La presidenza Trump si può tacciare di tutto tranne che di immobilismo. Tra le varie tematiche affrontate in una sola settimana dal presidente eletto e dal suo team, vi è quella della centrale dell’immigrazione. Su questo fronte, le misure adottate in queste ultime ore, ampiamente annunciate in campagna elettorale, stanno scatenando il dibattito nell’opinione pubblica: il tycoon ha ordinato il blocco delle sovvenzioni federali alle città che si rifiutano di collaborare col governo nell’espulsione degli immigrati clandestini; l’allocazione di fondi del dipartimento di Sicurezza interna alla costruzione e gestione di strutture detentive; la fine delle politiche note come “catch and release” (“cattura e rilascio”), che prevedeva il rilascio di immigrati in attesa della valutazione del loro status da parte della magistratura; l’accelerazione delle espulsioni per gli immigrati irregolari con precedenti penali.Le misure di TrumpA questo si aggiunge l’ordine esecutivo firmato dal presidente che vieta alle persone provenienti da sette paesi a maggioranza musulmana – Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan e Yemen – di entrare negli Stati Uniti. Inoltre, come riporta l’agenzia di stampa Reuters, il permesso di soggiorno permanente (la “green card”) non sarà più sufficiente. La lotta all’immigrazione clandestina e il completamente del Muro con il Messico, dopotutto, erano uno dei leit motiv della campagna presidenziale del repubblicano.Scontro diplomatico tra Usa e MessicoI rapporti tra gli Stati Uniti e il Messico sono entrati in crisi dopo che il presidente messicano Enrique Peña Nieto ha annullato l’incontro con Donald Trump, a causa della proposta di quest’ultimo di introdurre una nuova tassa del 20% su tutti i prodotti provenienti dal Messico al fine di finanziare la costruzione del muro. “Costruire questa barriera è più di una semplice promessa elettorale, è un primo passo di buon senso per mettere davvero in sicurezza i nostri confini, che oggi sono permeabili. Questo conterrà l’afflusso di droga, crimine e immigrazione clandestina negli Stati Uniti” – ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca, Sean Spencer, commentando la proposta del presidente repubblicano che dovrebbe portare nelle casse dello stato 10 miliardi di dollari.Il progetto del presidenteLa realizzazione delle barriere lungo la frontiera tra i due Paesi risale al 1994, sotto la presidenza di Bill Clinton, e si è articolata in tre diverse operazioni denominate Gatekeeper in California, Hold-the-Line in Texas e Safeguard in Arizona, portate avanti per porre freno all’immigrazione clandestina e al traffico illegale di stupefacenti. Attualmente quel muro – che il neo-presidente Donald Trump vorrebbe estendere per tutti gli oltre 3100 chilometri – raggiunge le 580 miglia (ovvero 930 chilometri).Scambi commerciali a rischioSecondo Trump, il Messico dà “sussidi economici sleali” che hanno “eliminato migliaia di posti di lavoro americani”. Inoltre, “le bande, i trafficanti di droga e i cartelli hanno sfruttato liberamente i nostri confini aperti e commesso un vasto numero di crimini negli Stati Uniti”. Il presidente repubblicano, oltre all’aspetto circoscritto alla sicurezza e alla lotta al narcotraffico, mette al centro della sua agenda di governo il lavoro e i salari degli americani. L’opinione pubblica, tuttavia, è divisa e nella maggior parte dei casi è schierata contro il tycoon (come è sempre stato dalla sua discesa in campo, d’altro canto).Per il Washington Post, i rischi sotto il profilo economico sono altissimi: Il Messico è diventato, per gli Stati Uniti, il secondo più grande mercato per le esportazioni di beni. Secondo la Camera di Commercio, 6 milioni di posti di lavoro negli Usa dipendono dagli scambi commerciali con il Messico.Un mercato in crescitaSecondo il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti le vendite di ricambi auto in Messico sono cresciute dai 17,5 miliardi di dollari nel 2010 ai 30 miliardi nel 2015, con un incremento di oltre il 70 per cento. Complessivamente, le importazioni in questo settore in Messico sono coperte per il 53% dagli stessi Usa. In un altro articolo, il Washington Post, sottolinea come sarà indispensabile l’approvazione del Congresso per stanziare i 20 miliardi di dollari – o forse di più – necessari a completare il muro.Il quotidiano pone inoltre l’accento sulle difficoltà che si troverebbe ad affrontare l’amministrazione Trump nella realizzazione dell’opera: gli allevatori che non vogliono rinunciare ai loro terreni sul confine e che costringerebbero il governo a ricorrere a dei costosi espropri; problemi topografici, dato che il confine transita in sperdute aree dell’Arizona e tra le montagne del New Mexico; criticità varie sotto il profilo ingegneristico.L’ombra dell’incostituzionalitàAd ostacolare i piano del presidente sull’immigrazione, c’è un altro aspetto giuridico. Secondo il New York Times, l’ordine esecutivo firmato da Trump che impedisce ai cittadini provenienti dai sette paesi islamici di recarsi negli Stati Uniti, sarebbe incostituzionale e violerebbe l’ Immigration and Nationality Act del 1965, “che ha bandito ogni forma di discriminazione nei confronti degli immigrati”. The Donald, nonostante le avversità, riuscirà comunque a confermare i suoi piani? La determinazione non sembra mancargli. Basterà?
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