Che i rapporti che intercorrono tra l’Iraq e l’Iran non siano decisamente buoni ormai dal 1980 è risaputo a livello internazionale. Che il sentimento di odio represso della popolazione irachena potesse però esplodere contro il Paese sciita era però di più difficile immaginazione, tanto da provocare dure reazioni da parte di Teheran e pure dal governo dello stesso Iraq. Durante una delle manifestazioni che da oltre un mese stanno interessando lo Stato mediorientale i partecipanti hanno infatti preso d’assalto il consolato iraniano nella città di Najaf, nella parte meridionale del Paese. Che cosa ha indotto però la popolazione irachena a prendere d’assalto proprio il consolato?
Ingerenze iraniane in Iraq
Alla base della crisi che sta interessando il Paese da un mese a questa parte ci sono state molte teorie riguardo ai possibili sovvertitori. Per quale motivo però la piega di questo esito avrebbe dovuto condurre ad un attacco al consolato di Teheran?
Non ci sono certezze al momento in quanto le necessarie indagini del caso non sono ancora attivamente iniziate. Tuttavia, secondo Al Jazeera, tale motivazione sarebbe da ricercarsi nell’appoggio dell’Iran all’attuale governo in carica nel Paese. Il suo sostegno, ribadito anche nel summit dei Paesi arabi dello scorso maggio, aveva assunto particolare clamore dopo che alcuni dialoghi con Hadi al-Amiri, leader dell’opposizione sciita dell’Iraq, erano divenuti pubblici. Le richieste di Teheran (grande osservatore delle proteste in Iraq) al politico iracheno erano incentrate sulla necessità di garantire la stabilità nel Paese tramite voto di fiducia a favore del governo di Adil Abul Mahdi.
Iraq paralizzato dalle manifestazioni
Le manifestazioni incessanti che stanno interessando il Paese del Medio Oriente stanno paralizzando l’apparato statale e il sistema dei trasporti, mettendo al contempo a dura prova il precario equilibrio dell’economia locale. La rinuncia alle dimissioni da parte del primo ministro Mahdi hanno provocato una dura frattura nella politica del Paese, spingendo le opposizioni a cessare ogni possibile collaborazione per garantire la stabilità dell’Iraq. Moqtada al-Sadr, leader dell’opposizione, aveva dichiarato in precedenza come una mancata rinuncia all’incarico avrebbe reso impossibile ogni sorta di dialogo, rimanendo fedele alle sue parole.
Con i morti dovuti agli scontri tra manifestanti e forze armate in continuo aumento, l’Iraq in questo momento si trova paralizzato, rivivendo il clima della guerra civile della metà dello scorso decennio: nuovamente a causa di forti scontri di potere dove ai protagonisti poco o nulla importa delle condizioni della popolazione.