A El Paso, Texas, è in corso una vera e propria emergenza umanitaria. Mentre il Presidente Donald Trump minaccia di chiudere il confine con il Messico, come riporta il Texas Tribune, i residenti e le strutture dedicate alla prima accoglienza affrontano un problema quotidiano: trovare una sistemazione ai 500 nuovi arrivati che, ogni giorno, hanno bisogno di un posto dove dormire. Il numero di famiglie di immigrati che attraversano questa parte del Texas per chiedere asilo, infatti, continua ad aumentare di giorno in giorno con numeri impressionanti.
La maggior parte dei migranti sono famiglie centroamericane e minori non accompagnati, e il loro numero è cresciuto del 340% in poche settimane. Circa 136.150 unità familiari sono state arrestate sul confine sud-occidentale tra ottobre e febbraio, rispetto alle 31.100 famiglie nello stesso periodo dell’anno precedente, secondo le statistiche della Dogana e delle guardie di frontiera.
Nelle scorse ore, il segretario del Dipartimento della Sicurezza Nazionale Kirstjen Nielsen ha riferito che l’amministrazione Trump tratterà l’ondata di migranti come “un uragano di categoria 5. “Anche se solo la legislazione può risolvere questa crisi a lungo termine, non possiamo aspettare che il Congresso agisca”, si legge nel comunicato del Dipartimento. “È nostro dovere assicurare la patria, far rispettare le nostre leggi sull’immigrazione e sostenere i nostri obblighi umanitari”.
Ruben Garcia, il 70enne che s’ispira a Madre Teresa
In questo contesto di grave emergenza a dare una mano fondamentale ai migranti c’è un 70enne che si ispira a Madre Teresa di Calcutta. Si tratta di Ruben Garcia, presente a El Paso la sua organizzazione no profit, l’Annunciation House. Come spiega L’Agi, attualmente, le strutture che fanno capo a lui hanno ospitato da ottobre a marzo 50 mila persone. Con l’emergenza umanitaria, sono stati gli stessi federali a chiedere a Garcia di raddoppiare gli sforzi.
Garcia ha preso in affitto un ex capannone industriale grande quanto un supermercato di 40 mila metri quadrati che vuole rendere accogliente prima possibile. La associazione di Garcia si occupa di dare una prima assistenza agli immigrati e organizzare il loro viaggio negli Stati Uniti, dove resteranno mesi o anni. Gli agenti di servizio alla frontiera sanno che possono contare su di lui: ogni giorno gli mandano centinaia di persone che le strutture governative non possono gestire
Al Texas Tribune Ruben Garcia ha spiegato che i rifugi con cui lavora ricevono in media dai 500 ai 600 migranti al giorno. Finora sono stati in grado di gestire il flusso, grazie alla rete di volontari, ma “non ho modo di prevedere cosa possiamo aspettarci in futuro”, ha detto.
Trump: “Siamo pieni, ora basta”
L’imponente ondata migratoria proveniente da sud sembra dare ragione al Presidente Donald Trump, che aveva parlato in più occasione di una vera e propria emergenza nazionale che, visti i numeri, si sta concretizzando fino a diventare quasi ingestibile.
Il Presidente, parlando a una tavola rotonda dedicata alla situazione sul confine meridionale, ha spiegato nelle scorse ore che “il sistema è pieno” indipendentemente dal fatto che le persone che cercano di entrare negli Usa “stiano richiedendo asilo politico o meno. Mi dispiace ma non possiamo prendere più nessuno, il Paese è pieno” ha osservato Trump. “Vedo che alcuni dei nostri più grandi avversari negli ultimi due giorni hanno ammesso che si tratta di un’emergenza”.
I fatti danno ragione a Donald: l’emergenza c’è
Come vi abbiamo già raccontato nelle scorse settimane, che al confine meridionale esista una situazione di emergenza ora lo confermano anche gli avversari del Presidente. Come scriveva all’inizio di marzo il New York Times, non certo benevolo nei confronti di questa amministrazione, “il numero di famiglie di migranti che attraversano illegalmente il confine meridionale ha infranto ogni record” con “entrate non autorizzate che quasi raddoppiano quelle di un anno fa”.
Infatti, scrive sempre il New York Times, “76 mila migranti hanno attraversato il confine senza autorizzazione a febbraio” record massimo da 11 anni a questa parte. “Nuovi controlli in materia di asilo e politiche di detenzione più severe non hanno invertito la tendenza” e gli Usa rimangono “un potente richiamo per migliaia di famiglie in fuga dalla violenza e dalla povertà”. “Il sistema è ben oltre le sue capacità ed è vicino al punto di rottura“, ha dichiarato Kevin K. McAleenan, commissario per le dogane e la protezione delle frontiere in una dichiarazione ufficiale. “Si tratta di una crisi umanitaria” ha ribadito McAleenan.