per fini identitari, essendo Biden di origini irlandesi, il secondo è in grado di sdoganare l’orgoglio degli unionisti, cadendo peraltro a un giorno di distanza dalla “Pasqua” dei nazionalisti, ovvero il 5 maggio anniversario della morte dell’eroe nazionale degli indipendentisti, Bobby Sands.

A gettare benzina sul fuoco ha contribuito, nel frattempo, l’emendamento proposto dal Partito Conservatore britannico alla legge sulla gestione delle conseguenze del conflitto in Irlanda del Nord, che propone di garantire l’immunità condizionale a coloro che sono accusati di gravi violazioni dei diritti umani e altri crimini durante i Troubles e le fasi di crisi segnate da eventi come il Bloody Sunday del 1972.

Dinamiche storiche complesse i cui fantasmi tormentano ancora Londra e su cui oggi si vuole imporre un colpo di spugna. Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha censurato la mossa di Londra. Ennesima mossa torbida in un dibattito in cui storia e futuro dell’Irlanda del Nord, e del Regno Unito, si mischiano. Contribuendo a rendere incendiario il contesto geopolitico delle isole britanniche.

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