La Gran Bretagna è alle prese con un flusso senza precedenti di barche e barchini con a bordo immigrati clandestini che salpano dalle coste francesi per raggiungere quelle d’oltre-Manica. Secondo la Bbc sarebbero 319 gli imbarcati soccorsi soltanto nella giornata di venerdì 11 settembre, mentre il leader del Brexit Party, Nigel Farage, ha reso noto in un video pubblicato sul proprio canale YouTube che il numero di imbarcazioni che ha raggiunto le coste britanniche in un unico giorno (venerdì) sarebbe di 52, come confermato anche dalla Guardia costiera. Farage ha poi aggiunto che sulla spiaggia di Kingsdown, una decina di chilometri a nord-est di Dover, sono stati rinvenuti 33 giubbotti salvagente ma soltanto sette persone; le altre si sarebbero prontamente dileguate appena giunte sul posto.

Il leader del Brexit Party ha definito il fenomeno una vera e propria “invasione” ed ha puntato il dito contro le autorità francesi, accusate di non fermare le partenze, contro la Marina militare francese “che scorta i barchini in acque territoriali britanniche”, ma anche contro la Guardia costiera del Regno Unito, trasformatasi in taxi per i clandestini.

Nell’agosto del 2019 le autorità francesi e britanniche avevano annunciato il comune obiettivo di rendere la traversata dei barchini un fenomeno sporadico già dalla primavera del 2020; all’epoca ben 1.400 irregolari erano riusciti a raggiungere le coste britanniche (nei precedenti 12 mesi).  Ad anno ancora da concludersi sono però già 6 mila i clandestini a bordo di imbarcazioni che sono riusciti a raggiungere la Gran Bretagna e soltanto 166 i rimpatriati. Soltanto nel mese di luglio 2020 il numero di traversate è risultato di dieci volte maggiore rispetto a quello del 2019, come reso noto dalla Bbc.

Considerando che il governo britannico ha già speso più di 5 milioni di sterline nel tentativo di fermare il flusso di irregolari, incluso il finanziamento a una quarantina di agenti di polizia francesi per il  pattugliamento della costa, è evidente che qualcosa non sta funzionando.

L’invasione dei “dinghies“, provenienti dalla Francia

La nuova strategia dei trafficanti di irregolari punta all’utilizzo dei cosiddetti “dinghies“, piccole imbarcazioni o motoscafi stipati fino all’impossibile per trasferire il maggior numero di clandestini dalle coste francesi a quelle britanniche. Una pericolosissima traversata di una cinquantina di chilometri nelle gelide acque della Manica, ma i trafficanti confidano nell’aiuto della Marina francese, della Guardia costiera britannica e della Border Force.

I criminali sanno infatti molto bene che nello Stretto sono presenti in forze pattuglie e velivoli per l’individuazione delle imbarcazioni e che nella maggior parte dei casi la loro “merce” riesce a raggiungere le coste della Gran Bretagna. In alcuni casi gli immigrati riescono a sbarcare e a far perdere le proprie tracce, mentre in altri vengono soccorsi e trasferiti negli appositi centri in suolo britannico.

Secondo alcuni ufficiali della Marina britannica in supporto al Governo, i facilitatori che si occupano di organizzare la traversata dalle coste francesi hanno tutto l’interesse a far imbarcare il maggior numero di persone in quanto non vengono pagati fino a quando gli irregolari non raggiungono l’altra sponda della Manica (o in alternativa fin quando non vengono soccorsi).

Il numero di traversate e di arrivi è certamente allarmante, al punto che Farage ha anche organizzato un’uscita in barca, con tanto di riprese video, per vedere cosa succede realmente nella Manica e non solo è riuscito a documentare un soccorso da parte della Guardia Costiera britannica, ma anche un cosiddetto “hand-over“, ovvero una nave della Marina francese che accompagna un barchino zeppo di irregolari fino alle acque territoriali britanniche, dove viene a sua volta “raccolto” da una nave della British Border Force. Nel filmato, il leader del Brexit Party illustra anche come l’imbarcazione sulla quale si trova abbia ricevuto minacce via radio sia dalla nave francese che dalla Guardia Costiera britannica, per dissuaderli dal documentare il fatto.

Gli hotel per immigrati off-limits ai giornalisti

Oltre al fenomeno del flusso migratorio nella Manica, c’è anche quello legato all’accoglienza, con una serie di hotel, alcuni dei quali a quattro stelle, riconvertiti in luoghi nei quali ospitare gli immigrati arrivati con barche e barchini, luoghi ai quali l’accesso a giornalisti e curiosi è assolutamente vietato, anche se non risulta chiaro il motivo di tale divieto che è stato “sfidato sia dal leader del Brexit Party, Farage che dagli attivisti di Britain First.

In un filmato pubblicato sempre sul proprio canale YouTube, Farage ha documentato come gli immigrati ospiti presso l’Holiday Inn Express di Hoylake siano stati anche portati in gita all’Anfeld Stadium, lo stadio del Liverpool; il tutto ampiamente documentato sulla pagina Facebook “A heart for refugees” (Un cuore per i rifugiati).

