In Messico i  morti “vivono”. Almeno per un giorno. I volti di uomini, donne e bambini diventano teschi e i loro corpi scheletri. Ai cigli delle strade appaiono gli altari dove vengono depositati ex voto molto particolari: cibo, innanzitutto, poi fiori, lumini e bevande. Simboli che rappresentano i quattro elementi della natura. Le donne indossano i vestiti tradizionali, con le gonne svolazzanti e colorate. Gli uomini molto spesso indossano la giacca e la cravatta. Gli strumenti musicali riempiono le strade dove si canta e si balla. I volti dei messicani vengono divisi a metà da un teschio perché “vita e morte sono due facce della stessa medaglia”. Le celebrazioni iniziano il 30 ottobre e si prolungano anche per tutto il mese di novembre.

Sono i giorni de los muertos. Questa festa, che ha radici precolombiane, ha poco a che vedere con Halloween. Non ci sono né ragnatele né vampiri. Ci sono solo scheletri danzanti che ballano, talvolta in modo frenetico, e che non hanno nulla di macabro. Per i messicani sono un inno alla vita. Non si segue la moda. Il vestito è sempre lo stesso. Compaiono gli antichi copricapi precolombiani, pieni di piume colorate. Le croci sono dappertutto, così come i pizzi e i fiori.Nelle case dei messicani vengono allestiti gli altari per i cari che non vivono più sulla terra e che si trovano nell’Aldilà. Agli ingressi delle abitazioni vengono lasciati dei cuscini, delle bevande e un po’ di cibo. Tutto ciò che è necessario alle anime per il loro cammino. Già, perché secondo i messicani, i morti tornano sulla terra per accettare le offerte di chi vive, come scrive la tanatologa Maria Angela Gelati su Il Fatto Quotidiano.Ma non solo, scrive sempre la tanatologa: “Il sacro e il profano tendono a congiungersi, come accade il 30 ottobre, quando si celebra il cosiddetto ‘giorno degli archi’, nel quale, in parecchi paesi, per festeggiare il ritorno a casa dei morti, gli uomini costruiscono archi di fiori di cempasúchitl (tipo di garofano europeo, il cempasúchitl è il fiore tramandato dalle cerimonie azteche, il cui odore indefinibile ad alcuni ricorda quello dei cadaveri), e passano da una abitazione all’altra, appendendo frutti e pani dalla forma umana e pupazzetti, che portano incise le iniziali dei defunti. Al centro dell’arco, con la Vergine e i Santi sullo sfondo, si depongono in abbondanza bottiglie di liquore e sigarette del tipo e marca amati dal defunto. Allo scopo di indicare la ‘strada di casa’, gli spiriti vengono richiamati dal frastuono delle scariche dei mortaretti, appositamente fatti esplodere sulla soglia. Dalle quattro del pomeriggio alle otto di sera i fuochi d’artificio accompagnano i numerosi gruppi musicali, che intonano le canzoni preferite dai defunti quando erano in vita”.[Best_Wordpress_Gallery id=”326″ gal_title=”Dia de los muertos”]Tra il 30 ottobre e per tutto il mese di novembre i messicani accendono candele e dicono preghiere. Ricordano i morti con amore. Quei morti che “vivono” in Messico. Ogni anno. Almeno per un giorno.

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