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(Il Cairo)  Una nuova offerta di riconciliazione, tra gli agguerriti rivali palestinesi Hamas e Fatah proveniente dall’Egitto, rischia di fallire dopo che Fatah ha detto che non incontrerà la fazione dominante di Gaza nella capitale egiziana del Cairo, se invitata.

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Un membro della Commissione Centrale di Fatah, l’organo decisionale all’interno del movimento che controlla la Cisgiordania, Azzam al-Ahmed, ha detto che Fatah non conferirà con nessuno al Cairo.

“Non incontreremo Hamas fin quando non cederà l’amministrazione della Striscia di Gaza”, ha dichiarato al-Ahmad alla televisione ufficiale palestinese il 7 febbraio.

Le sue dichiarazioni sono arrivate solo un giorno dopo che Hamas ha detto di aver ricevuto un invito dalle autorità egiziane per dei colloqui di pacificazione inter-palestinese al Cairo nelle settimane seguenti.

L’invito è avvenuto nel contesto dei colloqui in corso tra Hamas e Jihad Islamico – un’altra delle maggiori fazioni della Striscia di Gaza – da una parte, e l’agenzia di intelligence egiziana dall’altra.

L’Egitto ha invitato le due fazioni al Cairo per un nuovo tavolo di discussione sul tema dell’unità palestinese, sulla necessità di mantenere un cessate il fuoco tra le fazioni di Gaza e di Israele, e su quella di ridurre le sofferenze di circa due milioni di cittadini di Gaza, che hanno subito il blocco totale imposto da Israele dal 2008.

Le discussioni cominceranno entro poche settimane, prima di una conferenza in Polonia sulla cessazione delle ostilità nel Medio Oriente, e anche di una tavola rotonda sulla Palestina in Russia. Il Cairo, che è stato teatro di una serie di assemblee tra le fazioni rivali palestinesi negli ultimi due anni, spera di poter riunire queste fazioni, mettendo così la pacificazione dell’area israelo-palestinese sui giusti binari.

Le divisioni interne della Palestina sono un grande ostacolo sulla strada della ripresa dei colloqui di pace tra Palestinesi e israeliani, e Tel Aviv insiste nel ripetere che non trova alcun partner serio col quale sedere al tavolo di negoziazione. Il 5 febbraio, Hamas e Jihad Islamico hanno invitato al ripristino dell’unità nazionale palestinese e alla fine delle divisioni.

Hanno anche richiesto, in una dichiarazione congiunta, la formazione di un governo di unità nazionale, che sovrintenda alle future elezioni e riporti l’ordine interno in Palestina.

Nonostante ciò, nessuno dei leader di Fatah o dell’Autorità Palestinese del presidente palestinese Muhmud Abbas, ne è rimasto impressionato.

“Le pratiche di Hamas non hanno niente a che fare con l’unità nazionale”, ha detto Hazem Abun Shanab, un membro del Consiglio Rivoluzionario di Fatah. “Deve prendere una serie di misure pratiche a dimostrazione delle sue buone intenzioni”.

Una delle misure che Fatah e l’Autorità palestinese vogliono che Hamas prenda è quella di cedere l’amministrazione della Striscia di Gaza, inclusa la gestione delle frontiere al confine con Israele ed Egitto.

Hamas ha invaso il territorio costiero e buttato fuori Fatah nel 2007, un’azione che ha causato la separazione amministrativa della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. E restano separate ancora adesso, una situazione che causa sofferenza alla popolazione che abita nei due territori palestinesi, e che la dice lunga sulle divisioni palestinesi.

Sono queste le divisioni che l’Egitto vuole risolvere prima di poter usare la sua influenza nell’area e i suoi contatti con Tel Aviv per convincere gli Israeliani a sedere al tavolo di negoziazione con i palestinesi.

Il membro del politburo di Hamas Moussa Abu Marzouq ha sottolineato l’importanza dell’unità nazionale per il suo movimento e per i palestinesi in generale. Ha accusato Fatah di creare crisi e di ostacolare questa unità.

“Lo fa prendendo decisioni sbagliate, inclusa la recente dissoluzione del Consiglio Legislativo Palestinese (il parlamento)”, ha detto.

Abbas ha deciso di sciogliere il Concilio Legislativo dominato da Hamas alla fine dello scorso dicembre, appellandosi a una sentenza giudiziaria.

Abu Marzouq ha aggiunto che Abbas prevede anche di mettere da parte Hamas nel momento in cui formerà un nuovo governo in Cisgiordania.

Il suo movimento e Jihad Islamico hanno anche sottolineato, nella loro dichiarazione congiunta del 5 febbraio, l’importanza di mantenere vive le proteste dei residenti di Gaza al confine con Israele.

Sino a oggi le proteste, chiamate dai palestinesi “Marce del Ritorno”, e le reazioni di Israele ad esse, hanno causato diversi morti sul versante palestinese, rischiando di innescare una nuova ondata di violenza tra Israele e Palestina.

L’Egitto, il primo Stato arabo a firmare un accordo di pace con Israele nel 1979, teme che un nuovo confronto militare tra le fazioni di Gaza e Israele peggiorerebbe la situazione a Gaza, finendo per destabilizzare la penisola del Sinai, che condivide confini sia con l’enclave palestinese che con Israele.

“Noi sottolineiamo l’importanza di portare avanti le Marce del Ritorno, come reazione pubblica”, hanno detto Hamas e Jihad Islamico nella loro dichiarazione.

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