Farage ha poi commentato: “In partica, salti a bordo di un barchino, attraversi illegalmente la Manica, puoi essere ospitato in un bel posto come il Hoylake Hotel e subito dopo che il Liverpool ha vinto la Premier League ti portano anche a fare un tour dello stadio…Queste persone manderanno foto nei loro Paesi d’origine invitando altri a raggiungerli perchè in Gran Bretagna è tutto facile: hotel, soldi, viaggi a Anfield…Questo è il messaggio…”

In compenso sulla pagina Facebook di “A heart for refugees” fanno sapere che “i ragazzi hanno apprezzato molto ed oggi sorridono tutti” e che al rientro in hotel si sono “gettati su pizza e patatine”.

Lo stesso hotel è stato visitato anche da un gruppo di attivisti di Britain First con tanto di videocamera; una presenza ben poco gradita visto che i gestori del posto hanno immediatamente ordinato agli ospiti di ritirarsi dalle finestre e di non farsi riprendere dalle telecamere. Ashlea Simon, organizzatrice regionale di Britain First per l’Inghilterra settentrionale ha commentato: “Questo hotel è pieno di immigrati, erano dietro i vetri, abbiamo visto tutto quello che buttano dalle finestre, calzini, resti di cibo, immondizia, tutto a carico dei contribuenti…”

Un altro hotel visitato da Farage è il Daresbury Park Hotel & Spa, una struttura a quattro stelle situata a Warrington, non lontano da Liverpool. In questo caso il leader politico e la sua troupe sono stati fermati nell’atrio dell’hotel. L’addetto al controllo ha vietato loro l’ingresso, dichiarando che il luogo è chiuso al pubblico. Alla domanda di Farage su chi fosse ospitato lì, il soggetto in questione si è rifiutato di rispondere.

Numerosi altri hotel sono stati visitati da troupe di Britain First nell’Essex, a Londra, Newcastle, Coventry, Wakefield e anche a Birmingham presso il Bromsgrove Hotel, dove sono riusciti ad entrare e filmare, documentando ampiamente la situazione.

Lo scorso 8 settembre la St.Paul’s School for Girls, sempre a Birmingham, è addirittura arrivata a recapitare una lettera ai genitori delle allieve consigliando loro di far evitare alle proprie figlie la fermata del bus nei pressi dello Strathallan Hotel, recentissimamente riconvertitosi in centro per immigrati richiedenti asilo. Nella lettera inviata ai genitori il responsabile scrive: “Consiglio caldamente di non far avvicinare le vostre figlie in alcun modo allo Strathallan Hotel…” e suggerisce una fermata con tragitto alternativo.

Alcune considerazioni

La Home Secretary, Priti Patel, ha dichiarato di voler fare in modo che le imbarcazioni con gli irregolari vengano respinte e rimandate in Francia, ma Parigi non vede di buon occhio tale eventualità e fa leva su diverse interpretazioni della legislazione marittima.

Pierre-Henri Dumont, membro dell’Assemblea Nazionale per la regione di Calais, ha dichiarato che la cosa fondamentale è la salvaguardia delle vite umane, aggiungendo che si sta parlando di esseri umani, non di bestiame. Immancabile poi l’intervento dell’Agenzia Onu per i Rifugiati che non solo addita i respingimenti come “pericolosi perché potrebbero causare incidenti”, ma addirittura che “i numeri della traversata sono ancora bassi e gestibili”.

La questione dell’accoglienza forzata è veramente un problema legislativo come sostiene Parigi? Difficile crederlo. Non è certo segreto di pulcinella che in generale i Paesi “trampolino” non hanno alcun interesse a trattenere gli immigrati in procinto di partire ma anzi, nella migliore delle ipotesi si girano dall’altra parte. Lo si è del resto visto con la Tunisia, con la Libia ma anche con a stessa Italia quando ai clandestini in arrivo non vengono prese le impronte digitali in modo da evitare di doverli tenere sul proprio territorio e affinché potessero poi proseguire il viaggio verso altri Paesi europei (dove sarebbero poi stati identificati), salvo poi in molti casi essere respinti e rimandati in Italia.

E’ altrettanto difficile credere che i francesi non riescano a individuare in tempo le partenze dalla propria costa e prevenire il fenomeno; semplicemente non vi è alcun interesse nazionale nel farlo.

Non regge nemmeno la questione legata ai diritti umani visto che esistono canali specifici per chi chiede asilo ed è stato dimostrato che la stragrande maggioranza degli imbarcati sono immigrati economici. Parlando di diritti, esiste anche quello legato alla difesa del territorio e della sicurezza nazionale ed è già stato ampiamente documentato come l’ingresso di migliaia di irregolari di cui non si sa assolutamente nulla non diventa soltanto un problema economico che grava sulla popolazione, ma anche di sicurezza.