L’estate 2020 da un punto di vista migratorio è stata caratterizzata da un massiccio arrivo di flussi provenienti dal nord Africa. Ma mentre scattava l’allarme lungo le coste siciliane, in altre parti d’Italia, nelle grandi Città soprattutto, arrivavano in modo silente numerosi migranti provenienti dall’est Europa senza suscitare alcun clamore. Qual è la differenza fa i due fenomeni? Che peso hanno questi eventi per l’Italia nel giudicare i flussi migratori nel loro complesso?

Estate 2020: il boom degli sbarchi

La conta dei barconi, dei gommoni e con essi dei migranti, sono stati al centro delle notizie che hanno caratterizzato la cronaca nazionale della scorsa estate. Il Mediterraneo centrale ha fatto da scenografia ai flussi migratori che si sono caratterizzati come un fenomeno senza precedenti nell’ultimo triennio. Dal nord Africa sono partiti in circa 34mila per raggiungere l’Italia attraverso le isole minori, Lampedusa in primis, così come tramite le coste siciliane. Scene di panico e di protesta dei residenti dell’isola maggiore delle Pelagie hanno richiamato più volte le attenzioni della politica nazionale per via della grave difficoltà nell’affrontare l’“invasione” di stranieri in un territorio piccolo e già messo in ginocchio dagli effetti sanitari ed economici del coronavirus. Di notte, di giorno, gli sbarchi dei migranti, prevalentemente tunisini, sono stati continui senza lasciare tregua aggravando una situazione già precaria di suo.

La gestione del sistema di accoglienza è entrata più volte in gravi difficoltà con pochi posti disponibili dentro il locale hotspot da una parte e diverse centinaia di stranieri dall’altra che dovevano anche osservare la quarantena. Non sono mancati gli appelli degli amministratori locali rivolti ai piani alti del Viminale per ricevere aiuti e metodologie di accoglienza capaci di contrastare casi di contagio da coronavirus. E non sono mancati nemmeno gli scontri in politica, a volte anche fra i rappresentanti della stessa maggioranza. Un’estate veramente infuocata non solo per le alte temperature ma anche sul fronte migratorio.

Quegli arrivi silenti dall’Est

Se da una parte i riflettori erano puntati su Lampedusa per analizzare il fenomeno incessante degli sbarchi, dall’altra parte dell’Italia, nelle grandi città, come ad esempio Roma e Milano, veniva registrato un altro importante flusso migratorio che non ha fatto mai rumore. Anonimi autobus hanno portato diversi cittadini provenienti dall’Est Europa. Persone che, ed è questo il sospetto maggiore, sono rimaste irregolarmente nel nostro territorio. Cos’è successo davvero in Italia sul fronte migratorio? Nell’immaginario collettivo si ritiene che i migranti siano arrivati solamente dal nord Africa, ma in realtà non è così. Numeri alla mano, la quota di stranieri presenti sul territorio nazionale indica che la maggior parte di essi proviene dall’Est con in testa la Romania. Sono 1.207.919 i rumeni presenti in Italia nel 2020, com’è possibile leggere nei dati Istat, seguiti dai 440.854 albanesi. Subito dopo ci sono i marocchini, i cinesi, i filippini e gli indiani. Significativa anche la presenza di ucraini. I tunisini si trovano nella seconda metà della classifica con 98.321 presenze. Roma, Milano e Torino sono le città in cui si concentra la maggior parte degli stranieri seguiti da Brescia, Napoli, Firenze, Bergamo e Bologna. La quota di cittadini africani rappresenta solo un quinto di tutti gli stranieri presenti sul territorio italiano al contrario di quanto si potesse pensare.

I canali migratori dell’Est Europa

Arrivare dai Paesi un tempo oltre la cortina di ferro è certamente più facile. La Romania, ad esempio, dal 2007 è un Paese membro dell’Ue e dunque non servono documenti particolari per arrivare in Italia. Anche quei governi non comunitari, quali ad esempio Ucraina o Moldavia, hanno comunque stretto accordi con Bruxelles per facilitare la circolazione nel territorio dell’Unione Europea dei propri cittadini. Non tutti, tra chi vuole fare la scelta di vivere nei Paesi comunitari, hanno però i mezzi necessari per approdare in modo “legale” nell’Ue. E così ecco che l’immigrazione irregolare dall’Est risulta poco controllabile: “Paradossalmente – osserva su InsideOver il docente della Statale di Milano Maurizio Ambrosini – è più facile controllare chi sbarca dal nord Africa che non chi viene dall’Est”.

Prendiamo come esempio un cittadino ucraino che vuole arrivare in Italia per cercare migliore sorte. Piuttosto che chiedere asilo e aspettare una lunga trafila tra documenti e procedimenti, potrebbe senza grossi problemi ottenere un visto turistico. Dall’Ucraina arriverebbe dunque regolarmente come un qualunque turista. Successivamente, scaduti i termini del permesso, potrebbe restare nel nostro Paese e cercare qualche impiego andando quindi ad allargare la platea dei migranti irregolari presenti in Italia: “Visti turistici e visti studenteschi – ha confermato Ambrosini – Sono oggi forse i mezzi più usati per giungere irregolarmente in Italia”. Un bus turistico proveniente dall’est Europa non fa lo stesso rumore dei barconi approdati lungo le coste siciliane, ma è in grado di produrre lo stesso effetto.

Quella scelta politica che ha determinato l’inversione di tendenza

Per comprendere meglio il fenomeno migratorio dall’est Europa, occorre andare nel profondo entroterra siciliano. A Canicattì, importante centro economico dell’agrigentino, si assiste da anni a un fenomeno in controtendenza: la Sicilia combatte contro lo spopolamento, qui invece negli ultimi anni la popolazione è cresciuta. Il censimento del 2011 ha visto incrementare i cittadini di Canicattì di diverse unità, sforando quota 34.000. Di questi, più di tremila sono rumeni. Il fenomeno è spiegabile con la vocazione economica di questa cittadina: qui si raccoglie l’Uva Italia, l’uva da tavola tra le più esportate al mondo. L’economia dunque tira, i campi attorno Canicattì attirano molta manodopera: “Dall’inizio degli anni 2000 la situazione è cambiata – dichiara a InsideOver un imprenditore agricolo locale – Prima la manodopera era soprattutto africana, poi c’è stato un vero e proprio boom di rumeni”.

Un passaparola partito circa vent’anni fa, che ha portato migliaia di cittadini della Romania a stabilirsi in Sicilia. Sul perché a un certo punto si è preferita la manodopera dell’est Europa a quella africana ci possono essere molte spiegazioni. Secondo Maurizio Ambrosini quella più plausibile ha natura politica: “Si tratta di una scelta meramente politica – commenta il docente – A partire dagli anni 2000 a livello europeo si è scelto di facilitare l’ingresso di cittadini dall’Est, a discapito di quelli nordafricani”. La legislazione ha subito diverse variazioni volte a rendere meno semplice l’arrivo dal nord Africa e più facile quello dall’ex cortina di ferro. I dati oggi osservati sono figli di quella scelta. E l’immigrazione proveniente da Est, regolare o irregolare, sarà sempre più protagonista nel prossimo futuro.