La nuova ondata migratoria che sta mettendo a dura prova le resistenze di confine della Grecia ha allarmato i principali leader dell’Europa orientale, in prima linea nella difesa dei confini dell’Unione europea. Ad esporre la sua linea anti-immigrazione ed a offrire una mano all’alleato di Atene è stato Viktor Orban, il quale si sarebbe proposto per cercare una soluzione congiunta con la Grecia in difesa dei confini europei.

Dopo gli ultimi dati che hanno evidenziato una ancora più ferrea chiusura nei confronti dell’immigrazione ed una programmazione politica volta a limitare la richiesta di lavoratori immigrati nel mercato del lavoro ungherese, Orban si conferma ancora una volta il leader del fronte più duro per il contrasto al flusso migratorio. Questa volta però è molto probabile che la sua linea venga condivisa dalla maggioranza degli alleati europei, vessati dalle rotte migratorie degli ultimi dieci anni e che ancora non sono riusciti a smaltire le ondate precedenti.

La linea di Orban: controlli di frontiera e difesa dei confini

La volontà di Orban di respingere qualsiasi anima che si fosse presentata alle porte del suo Paese erano già divenute evidenti nel 2015 con la costruzione della recinzione spinata di confine. Tuttavia, la misura messa in campo gli scorsi anni rischia di diventare inefficace contro il flusso migratorio odierno proveniente dalla Turchia; motivo per cui il leader ungherese ha deciso di alzare la posta in gioco.

Mentre sul piano l’interno l’intenzione è quella di rafforzare ulteriormente i controlli di confine, dal punto di vista estero Orban ha espresso le sue volontà di soccorrere l’alleato greco, in grave crisi a seguito dei numeri dovuti all’apertura dei confini da parte di Recep Tayyip Erdogan. “Daremo tutto l’aiuto necessario alla Grecia per fermare tutto questo” sono state le sue parole, stando a quanto riferito dall’agenzia di stampa Reuters, riferendosi alla possibilità di aiutare non solo economicamente ma anche militarmente Atene. E nell’attuale scenario di isolamento che stanno vivendo la Grecia ed in modo minore la Bulgaria Orban appare davvero come l’unico loro vero alleato nella difesa dei confini europei.

Il mal di pancia migratorio di Visegrad

Nell’ambiente europeo tuttavia Orban non è l’unico leader politico contrario alla forte immigrazione extracomunitaria; le sue posizioni sono infatti condivise da tutti i Paesi del patto di Visegrad. Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno già espresso in passato – alla pari dell’Ungheria – le proprie riserve riguardo alle politiche migratorie dell’Unione europea, arrivando anche a duri scontri nei palazzi di Bruxelles.

Il continuare della crisi e lo spostarsi dell’opinione pubblica europea verso posizioni più di chiusura nei confronti della migrazione hanno reso però difficile adesso contrastare la visione del blocco di Visegrad. Differentemente dal passato, la sensazione di paura e le volontà di respingimento dei flussi migratori sono accresciuti nella popolazione; soprattutto a causa del grande peso sociale di una immigrazione massiva che iniziano a farsi sentire.

Visegrad può dettare la linea sulla europea?

La mossa dei Paesi di Visegrad di tirarsi indietro in sede di distribuzione dei profughi è servita a rafforzare la propria posizione, estendendo i mal di pancia anche agli abitanti dell’Europa centro-occidentale; i quali adesso iniziano a far sentire le proprie voci di protesta. Qualsiasi tentativo in questo momento di contrastare le ideologie migratorie dell’Europa orientale diventa quindi difficile in sede di discussione, dando manforte alla linea scelta dal primo ministro dell’Ungheria.

Sebbene le possibilità che i Paesi del blocco di Visegrad possano davvero prendere in mano la situazione siano molto scarse, sicuramente la loro opinione otterrà maggior interesse in sede di discussione comunitaria. Soprattutto perché, grazie al favore dell’opinione pubblica, cassare completamente le loro posizioni diventerebbe tanto impossibile quanto controproducente, alimentando il favore nei loro confronti. Tuttavia, forse per la prima volta, gli scenari in cui l’Unione europea riesca per la prima volta a sostenere i propri membri di confine in modo compatto sono leggermente più marcati: dettando un cambio di passo rispetto agli anni precedenti. Tuttavia – per demeriti dell’Ue – trovare una soluzione è ormai quasi impossibile a causa degli errori compiuti nei rapporti con Ankara negli scorsi anni, che peseranno sulla nostra economia e sulla nostra società per molti anni ancora a venire.