Sabato scorso il cielo sopra Unter den Linden, la via principale di Berlino, si colorava di fuochi d’artificio e giochi di luce. Ma a una settimana di distanza i festeggiamenti per il trentesimo anniversario del crollo del Muro sono ormai soltanto un ricordo. E la Germania è costretta a tornare con i piedi per terra.
“I tedeschi dell’Est si sentono cittadini di serie B”, ha detto oggi all’Adnkronos il sindaco di Dresda, Dirk Hilbert. “Qui le conseguenze della globalizzazione – prosegue il primo cittadino – hanno colpito duramente molte persone a Est, che si sono rese conto di come i loro desideri e le loro aspettative non siano stati soddisfatti”. “Si sentono cittadini di seconda classe”, taglia corto. Nella Sassonia delle rivolte contro i migranti, chi si aspettava una svolta dopo il crollo della Ddr è rimasto deluso. Ed è per questo che non solo qui, ma nella maggior parte dei Land orientali ora si vota in massa per l’estrema destra.
Il muro invisibile che separa ancora le due Germanie non è solo culturale ma anche economico. Nelle regioni dell’Est i salari sono più bassi, gli stabilimenti industriali hanno chiuso, cresce la disoccupazione e i giovani si sono trasferiti altrove in cerca di lavoro. “Ci sono più tedeschi occidentali nelle posizioni di vertice rispetto ai tedeschi orientali – aggiunge il politico, liberale dell’Fdp – il che ha portato a un’enorme frustrazione, che viene sfruttata dai populisti di destra”. “Frustrazione che viene rivolta anche contro le minoranze, in particolare i rifugiati”, sottolinea. Proprio a Dresda, la città delle manifestazioni di Pegida, dove il comune ha dichiarato “l’emergenza xenofobia”, Alternative für Deutschland ha sfiorato il 28% alle ultime regionali.
Per contrastare l’estremismo dilagante, secondo Hilbert, servono “misure che rafforzino la democrazia e la società civile, sradicando la discriminazione e l’omofobia” e dando sostegno “alle vittime di razzismo e violenza”. La maggior parte dei cittadini di Dresda, però, crede che ormai chi partecipa alle marce anti-migranti che ormai si susseguono ogni lunedì come un rituale da quattro anni, sia una minoranza.
La deriva neonazista paventata nella delibera promossa da Max Aschenbach, consigliere comunale del partito satirico Die Partei, e votata anche dai liberali, per molti sarebbe un’esagerazione. Tanto che pure il partito di Angela Merkel, l’Unione Cristiano Democratica, ha preferito sfilarsi, criticando l’iniziativa.
La pensa così anche il leader locale dell’Afd, Jörg Urban, che qualche giorno fa ai microfoni di Inside Over aveva spiegato come dopo l’ondata migratoria del 2015 la popolazione locale abbia “paura di perdere ciò che si è raggiunto finora in termini di welfare e di libertà”. “Qui la gente ha vissuto sulla propria pelle il crollo di un sistema”, aveva detto il politico sovranista, chiarendo come “con la riunificazione” molti abitanti delle regioni orientali abbiano “perso il lavoro” e si siano dovuti “reinventare”. “Si è trattato di un grande cambiamento – aveva aggiunto – ed ora la gente ha paura che il nuovo sistema socio-economico non regga l’urto delle migrazioni”. Non si tratterebbe di razzismo, quindi, ma del timore di veder sgretolarsi di nuovo le proprie certezze. Per il sindaco della città delle proteste contro i migranti, però, l’emergenza esiste.