La sera del 16 febbraio un uomo di trent’anni viene portato in ospedale in fin di vita a Bobigny, una delle banlieue parigine più difficili. Quelle in cui il separatismo islamista, lo spaccio e la violenza si fanno strada tra i casermoni delle case popolari. Il paziente condotto d’urgenza al pronto soccorso è stato travolto da un tram. Le sue condizioni sono disperate: ha un grave trauma cranico e ha subito un arresto cardiocircolatorio. I medici cercano di rianimarlo ma qualche minuto dopo la mezzanotte la sua vita si spegne a causa delle gravi lesioni riportate nell’incidente.

Per gli inquirenti a provocare la morte di Jérémie Cohen, ragazzone francese di origine ebraica che viveva nella cittadina del dipartimento della Seine-Saint-Denis, è stata una tragica fatalità. Un attraversamento avventato, fuori dalle strisce pedonali. Ma la realtà potrebbe essere ben diversa. Ed è per questo che il caso è finito al centro del dibattito politico francese a pochi giorni dall’apertura delle urne per il primo turno delle presidenziali. A mettere tutto in discussione è un video diventato virale nei giorni scorsi sui social network e poi censurato.

Le immagini, riprese dall’alto, inquadrano Jérémie che attende davanti ad un negozio di articoli sportivi. Si vede un uomo che corre verso di lui e lo colpisce. Si aggiungono altre persone e inizia un vero e proprio pestaggio. Lui, che ha un lieve handicap psico-motorio, cerca con difficoltà di fuggire. Corre a fatica e riesce a ripararsi in mezzo a due auto. Da lì, senza guardare davanti a sé, scatta verso le rotaie per attraversare la strada in cerca di salvezza. Ed è a quel punto che il tram lo travolge senza lasciargli scampo.

Accanto al corpo della vittima è stata ritrovata una kippah. Un particolare che fa pensare ad una possibile matrice antisemita dell’aggressione. Non sarebbe una sorpresa in una periferia dove le scorribande violente sono all’ordine del giorno. Il procuratore di Bobigny, Eric Mathais, citato dai media francesi, precisa però che attualmente “non c’è alcun elemento che permette di stabilire con certezza se la vittima portasse visibilmente la kippah al momento dell’aggressione” e, di conseguenza, se la violenza sia scattata o meno per “motivi discriminatori”.

La famiglia di Jérémie, però, vuole vederci chiaro. È proprio grazie agli sforzi dei fratelli del giovane, che dopo la tragedia hanno fatto appello alla cittadinanza per recuperare testimonianze sull’accaduto, che è spuntato fuori il video che incastra il gruppo di violenti. E ora Gérald Cohen, il papà del giovane ucciso, chiede che l’inchiesta non venga insabbiata. Per questo, dai microfoni di Bfmtv e della seguitissima trasmissione Touche pas à mon poste!, condotta da Cyril Hanouna su C8, si è rivolto direttamente Eric Zemmour per chiedergli di impegnarsi affinché l’indagine non venga “chiusa” o “soppressa”.

Il candidato dell’estrema destra ha subito raccolto la sfida. “È morto perché è ebreo? Perché vogliono soffocare l’inchiesta?”, ha scritto Zemmour su Twitter. Intervistato da France 2 denuncia il silenzio attorno al caso e promette che non volterà le spalle al papà del ragazzo “picchiato da una banda di teppisti”. Dopo l’aggressione in carcere per mano di un giovane detenuto radicalizzato costata la vita all’indipendentista corso Yvan Colonna, con il caso Cohen il tema della sicurezza torna alla ribalta nella campagna elettorale. Anche la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, evoca l’antisemitismo parlando di “atto criminale”. Intervistata da France-Inter, ha accusato i media di voler minimizzare o addirittura nascondere l’accaduto per non mettere in imbarazzo l’Eliseo a poche settimane dal voto.

Nicolas Dupont-Aignan, capo del partito neogollista Debout la France, parla di “aggressione antisemita” e di “orrore assoluto”. Anche la sinistra calca la mano, con il candidato comunista Fabien Roussel e Jean-Luc Mélenchon di La France Insoumise, che sposano la stessa tesi e chiedono che sia fatta chiarezza sui reali motivi dell’aggressione. Qualche giorno fa anche il presidente Emmanuel Macron si è interessato alla vicenda, facendo contattare i genitori di Jérémie dai suoi uffici. “Nel rispetto dell’indipendenza della giustizia, tutti i mezzi saranno messi in atto per identificare gli autori di questa aggressione e fare piena luce sulla vicenda”, hanno assicurato dalla presidenza della Repubblica. Del caso, fanno sapere dall’Eliseo, si starebbe occupando personalmente il ministro della Giustizia, Eirc Dupont-Moretti. E Macron, precisano, “viene tenuto personalmente informato”.

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